CATANIA – Il tempo passa ma la situazione resta la stessa. Pessima. Non ci sono altre parole per descrivere lo scenario da “terzo mondo” a cui si assiste facendo un giro nella zona industriale di Catania. A farci da “cicerone” in questa area, che dovrebbe essere il polo industriale della provincia, è Marco Cavaliere del Tavolo per le Imprese. Non è necessario fissare delle tappe: dalla Playa di Catania appena si raggiunge il cartello zona industriale il benvenuto è sfalto rattoppato, segnaletiche illeggibili e micro discariche ai margini della carreggiata.
Una parte della strada 5 è transennata: i vigili urbani presidiano la zona, pochi minuti prima un camion aveva centrato una buca profonda quasi 40 centimetri resa, però, invisibile dalla presenza dell’acqua proveniente da una perdita. L’effetto emmenthal nelle strade dell’ex Asi non è una novità per Marco Cavalieri: “Oggi abbiamo potuto documentare una strada assolutamente sconnessa, ma di inverno la situazione è ancora più accentuata e pericolosa: perché esistono – incalza – zone che periodicamente si allagano e in quelle occasioni le buche nemmeno si vedono”.
La vegetazione incolta, in questo periodo estivo, aumenta il rischio incendi; molti cespugli si trovano proprio vicino ai pannelli dell’Enel e ai fili dell’elettricità. Un paio d’anni fa un rogo causò un black out in un’intera zona provocando disservizi e danni economici ingenti per diverse aziende. La zona industriale è anche un proliferare di stabilimenti abbandonati diventati discariche di rifiuti speciali: indisturbati, protetti dalle recinzioni, molti abbandonano decine di metri cubi di immondizia che andrebbe invece conferita nei siti idonei.
Si rimane a bocca aperta davanti ai binari fantasma di quella che una volta era considerato una risorsa per chi sceglieva di investire a Catania; alcuni depositi avevano il collegamento diretto con la stazione commerciale di Bicocca. Oggi tranne rarissime eccezioni la ferrovia è completamente inutilizzata. In un’ottica di intermodalità la zona industriale di Catania sembra avere tutte le caratteristiche logistiche necessarie: a pochi passi da porto, aeroporto e stazione ferroviaria. L’unica cosa che manca è la funzionalità degli strumenti, lasciati invece “in totale abbandono”. I binari sono solo un esempio.
La zona industriale in numeri. Secondo un documento, redatto dal Tavolo per le Imprese, nella zona industriale di Catania sorgono quasi 400 realtà imprenditoriali che hanno in organico oltre 12 mila dipendenti. In termini di infrastrutture conta 50 chilometri di strade, 120 chilometri in acquedotti e circa 1600 punti luce. Le criticità “palesi” riguardano soprattutto l’aspetto della manutenzione a tutti i livelli, ma i punti di debolezza – secondo Marco Cavalieri – sono soprattutto a livello gestionale. Il primo problema da risolvere è il conflitto di competenze fra l’ex Asi, oggi Irsap e i vari enti, come Comune, Provincia e Genio Civile.
“Dovrebbero essere loro – commenta a LiveSiciliaCatania Cavalieri al termine del tour – a unirsi, a confrontarsi e a comunicare a tutti gli imprenditori di cosa si occupano e quale è il loro settore di competenza, anziché essere noi ad azzardare ipotesi. Se facessimo un giro e chiedessimo ad ogni singolo imprenditore quale è l’ente che si occupa di quella specifica problematica sono sicuro che risponderebbe “non lo so”. In questo quadro poco chiaro, noi del Tavolo chiediamo di partire dalla trasparenza proprio in questo senso. Dall’altra, parte, però agli imprenditori di riconoscersi delle responsabilità e di fare un cambio di mentalità. La proposta del tavolo è quella di sottoscrivere un contratto di rete, quindi una forma di aggregazione che parte dal basso, una sorta di condominio dove ognuno è attore fattivo e agisce in maniera sinergica con il vicino. Questa – conclude Cavalieri – sarebbe una vera e propria rivoluzione, perché si parla tanto di fare sinergia ma in realtà non si fa”.Il Tavolo per le Imprese, dunque, non cerca solo risposte dagli enti ma lancia un appello agli imprenditori per fare squadra e poter, “insieme”, rilanciare la zona industriale.
Le istituzioni preposte, Irsap e Comune, nel frattempo hanno programmato azioni e interventi per dare impulso all’area, battezzata da Enzo Bianco, Etna Valley. I vertici dell’Irsap, in questo periodo sono impegnati con la Regione per la riorganizzazione dell’ente, quindi non è stato possibile contattarli. Il commissario Alfonso Cicero aveva, però, già chiarito la posizione in una recente intervista a LiveSiciliaCatania. “La zona industriale di Catania – aveva assicurato – è una delle nostre priorità dell’ente, insieme ad altri insediamenti industriali della Sicilia”. Inoltre su Catania, Cicero aveva assunto l’impegno di portare a pieno regime il progetto di intermodalità: con particolare riferimento alla riqualificazione del nodo ferroviario di Bicocca. L’Irsap, poi, come pilastri della programmazione ha predisposto il dialogo con parti sociali, sindacati e associazioni imprenditoriali.
Il sindaco Enzo Bianco, aperto alla sinergia, ha in mente un progetto chiaro. Appena qualche giorno fa con i vertici del Stm il primo cittadino aveva riparlato del suo sogno chiamato Etna Valley. Bianco non si era soffermato solo sullo sviluppo della St Microelectronics ma aveva parlato del rilancio complessivo della zona industriale. Garanzia per il controllo e monitoraggio per quanto concerne le proprie competenze amministrative ma anche attività propositive da portare ai tavoli della Regione e del Governo Nazionale, anche per l’accesso ai fondi europei. Per il sindaco bisogna ripristinare il credito d’imposta, investire nel settore della ricerca e dell’innovazione per produrre ricchezza. Ma anche utilizzare al meglio i fondi europei. “Stiamo elaborando le linee guida per quello che sarà il programma di investimento 2014-2020 – aveva dichiarato – sicuramente chiederemo di inserire anche linee che riguardino il settore dell’innovazione e, se ci saranno risorse comunitarie nel campo della produzione fortemente innovativa, sono sicuro che molte altre aziende potranno scegliere di investire nella nostra città”.