La guerra tra Armao e "l'Espresso" - Live Sicilia

La guerra tra Armao e “l’Espresso”

Soldi, politica, famiglia. Gli ingredienti che condiscono la polemica esplosa tra l’assessore regionale al Bilancio Gaetano Armao, e la testata “l’Espresso” e in particolare il cronista Lirio Abbate, sono quelli delle grandi soap opera. Con tanto di denunce e tribunali a fare da sfondo a questa vicenda che lo stesso assessore, in un suo post su facebook ha definito, sotto certi aspetti, “un bel siparietto”.

L’ultimo “innesco” alla polemica tra Armao e Abbate, è dato da un articolo pubblicato l’altro ieri dal settimanale l’Espresso. Nel pezzo del giornalista siciliano, il racconto di un presunto uso “disinvolto” dell’auto blu dell’assessore, utilizzata anche per accompagnare la fidanzata di Armao: “Lo chaffeur – scrive Abbate – arriva con la Audi 6 di rappresentanza e sul sedile accanto all’autista prende posto una donna, alta e bionda. La bionda è la fidanzata di Gaetano Armao e si chiama Giuseppa Lara Bartolozzi, 43 anni, e non è una sprovveduta. La donna, infatti, è un magistrato in servizio al tribunale di Palermo alla sezione fallimentare, e sa bene che l’utilizzo privato di quel mezzo pubblico potrebbe provocare problemi giudiziari”. Da oggi, sul sito dell’Espresso anche il breve video che documenta come il giudice Bartolozzi salga sulla vettura di rappresentanza.

Ma nell’articolo di Abbate, c’è dell’altro. Intanto, il riferimento all’acquisto di una casa a Roma, attraverso un’asta giudiziaria. Elemento che, si intuisce nel servizio di Abbate, diventa interessante in quanto “il giudice Bartolozzi cura le aste giudiziarie, mette in vendita immobili provenienti da fallimenti. Un settore professionale di cui è appassionato l’avvocato civilista Armao, tanto che l’appartamento che utilizza a Roma come abitazione e studio professionale lo ha acquistato all’asta da un fallimento”.
E, a “colorire” il racconto, ecco persino il privilegio “esotico”: “Sotto casa, poi Armao – racconta il cronista dell’Espresso – ha mantenuto un piccolo benefit risalente ai tempi in cui era console onorario del Belize: un parcheggio riservato come diplomatico, che non è stato revocato nonostante abbia perso l’incarico”. Il Belize. Un paese in cui, scrive Abbate “ha fatto affari il bancarottiere Stefano Ricucci, di cui Armao è il gestore dei beni”.

Ma la replica dell’assessore non è tardata. E ha sfruttato due canali paralleli. Da un lato, il comunicato ufficiale, dall’altro un post su facebook. Nel primo caso, Armao definisce l’articolo di Abbate “l’ennesimo atto di diffamazione nei miei confronti, frutto anche della grave inimicizia causata da motivi familiari. Insieme all’Espresso, Abbate è stato condannato dal Tribunale civile di Roma per la condotta criminosa di diffamazione a mezzo stampa ed al pagamento di circa 30.000 euro”.
Ma su facebook, probabilmente, sciolta la cravatta, Armao scende un po’ nei particolari dei motivi familiari alla base della “grave inimicizia”. “Il giornalista-diffamatore è il pessimo padre di mio nipote col quale è nota, per questo motivo, la grave inimicizia da un decennio. Ebbene – prosegue nel suo intervento sul social network – non solo le ricostruzioni di Abbate non mancheranno di essere utilizzate dai legali della zia di suo figlio, come già avvenuto in precedenza, nelle deduzioni processuali della mia causa di separazione… (che bel siparietto), ma proprio mentre alcune forze politiche (e soprattutto molti cittadini) ipotizzano una mia candidatura a sindaco, da me sollecitata né cercata, ma soltanto non rifiutata a priori, il diffamatore Abbate torna alla carica per conto di consorterie facilmente individuabili”.

