CATANIA – “Ritirare l’ordinanza prefettizia che istituisce sei zone rosse di sicurezza nel centro di
Catania, dalla festa di S.Agata sino a fine aprile”.
Lo chiedono le segretarie del Sunia Sicilia ed etneo, Giusi Milazzo e Agata Palazzolo, viene sottolineando che “il periodo previsto per sua la vigenza non sembra essere caratterizzato da eventi che richiedono di inasprire i controlli di pubblica sicurezza, né tanto meno le ampie porzioni di città individuate sono tra quelle con il più alto tasso di fatti criminali”.
Secondo il sindacato degli inquilini potrebbe trattarsi di un’ordinanza “inapplicabile e incostituzionale” che potrebbe acuire “l’emarginazione e la criminalizzazione di donne e uomini di Catania già in condizioni di difficoltà e disagio”.
“Ribadiamo – aggiungiamo Milazzo e Palazzolo – che in nessun caso è possibile, a nostro avviso, in un’ottica di convivenza e inclusione, che proprio in questi giorni in occasione della festa della Patrona della città viene enfatizzata, che sia considerata come offesa al decoro la presenza nella città-salotto di senza tetto, prostituta e senza fissa dimora che turbano la vista o il sentire dei turisti e dei catanesi benpensanti che non desiderano essere distratti dalle occasioni di divertimento dal malessere sociale e dalla povertà.
“Siamo convinti – sottolineano le due sindacaliste – che un racconto mortifichi la città e la renda più chiusa, povera ed egoista Il rischio che si corre è quello di sviare l’attenzione da quei comportamenti e fatti pubblici e privati che a nostro avviso compromettono concretamente il decoro e rende più difficile e meno sicura la vita di chi ci vive e abita”.
“Pensiamo alla mancanza di illuminazione in tante parti della città, alle ripetute fughe di gas che già hanno messo in pericolo la vita di tanti cittadini, alle carenze macroscopiche nel sistema di raccolta dei rifiuti, alla manutenzione delle strade, alla mancanza di alloggi per l’emergenza, alla incapacità – conclude il Sunia – di coordinare politiche ed interventi per migliorare concretamente il vivere e l’abitare nelle periferie”.