CATANIA – Non ha alcun potere legislativo ma non per questo sta fermo a guardare di fronte un escalation inarrestabile. Non ha alcuna possibilità di incidere concretamente nel sistema di norme che regola i rapporti sociali, quelli tra generi e, nel caso estremo, quelle pensate per arginare il fenomeno della violenza sulle donne. Lo sa bene il Consiglio comunale etneo che, però, non ha intenzione, per questo, di non fare nulla. Tutt’altro: compatto, negli ultimi tempi, su impulso della commissione Servizi sociali ha dato vita a una serie di iniziative, ordini del giorno e regolamenti per incidere, in qualche modo, su due tematiche strettamente connesse: la disparità di opportunità e il sopruso che può culminare in violenza.
La commissione
Per questo, di fronte all’acuirsi di quella di genere, al crescere dei femminicidi che sembrano assumere sempre più spesso la forma della brutale punizione, come nel caso di Vanessa o, in quello recentissimo, che ha portato alla morte di Giovanna Cantararo, l’ottava commissione ha deciso di dare un chiaro segnale. “Non siamo un organo legislativo – spiega il presidente Sebastiano Anastasi – ma questo non è stato centro un alibi per impedire ai componenti della commissione consiliare di porsi alcuni interrogativi e fare qualcosa per incidere sullo status quo”.
Le linee guida
Dopo la mozione per spingere il Comune di Catania e la sua amministrazione a farsi portavoce nei confronti del Governo per una revisione del Codice Rosso, portata in aula dalla Commissione servizi sociali dopo un lungo lavoro realizzato con il sostegno dell’avvocato Massimo Ferrante, la stessa ha dato il via libera alle Linee guida per le Pari opportunità. “Oltre le iniziative realizzate dall’amministrazione e dalle associazioni – continua Anastasi – le Linee giuda rappresentano un decalogo di corretti comportamenti. E non solo relativamente al genere: si tratta di una serie di punti fermi che impegnino l’istituzione a tenere presenti le pari opportunità”.
Tutelare donne, bambini, disabili
Impegno messo nero su bianco per “vincolare” l’amministrazione a rispettare alcuni aspetti a garanzia della parità di opzioni. “Donne, disabili, bambini. Sono tante le categorie discriminate – prosegue Anastasi – che lo sono ancora di più nelle periferie. Immagino le donne sole, maltrattate, con pochi mezzi a disposizione”. Queste le motivazioni che hanno spinto a varare le Linee guida. “Il principio è fare in modo che ogni scelta maturata non sia discriminante in nessun modo. Uno strumento anche per il cittadino – conclude – che può così inchiodare chi governa alle proprie responsabilità proprio perché c’è questa sorta di decalogo”.
Lo scopo
Scopo dell’elenco, si legge nel documento, è infatti “il raggiungimento pieno delle pari opportunità impone quindi che le autorità pubbliche, prima di procedere all’assunzione di una data misura, valutino l’eventuale effetto discriminatorio che essa possa determinare, mirando così ad evitare conseguenze negative e a migliorare la qualità e l’incisività delle proprie politiche”.
Donne disabili
Le linee guida si muovono anche allo scopo di definire azioni di parità contro la violenza di genere, introducendo ad esempio il bilancio di genere, O intensificando azioni di contrasto, ad esempio allo sfruttamento della prostituzione. Particolare spazio viene poi dedicato al tema delle donne disabili in quanto si legge spesso soggetti a duplice discriminazione determinata sia dalla disabilità che dal genere.