Soldi, politica, famiglia: gli ingredienti ci sono tutti, appunto. E da tempo. Nel febbraio del 2010, un servizio di Abbate  annoverava l’assessore Armao tra i protagonisti alla lettera “A” dell’Alfabeto criminale”. Anche allora, la reazione dell’assessore fu immediata e durissima: “Siamo dinanzi a un caso di giornalismo che merita di essere portato in tribunale”, disse Armao due anni fa. E alle parole seguirono i fatti. Sintetizzati in una sentenza del tribunale di Palermo, che ha condannato Abbate a un risarcimento di 20 mila euro per il reato di diffamazione, oltre a cinquemila in solido con la testate e al pagamento delle spese legali.

Articolo diffamatorio anche per il Tribunale quindi. Non solo per l’assessore. Che a dire il vero fa riferimento a quattro servizi pubblicati in due anni sul settimanale. In un altro del marzo del 2010, Abbate descrive Armao come un nuovo “re Mida” della politica siciliana, che “sostiene la ‘cultura della legalità’ da diffondere fra i dipendenti della Regione siciliana ma allo stesso tempo  conclude affari personali con misteriose società britanniche”. Negli stessi giorni, l’Espresso pubblica una foto che ritrae Armao insieme all’imprenditrice Margherita Stabiumi. “Le foto -scrive Abbate – sono state scattate alcune settimane dopo che il Governatore aveva firmato l’accordo sulla realizzazione di un rigassificatore in Sicilia in cui aveva interesse la bionda Stabiumi. Un’operazione sulla quale “i pm di Palermo – aggiunge il cronista dell’Espresso – hanno aperto un fascicolo per accertare se vi è conflitto di interessi da parte di Armao”.

A corredo dell’articolo sull’utilizzo dell’auto blu da parte della fidanzata dell’assessore Armao, eccone un altro dal titolo “Case, tesori e misteri”. In questo servizio, Abbate parla di “una triangolazione di denaro fra l’Italia e alcune società estere che l’assessore al Bilancio della Regione siciliana dovrebbe spiegare. Perché a quelle società sono intestati immobili a Roma e Palermo che sono nella disponibilità di Armao. Gli interrogativi sul patrimonio di Armao – scrive sempre Abbate – ruotano attorno alla società inglese ‘Rometown ltd’, diventata ‘Pimlico Properties and intestiments ltd’. A questa società appartengono case di prestigio nella Capitale e nel capoluogo siciliano. Con questo meccanismo il proprietario italiano degli immobili evade le tasse”. Il proprietario, in realtà, sarebbe una società, dietro la quale, secondo le “fonti ben informate” di Abbate “si nasconde Armao”.

Ma Armao ha pronta una nuova denuncia. Dalla quale emergono alcuni aspetti umani: “Sono un padre separato, – scrive l’assessore in una memoria che verrà depositata alla Procura – con pesanti responsabilità istituzionali e mia figlia di tre anni, nei pomeriggi assegnati, con la tata mi segue per consentirmi di starle vicino e continuare, come posso, ad assolvere a impegni pubblici, incontri e riunioni …..è una ‘piccola siciliana’, che ha motivato il mio impegno, contenta di starmi vicino anche così”. Poi, Armao confuta altri elementi sollevati dal pezzo di Abbate: “La circostanza che a Roma, da oltre 5 anni, il mio studio abbia quale cliente il gruppo Ricucci non vedo quali problemi possa determinare, anche perché lo stesso studio legale Ripa di Meana, legale dell’Espresso, ne ha curato sino a poco tempo fa la codifesa. E sul punto non mi pare abbia mai avuto a che ridire”. E ancora: “Per quel che riguarda lo stallo stradale in via Stabile assentito al Consolato del Belize di cui parla il Sig Abbate – scrive Armao – preciso che da tempo la segreteria ha comunicato agli organi competenti la cessazione del mio incarico di console, dal quale mi son dovuto dimettere in quanto incompatibile con la carica di Assessore. Ho abitato per 2 anni e mezzo all’Arenella neanche transitando da quella strada. Negli ultimi tre mesi e’ capitato di parcheggiare eccezionalmente li …ed ho preso pure tre multe regolarmente pagate!!!! Alla faccia del privilegio o forse dovevo – conclude l’assessore – armarmi di sega elettrica e rimuovere io il palo??”. Sarebbe troppo. Anche per una soap opera.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI