"Virga jr. nominato da Saguto |per compiacere il papà magistrato" - Live Sicilia

“Virga jr. nominato da Saguto |per compiacere il papà magistrato”

Silvana Saguto in aula a Caltanissetta

La requisitoria dell'accusa al processo che vede imputate quindici persone

Il processo a Caltanissetta
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CALTANISSETTA – “Walter Virga non aveva l’esperienza e la competenza necessaria per poter amministrare i beni delle società Rappa e Giardina Bagagli e di questo la dottoressa Silvana Saguto era consapevole”. Lo ha detto il pm Maurizio Bonaccorso nel corso della requisitoria del processo sul cosiddetto Sistema Saguto ripreso stamattina al tribunale di Caltanissetta.

“La vicenda di Walter Virga è una vicenda anomala. Non c’è stata quella valutazione da un lato della competenza specifica del ragazzo, dall’altro della complessità dei beni da amministrare. Virga – ha continuato Bonaccorso – era giovanissimo e aveva esperienza come curatore fallimentare. Assegnargli due procedure complesse andando contro quelle che erano le prassi è stata un’anomalia non solo eclatante ma anche unica. Non c’è mai stato un giovane che ha avuto assegnate procedure così complesse. Al di là della scelta di nominare un giovane inesperiente sul campo, le amministrazioni Rappa e Giardina sono state un disastro. Ce lo dicono loro stessi nelle intercettazioni. Ci sono delle conversazioni dove è palese la loro preoccupazione. La scelta di nominare come amministratore giudiziario Walter Virga derivava dalla necessità di compiacere Tommaso Virga, magistrato ed ex membro del Csm. La violazione di legge – ha detto il Pm – non è aver nominato il figlio di un magistrato ma averlo nominato nella consapevolezza che non aveva i requisiti”.

Quindici gli imputati del processo. Sotto accusa, oltre a Silvana Saguto, ex presidente della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, ci sono il padre del magistrato, Vittorio Saguto, il marito Lorenzo Caramma e il figlio Emanuele, gli amministratori giudiziari Gaetano Cappellano Seminara, Walter Virga, Aulo Gigante e Nicola Santangelo, il colonnello della Dia Rosolino Nasca, i docenti universitari Roberto Di Maria e Carmelo Provenzano, la moglie e la collaboratrice di Provenzano, Maria Ingrao e Calogera Manta, l’ex prefetto di Palermo Francesca Cannizzo, l’ex giudice della sezione misure di prevenzione Lorenzo Chiaramonte.

C’era una presenza costante di Mariangela Pantò, fidanzata del figlio di Silvana Saguto, nello studio di Walter Virga, nominato amministratore giudiziario delle società Rappa e Bagagli – ha proseguito il pm nella sua requisitoria -. E c’è una caterva di intercettazioni che ci fanno comprendere che a Virga fu imposto di prendere nel suo studio la nuora della Saguto”.

Bonaccorso ha spiegato come ci fosse anche un’insofferenza da parte di Virga, imputato nel processo, nei confronti di Mariangela Pantò. “Non si trattava di una persona che frequentava saltuariamente lo studio ma di una persona perfettamente inserita. Mariangela Pantò riceve clienti – ha continuato il pm – e ha i lavori che le passa Walter Virga. Ad un certo punto Virga aveva deciso di allontanare la nuora della Saguto. Per le polemiche sui giornali, e non solo. Pantò non pagava l’affitto. Tutto quello che guadagnava non aveva spese, non partecipa poi alle spese di ristrutturazione dello studio. Il giovane Walter parlava anche di un altro componente del cerchio magico di Silvana Saguto, il professore Carmelo Provenzano. Virga utilizzò in maniera sarcastica il termine pizzo. Diceva: ‘Perché era Provenzano a prendere gli incarichi? Era Provenzano a prendere gli incarichi per il figlio che aveva il problema delle materie che si doveva passare; noi invece avevamo risolto il problema alla nuora, che era tranquilla, abbiamo pagato il pizzo che dovevamo pagare e abbiamo avuto quell’incarico’”.

Uno sfogo importantissimo per l’inchiesta. Quel 9 giugno, qualcosa si era già rotto nel cerchio magico. Virga aveva deciso di allontanare la nuora della Saguto. “Quando la Pantò verrà poi allontanata dallo studio – ha proseguito il pm – la dottoressa Saguto in tutte le sue conversazioni dice che a Virga ‘Gliel’avrebbe fatta pagare'”. Secondo la ricostruzione dell’accusa la decisione di Virga, di allontanare la nuora della Saguto, aveva fatto andare il giudice su tutte le furie.” La Saguto non si dava pace – ha detto Bonaccorso – e aggiunse anche un’altra frase diventata molto importante per l’inchiesta: ‘No, non gliela posso passare… non si buttano a mare le persone, si rischia insieme’. La Saguto si sfogò anche con l’avvocato Cappellano Seminara: “Virga, un ragazzino da niente, ha avuto quello che ha avuto e questo è il ringraziamento”.

“L’amministratore giudiziario Antonino Galatolo fece presente alla dottoressa Silvana Saguto che, dopo appena 9 mesi di gestione di una tabaccheria di Sferracavallo sequestrata e sottoposta ad amministrazione giudiziaria, risultava un ammanco di 27 mila euro. L’obbligo della Saguto era trasmettere gli atti in procura. Una situazione gestita in modo inopportuno”. Lo ha detto il pm Maurizio Bonaccorso durante la sua requisitoria oggi nel corso dell’udienza del processo sul cosiddetto “Sistema Saguto” che si celebra a Caltanissetta. Alla ex presidente del tribunale Misure di Prevenzione l’accusa contesta di non aver dato seguito alla segnalazione dell’amministratore giudiziario sui soldi spariti. Era stato lo stesso amministratore, l’avv. Antonio Galatolo, a denunciare il caso alla Saguto, chiedendo l’allontanamento di un ragioniere e di un dipendente. In quella tabaccheria di via Torretta erano stati assunti il figlio e il fratello della cancelliera dell’ufficio dei gip Tea Morvillo, Andrea Ceresia e Sandro Morvillo. “Dopo la scomparsa di 27 mila euro – ha continuato il pm Bonaccorso ricostruendo il quadro dell’accusa – l’amministratore firmò una lettera di licenziamento. Intervenne il giudice, convocando la cancelliera: ‘Non è che gli posso dire all’amministratore che non li licenzi – diceva la Saguto all’amica – Quindi, io mi ritroverò con persone licenziate per giusta causa, che poi come ti assumo in un altro posto? (…) Tea ho le mani legate’. Trovarono una brillante soluzione: ‘Se loro si dimettono prima, io dico che non si procede’. E così fecero. La microspia intercetta poi Saguto mentre annuncia soddisfatta alla cancelliera che una sistemazione si era trovata per suo figlio: ‘Lo mettiamo da Niceta, in un posto che si libera, contabilità (…) se dovesse andare male da Niceta, nel frattempo troviamo altri posti’. Aggiunse: ‘Per tuo fratello, ho parlato con il professore Provenzano'”.(ANSA).

(ANSA).


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