La legge del gregge - Live Sicilia

La legge del gregge

Il caso Faraone. Il punto
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Ognuno si farà l’idea che vuole sul caso Faraone. I documenti non mancano. Tuttavia, forse è utile compiere un balzo in avanti, non per dimenticare questa storia comunque incresciosa che getta un’ombra sulla carriera di un uomo pubblico che si era proposto come “Davide contro Golia” – sommo esponente dell’anti-casta – ma per ragionare sui meccanismi del consenso in Sicilia. Sarebbe un esercizio da anime belle pensare che il voto alle nostre latitudini sia soltanto il frutto purissimo di un libero convincimento. Ci sono delle abituali zone in penombra che vengono quotidianamente scandagliate dai cacciatori di preferenze alla vigilia degli appuntamenti nell’urna. Ogni politico sa che può muoversi secondo un duplice registro: la forza persuasiva di un programma ben realizzato e la trama di contatti e relazioni opachi che hanno un comune denominatore: il lavoro da garantire. Nessuno può aspirare a niente se non mette in conto anche la seconda parte del discorso, almeno, se non intende figurare nell’agone con il ruolo di splendido perdente.

Possiamo scandalizzarci. Possiamo lapidare il malcapitato di turno, sorpreso con le mani nella marmellata, ma solo perché è “il fesso” che si è fatto beccare, al cospetto di una schiera di eletti del popolo o aspiranti tali che hanno saputo nascondersi un po’ meglio. E’ la legge del gregge. Intorno alle macchine elettorali, in tempi di pace e di guerra, ruota una galassia di consulenti, formatori, uomini di fatica, galoppini, tagliagole, intellettuali da abbordaggio e portaborse che scelgono, consapevolmente, di sottrarsi alla regola aurea della competizione e del mercato, per aggiogarsi a un carro sperabilmente vincente.

Il punto dolente è questo: la politica è così, perché noi presunti cittadini siamo così. Perché si cerca un rapporto personale col potere, non un trasparente legame con le istituzioni. Noi rappresentiamo il fertile concime della malapianta clientelare. Chi si lamenta, alla fine dei giochi? Le pecore che restano escluse dal giro – e tutti una volta almeno nella vita abbiamo belato – per insufficiente privilegio, mai per sincera rivoluzione etica. Gli altri, intanto,  si sono già accomodati nella calda ipocrisia del gregge.


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