L'inferno a Bellolampo - Live Sicilia

L’inferno a Bellolampo

Siamo andati a Bellolampo per raccontare lo stato della discarica. E abbiamo trovato l'inferno.

VIAGGIO NELLA DISCARICA
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4 min di lettura

La discarica di Bellolampo, vista di prima mattina, sembra il set perfetto per la riproposizione cinematografica dell’inferno dantesco. Camion colmi di immondizia che fanno la fila al cancello, ruspe che sollevano quintali di rifiuti, addetti stremati sporchi di fuliggine, con le mascherine a coprire il volto. Sono operai dell’Amia, vigili del fuoco, militari, tecnici che da domenica stanno tentando disperatamente di riportare la normalità lì dove di normale non sembra esserci mai stato nulla.

Sono da poco passate le otto e venti del mattino quando il sindaco Leoluca Orlando, con tanto di seguito, arriva alla discarica. Arrivo che non passa inosservato, specie per qualche dipendente dell’Amia che lo avvicina per salutarlo. Ad aspettarlo il comandante provinciale dei vigili del fuoco, Gaetano Vallefuoco, il direttore dell’Amia, Nicola Gervasi, e il direttore generale della Protezione civile, Pietro Lo Monaco. A “scortarlo” gli assessori Cesare Lapiana e Tullio Giuffrè.

“La situazione è sotto controllo, a breve spegneremo definitivamente tutti i focolai e metteremo la discarica in sicurezza con 40 centimetri di terra”, rassicura Vallefuoco indicando i diversi punti di una cartina appoggiata al cofano di una macchina. Eppure dal tanfo insopportabile non si direbbe. Un odore pungente, in cui il fetore dell’immondizia, che una ruspa solleva a quintali proprio lì accanto, si mischia con quello di bruciato. Il tutto sotto gli occhi vigili di decine di gabbiani, venuti a banchettare come ogni giorno sui rifiuti della città, che fanno a gara, quanto a molestia, con gli insetti e il gran caldo.

Saliamo sulle autovetture di servizio, per un tour della discarica: la strada sembra l’unico segno di umanità in un paesaggio lunare. A destra e a sinistra distese di terra bruciata, dalla quale salgono rivoli neri di fumo, mezzi di lavoro praticamente inceneriti. La prima fermata è nel punto in cui sono bruciate le prime sterpaglie, uno dei tre focolai che hanno innescato l’incendio. Già, perché la strada forma una barriera invalicabile per il fuoco, per quanto violento possa essere: impossibile che il tutto sia stato generato da qualche erbaccia. Impossibile che tre focolai diversi, in punti distanti tra loro, si accendano quasi simultaneamente. “Un’idea me la sono fatta, ho trovato il filo conduttore”, borbotta il sindaco mentre ascolta i tecnici che gli illustrano la dinamica del rogo.

Risaliamo sulle auto e ci dirigiamo sul versante opposto alla quarta vasca, quella che ancora brucia. I pompieri ci forniscono delle mascherine protettive per attenuare l’odore e soprattutto proteggerci dalla diossina. Un enorme cumulo di rifiuti, sulla cui sommità lavorano le ruspe dell’esercito, intente a spingere la terra facendola cadere in basso, verso alcune fiammelle che ancora ardono lungo il fianco della vasca. E a essere andati in fumo sono anche le tubature per il biogas, che servono a permettere la fuoriuscita delle esalazioni che altrimenti renderebbero esplosiva la discarica. E’ questo il danno più ingente dell’incendio, questo l’ostacolo alla riapertura di Bellolampo. Le tubature andranno riparate presto e a spese dell’Amia. “Non so quanto ci vorrà, al massimo una settimana penso, ma l’azienda dovrà farlo subito, siamo d’accordo col sindaco”, tuona Lo Monaco. “E i commissari dovranno farlo con i soldi che hanno, altro che adeguamento del contratto, altrimenti a che servono?”, gli fa eco il primo cittadino.

La terza tappa è alle spalle delle vasche sature: da qui si può vedere come le tubature siano andate in fumo, semplicemente appoggiate com’erano al terreno. Ma a fare impressione sono soprattutto gli pneumatici usati per fermare i teloni che coprono le vasche. “Andranno sostituiti subito con blocchetti di calcestruzzo, prenderebbero fuoco troppo facilmente”, dice il comandante dei vigili. Incredibile che nessuno non ci abbia pensato prima. “Ma è una pratica usuale”, sminuisce Vallefuoco, anche se il sindaco parlerà di una discarica non in sicurezza. Infine una capatina agli uffici, dove un gruppo di operai Amia ferma il primo cittadino. “Lo dica ai giornali che qui stiamo lavorando senza sosta, siamo rientrati dalle ferie e non ci siamo ancora fermati”, grida uno. “Qui ci siamo noi, altro che l’esercito”, aggiunge un secondo. “State tranquilli, difenderò io l’azienda, al contrario di quello che dice qualche stupido: non la lasceremo nelle mani di qualche mafioso che ha appiccato l’incendio”, risponde Orlando.

Il futuro della discarica è nella sesta vasca, costruita con i fondi Fas e che dovrebbe essere pronta per marzo o aprile. Appena in tempo, visto che le altre diverranno sature per maggio. “Ma non ci andranno tutti i rifiuti indistinti, si creerà anche un sistema di pre-trattamento e si incentiverà la raccolta differenziata”, assicura l’assessore. Ma difficilmente le bonifiche o le nuove tecnologie potranno restituire una parvenza di normalità a Bellolampo.


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