Province e medici, è scontro | D'Alia: "L'Ars andrebbe sciolta in 24 ore" - Live Sicilia

Province e medici, è scontro | D’Alia: “L’Ars andrebbe sciolta in 24 ore”

PALAZZO DEI NORMANNI
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L’Ars prende tempo. E per il momento, non cancella le Province. Oggi in Aula è approdato infatti il ddl che ieri aveva ricevuto l’ok dalla prima commissione. Ma quel ddl, giunto a Sala d’Ercole, a dire il vero, ha subito un netto rimaneggiamento, ed è stato sostanzialmente soppiantato da un maxi-emendamento sostitutivo dell’intera legge. Un emendamento che ha previsto anche una norma “a sorpresa”: quella che abroga le incompatibilità tra medici e amministratori degli enti locali. Un comma che ha fatto infuriare soprattutto l’Udc, che, tramite il proprio leader siciliano D’Alia, ha protestato: “L’Ars dovrebbe essere sciolta in 24 ore”.

Il testo è stato approvato con 57 voti favorevoli, 10 contrari e tre astenuti. Ma, come detto, non sono mancate le polemiche. Uno dei primi effetti della legge approvata dall’Ars riguarda le province di Ragusa e Caltanissetta. Saltano, in questi due enti, le elezioni. La norma approvata dall’Assemblea, infatti, prevede il commissariamento delle due province, fino al 31 marzo del 2013. Con il provvedimento, frutto di un accordo politico raggiunto tra maggioranza e opposizione, la Sicilia dunque si allinea al resto del Paese, come previsto dalla normativa nazionale. La norma rinvia il “riassetto complessivo delle funzioni amministrative” delle Province regionali a una legge che il parlamento siciliano approverà “entro il 31 dicembre 2012″.

Per la verità, la provincia di Caltanissetta è già in regime di commissariamento, ma è tutt’ora in carica il Consiglio. Non sarà così per la provincia di Ragusa, dove il commissario soppianterà presidente, assessori e consiglieri. “Nei prossimi mesi – ha spiegato Lino Leanza dell’Mpa – metteremo mano a una norma che deciderà sul futuro dell’ente intermedio. Le proposte sul tavolo sono diverse. Si va dal recepimento del decreto Monti, alla proposta del governo che prevede la riduzione del 20 o 30% dei consiglieri, a fronte di un aumento delle competenze per l’ente. In questo modo – ha aggiunto – puntiamo a una riduzione forte dei costi della politica”.

Ma durante la seduta d’Aula non sono mancati i momenti di tensione, specie durante gli interventi dei deputati del Ragusano, che hanno chiesto in molti casi una sorta di “proroga” per il consiglio della provincia di Ragusa, il cui rinnovo è previsto per il prossimo 6 e 7 maggio. “Il commissariamento – ha detto il capogruppo del Pdl Innocenzo Leontini – interviene solo di fronte a casi specifici. Quando, cioè, decade il consiglio, o viene sciolto. Noi stiamo applicando questa norma di fronte alla a scadenza naturale di un organismo. Siamo di fronte – ha aggiunto – a una chiara forzatura. Perché se la provincia va in scadenza, bisogna andare alle elezioni”. Carmelo Incardona (Grande Sud) ha parlato di “invadenza” nei confronti del territorio ragusano, mentre Orazio Ragusa ha definito “inaccettabile” il commissariamento.

“Con il voto di stasera al ddl sulle funzioni delle province, – ha dichiarato invece il capogruppo di Pid, Rudy Maira –  il parlamento regionale ha evitato una soppressione acritica di questi enti territoriali, salvaguardando peraltro il sistema democratico di elezione a suffragio universale piuttosto che introdurre un sistema di elezione di secondo grado in cui la ‘casta’ avrebbe indicato vertici e componenti dei consigli privilegiando magari amici, parenti e trombati”.

Ma la norma sulle province ha regalato una “sorpresa”. Tutta in un breve comma, il quarto, di una legge breve, di appena due articoli. Il comma recita: “L’articolo 15 della legge regionale 24 giugno 1986, n.31, è abrogato”. Ma cosa dice quell’articolo? La norma riguarda uno dei casi di incompatibilità con la carica di sindaco o assessore. La legge del 1986, infatti, precisa: “I dipendenti delle unità sanitarie locali nonchè i professionisti con esse convenzionati non possono ricoprire la carica di sindaco o assessore del comune il cui territorio coincide con il territorio dell’unità sanitaria locale dalla quale dipendono o lo ricomprende o con la quale sono convenzionati, nonché di sindaco o assessore di comune con popolazione superiore a 28.500 abitanti che concorre a costituire l’unità sanitaria locale dalla quale dipendono o con la quale sono convenzionati”.

Una questione che ha investito, nei giorni scorsi, il comune di Sciacca, dove il sindaco Vito Bono, medico convenzionato, ha dovuto rassegnare le proprie dimissioni. “Si trattava – ha commentato Lino Leanza – di una norma ingiusta. La sua abrogazione è un atto di giustizia. Perché costringere un medico di un grande paese (di oltre 28 mila abitanti) a scegliere tra i propri pazienti e i cittadini? In una grande città il suo ruolo non è così influente”.

Ma in Aula in molti la pensavano diversamente. A cominciare dal deputato dell’Udc Giovanni Ardizzone, che ha parlato di “banditismo istituzionale”, e ha innescato uno scontro dialettico col presidente dell’Ars in quel momento, Santi Formica. Ancora più duro, però, il segretario regionale dell’Udc, Gianpiero D’Alia: “’La decisione assunta dall’Assemblea regionale siciliana, con un voto trasversale, con la quale si eliminano le incompatibilità per l’elezione a sindaco di primari e medici convenzionati – ha detto – è non solo scandalosa, ma anche immorale. ‘Essa – ha aggiunto l’esponente centrista – è frutto del modo peggiore di concepire la politica ed il ruolo delle pubbliche istituzioni. Questo voto è il risultato di uno squallido inciucio tra Pd, Pdl e altri pezzi dell’attuale maggioranza di governo. Esso conferma come, ancora oggi, la Sicilia sia considerata terreno di pascolo per clientele, sperpero di risorse e zone grigie di stampo mafioso. Un’Assemblea che vota una legge di questo tipo dovrebbe essere sciolta in 24 ore”.

E sulla vicenda, molto critico anche l’intervento di Fabio Mancuso (Pdl) che ha puntato l’indice contro i deputati di maggioranza che hanno deciso di votare favorevolmente il testo: “Mi domando come farete – ha detto – nei prossimi giorni a sostenere una mozione di sfiducia contro il governo, se oggi approvate un emendamento scellerato come questo”.

A margine della seduta, però, il presidente della Regione Lombardo ha minimizzato la vicenda: “Non è la prima volta – ha detto – che i partiti si trovino d’accordo su singoli provvedimenti. Credo sia indipendente dalla mozione di sfiducia”. Poi, sulle province, un riferimento alla creazione dei liberi consorzi: “Un’ipotesi non ancora tramontata”, ha precisato Lombardo. Ma per il momento, l’Ars prende tempo.


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