PALERMO – Legati a sedie e letti con dei lacci, denutriti e maltrattati. Due case di riposo-lager sono state scoperte dalla polizia nella zona di via Libertà, in pieno centro a Palermo. Nelle due strutture, “Anni d’oro” e “Arcobaleno”, una in via Marchese di Villabianca 163, l’altra in via Libertà 103, sarebbero stati commessi abusi nei confronti di degenti e dipendenti, basti pensare che gli anziani sarebbero anche stati puniti e storditi da psicofarmaci.
I due centri trasformati in un inferno sono stati chiusi: è scattato il sequestro preventivo e le indagini, adesso, chiariranno con esattezza cosa succedeva al loro interno. Due donne, madre e figlia, nelle qualità di gestore e titolare delle due strutture, sono accusate di estorsione aggravata in concorso, maltrattamenti ed abbandono di persona incapace. Le delicate indagini sono state condotte dalla sezione “Investigativa” del commissariato Libertà.
Gli investigatori parlano di “crudeltà” e “disumanità”. Altro che assistenza, insomma: i degenti avrebbero avuto a che fare con personale non qualificato, impreparato ad affrontare con professionalità le patologie degli ospiti. A fare partire le indagini è stata la denuncia di una delle dipendenti, che ha raccontato alla polizia di avere subito vessazioni di ogni tipo, dalle mancate ferie ai giorni di riposo e ai contributi previdenziali non versati. La donna, inoltre, non accettava i sistemi utilizzati dalla madre e dalla figlia per accudire gli anziani.
I poliziotti hanno così installato le telecamere nelle strutture, che hanno fatto venire a galla un quadro agghiacciante. Poco dopo alla sua denuncia si sono aggiunte quelle di altre dipendenti, che hanno riferito di essere state minacciate di licenziamento, da qui la denuncia per estorsione aggravata in concorso nei confronti delle due donne.
Denutrizione e malnutrizione, somministrazioni mediche inappropriate e senza indicazione terapeutica, reazioni punitive nei confronti dei degenti sospettati di aver denunciato le vessazioni alle forze di polizia, mancato ricorso a cure mediche ospedaliere, sarebbero solo alcuni dei comportamenti accertati. Già, perché gli anziani venivano anche puniti, con la sveglia anticipata ad esempio, prevista alle 4 del mattino per tutti i degenti. Ma anche con la chiusura in una stanza, a chiave, di chi avesse voluto ribellarsi e l’immobilizzazione a sedie e letti, con lacci e stringhe, degli ospiti più “indisciplinati”.
Le telecamere hanno immortalato il comportamento di madre e figlia e quello a cui i dipendenti erano costretti a sottostare: spesso gli anziani saltavano i pasti e il latte della colazione veniva “allungato” con acqua di rubinetto. I pianti, le urla e le lamentele degli ospiti sarebbero quindi stati controllati con psicofarmaci e tranquillanti.