Vitrano, affittiamo il traghetto - Live Sicilia

Vitrano, affittiamo il traghetto

Il pastone con le sarde
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Gaspare Vitrano è di nuovo un deputato regionale. Ma non potrà mettere piede all’Assemblea regionale, non potendo nemmeno entrare in Sicilia. Eppure, per le spese di soggiorno a Palermo, gli spetteranno più di 3 mila euro al mese. Adesso basta con gli scherzi. Passiamo alle cose serie.

La vicenda di Vitrano, infatti, ha scosso e commosso i deputati dell’Ars, che hanno cercato una soluzione per restituire al politico di Misilmeri la possibilità di svolgere appieno il suo compito di deputato. Si era pensato, infatti, di affittare, per ogni giornata di Ars, un traghetto della Siremar, e organizzare così la seduta all’aperto sull’isola di Ponza. Ma a quel punto, qualcuno ha sollevato il problema che potesse trattarsi di una “nave blu”, contro la quale il presidente Lombardo ha lanciato la sua crociata. E l’idea è svanita.

S’era pensato, allora, di tenere congelato all’Ars Salvino Pantuso, attribuendogli il ruolo “simbolico” ma anche assai concreto di “consulente al bottone”. In pratica, mentre Vitrano assisteva alle sedute d’Ars in videoconferenza, Pantuso avrebbe avuto il compito di votare, pigiando sul pulsante, le leggi discusse in aula. Anche questa idea s’è risolta in un nulla di fatto perché Pantuso, dopo aver moderatamente sottolineato le anomalie della situazione creatasi, gli aspetti tecnici ancora oscuri dietro la vicenda, la convinzione che si sia trattato di un grave danno per la democrazia, avrebbe aggiunto: “Vitrano è un (censura)”.

Insomma, si riparte senza Vitrano. E per poco, all’Ars, tra gli scranni del governo, non vedevano più nemmeno Marco Venturi. All’assessore, i franchi tiratori hanno bocciato un articolo della riforma delle Asi. Il giorno dopo un altro. Poi un altro ancora. Poi hanno bocciato tutta la riforma. A quel punto s’era diffusa la notizia che Venturi stesse pensando alle dimissioni. “Resto per continuare a lottare”, avrebbe detto il giorno dopo. Avrebbe. Ma nessuno lo ha saputo, perché i deputati dell’Ars hanno bocciato anche il suo comunicato stampa.

Del resto, che nessuno volesse quella riforma, era nell’aria. Prevista come prima all’ordine del giorno, è man mano scivolata, preceduta dal voto del rendiconto, dell’assestamento, dell’aggiustamento dell’assestamento, della creazione di un nuovo ddl, delle modifiche a quel disegno di legge, da un’interrogazione sulla Formazione professionale, sul credito d’imposta, sui fondi Fas, sulla crisi della pesca, sul reale valore di mercato di Javier Pastore, sugli interventi urgenti per Lampedusa: in particolare per quelli riguardanti l’organizzazione dell’O’scià di Baglioni, e, soprattutto… quelli sull’agricoltura. Titti Bufardeci s’è intestato la battaglia in Aula. E ha tirato fuori l’argomento sette-otto volte. Anche nel momento più caldo: mentre le Asi affondavano a colpi di voti segreti e di emendamenti presentati da Innocenzo Leontini, con i quali si abrogavano articoli, emendamenti, commi, e persino i “punti e virgola” e le “maiuscole”: “Uno spreco, degno di questo governo”, ha incalzato il capogruppo del Pdl.

Ma quella appena conclusa è stata la settimana dell’arrivo di Bersani a Palermo. E il leader del Pd, come spesso accade, ha scioccato il mondo politico con dichiarazioni nette, decise, forti. Sul sostegno dei democratici al governo Lombardo, infatti, Bersani ha detto: “Stiamo lavorando a una convergenza tra forze moderate e progressiste in un’ottica di rinnovamento”. Sulla questione morale, ha detto che questa va individuata nella “convergenza tra forze moderate e progressiste in un’ottica di rinnovamento”. Riguardo invece al veto di Fli a un’alleanza col Pd, Bersani ha spiegato che il “no” di Fli è giustificato dalla “convergenza tra forze moderate e progressiste in un’ottica di rinnovamento”. Riguardo alla contestazione subita da alcuni attivisti del movimento “Lo strappo” che fa capo a Davide Faraone, ha ricondotto tutto a normali sussulti interni al partito legati al progetto di “convergenza tra forze moderate e progressiste in un’ottica di rinnovamento”. “Però – ha aggiunto – questo Faraone non ha rotto solo le forchette”.

P.S. L’Ars chiude. Dopo estenuanti sedute e dopo il febbrile lavoro, illustrato dal presidente Cascio in occasione della “cerimonia del ventaglio”, i deputati vanno in vacanza. O meglio, adesso sono in vacanza anche il martedì e il mercoledì, unici giorni dedicati all’Aula, tra un viaggetto, un bagnetto e il prezioso “contatto col territorio” di provenienza (ovvero, qualche giorno di meritatissimo riposo a casa). Insomma, l’Ars va in vacanza. In pochi se ne accorgeranno. Così come in pochi si accorgeranno che il Pastone con le sarde di Amanda Ars andrà in ferie insieme agli onorevoli. Ci rivedremo a settembre, quando l’Aula riaprirà per un prestigioso appuntamento: la visita del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, prevista per l’8 settembre. Un appuntamento che stava per “saltare”. In Aula, infatti, Giulia Adamo ha sollevato una spinosa incompatibilità. Quel giorno, infatti, aveva già prenotato dalla parrucchiera per rifare i “colpi di sole”. Ma alla fine, il rinvio della visita di Napolitano è stato scongiurato. La Adamo ha spostato l’appuntamento per l’indomani alle 11,30.


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