“Come ti chiami? Da dove vieni? Quanti anni hai?” Alla cronista queste domande semplici e banali sembrano il rompighiaccio più adatto per avvicinare il ragazzo nordafricano che si è rifugiato da giorni in una cabina telefonica in disuso nella piazza della località Stazzone di Sciacca. Siamo qui per scrivere la storia di quest’uomo che ha trovato spazio nel quadrato di un vecchio avamposto della comunicazione, ulteriori righe di racconti atroci e di vite drammatiche a cui i viaggi del mare di questi giorni ci hanno ormai abituati. Ma il giovane che si trova davanti con gli occhi sbarrati, viso scavato e capelli arruffati, non ha alcuna voglia di narrare il suo viaggio. D’altronde, lui non è Odisseo, lei non è Nausicaa e questo lembo di costa agrigentina assediata da una coltre di umidità in una serata appena gradevole non è di certo l’isola dei Feaci. Lo straniero di cui nessuno ancora conosce il nome, si è trincerato in un inespugnabile silenzio accompagnato ogni tanto da qualche secco rifiuto. Non va più via.
Qualche residente della zona spinto dalla voglia di dare una mano al viandante evidentemente stanco gli porge una coperta, offre una tazza di the caldo, ma lui rinuncia a qualsiasi dono. Continua a stare rannicchiato con le mani giunte, lo sguardo assente. E’ la sua seconda notte nella cabina di fronte a case abitate e rumorose d’estate e ancora malinconiche all’inizio di una timida primavera: c’è la vista di una mare dal sapore invernale e accanto a lui solo qualche sacchetto colmo di rimasugli di cibo, compagni del suo lungo viaggio, o utensili raccolti qua e là.
Il piccolo pubblico intorno alla cabina, diventata la piccola stanza del forestiero, non lo attrae più di tanto e non riesce a distoglierlo dal suo pensare. Qualcuno tra i presenti racconta di averlo visto già qualche giorno addietro disteso per terra su una strada. Magari, lo straniero voleva farla finita ipotizza un’anziana signora. Per alcuni, invece è in stato confusionale e bisognoso di cure, occorre provvedere a portarlo in ospedale. L’uomo, però non vuole lasciare quel piccolo cantuccio di vetro e lamiera e continua ad aspettare o forse, non sa ancora dove andare.
Le istituzioni stanno comunque facendo qualcosa. Nelle prossime ore il ragazzo dovrebbe essere trasferito presso il centro di accoglienza di Trapani. “Ho personalmente inviato durante il fine settimana – ha detto l’assessore alle politiche sociali del comune saccense, Gianfranco Vecchio – un assistente sociale e un funzionario della polizia municipale, per convincere il giovane ad abbandonare la cabina e poter essere aiutato, ma lui ha rifiutato i soccorsi”. Il migrante sarebbe tunisino e con una richiesta di asilo politico già inoltrata e in corso di esame.