Laboratori d'analisi, |riprende la protesta - Live Sicilia

Laboratori d’analisi, |riprende la protesta

L'incontro tra il governo e i sindacati ha portato a una nuova rottura: l'assessorato avrebbe calcolato male l'impatto dei nuovi tariffari. E i centri specialistici rischiano di dover restituire 200 milioni di euro. Così, torna lo stato d'agitazione.

PALERMO – Riparte la protesta dei titolari dei laboratori d’analisi. Il tavolo tecnico, messo in piedi lunedì, infatti, già vacilla. L’incontro tra l’assessore alla Salute Lucia Borsellino e i rappresentanti di laboratori e centri di radiologia ha infatti prodotto una fumata nera. Nerissima. E da oggi, nelle strutture private, solo prestazioni a pagamento.

Questo, come detto, l’esito del colloquio in assessorato. La rottura, è giunta non solo sulla vicenda dei soldi da “restituire” frutto del decreto dell’assessore col quale vengono chieste indietro le somme “indebitamente” percepite dai laboratori di analisi dal 2007 a oggi. Ma le preoccupazioni dei sindacati riguardano l’applicazione del nuovo tariffario, introdotto dal decreto Balduzzi. E le parole dei rappresentanti dei laboratori d’analisi sono durissime. “Finalmente l’assessorato ha preso atto – fanno sapere i sindacati Anisap, Aipa, Asilab, Fenasp, Simsece – che ha sbagliato a fare i conti: fino a stamattina (ieri mattina, ndr) sosteneva che l’applicazione del decreto Balduzzi avrebbe prodotto, per i laboratori d’analisi, un ulteriore abbattimento del 9% su un tariffario regionale del 1997, già abbattuto del 20%; finalmente ha capito che l’ulteriore abbattimento non è del 9% bensì del 31%, portando l’abbattimento complessivo, sul tariffario regionale del 1997, al 51% finalmente l’assessorato ha preso atto che ha sbagliato a fare i conti”. E un errore nei calcoli riguarderebbe anche l’abbattimento delle tariffe per i centri di radiologia: non il 2,5%, ma il 21%. Riduzioni considerate insostenibili dai titolari dei centri.

L’abbattimento introdotto dal “Balduzzi”, infatti, si somma a quello apportato dal decreto Bindi. Quello, per intenderci, la cui introduzione è stata sospesa (insieme al decreto dell’allora assesore Lagalla che lo rendeva, di fatto, esecutivo) dal 2007 dopo i ricorsi dei laboratori. Ricorsi respinti dal Tar e dal Cga. Con sentenze passate in giudicato. Sentenze che hanno “costretto” l’assessorato a emanare il decreto con la richiesta di restituzione delle somme, per non incorrere nel danno erariale.

Da qui, i dubbi dei sindacati. “Se i responsabili preposti avessero fatto bene i conti – chiedono le sigle – l’assessore Borsellino avrebbe emanato ugualmente il provvedimento che ripristina il Bindi, per poi proporre come soluzione l’applicazione del decreto Balduzzi? “. Le sigle, infatti, paventano il rischio di un vero e proprio “disastro finanziario a carico delle aziende sanitarie private, con la richiesta di recupero di circa 200 milioni di euro relativi ai cinque anni di arretrati”. Molte di queste strutture, insomma, potrebbero chiudere.

Ma i sindacati non si sarebbero limitati a “protestare”: “Abbiamo avanzato una proposta – raccontano – articolata in tre punti, in merito al finanziamento extratariffario di funzioni assistenziali, così come previsto dal decreto Balduzzi”. Proposte al momento cadute nel vuoto. Mentre dall’assessorato sarebbe giunta, quantomeno, la proposta di dilazionare il pagamento delle somme. Aperture che avrebbero invitato altri sindacati come “Federlab” a una maggiore prudenza.

Per la maggior parte dei laboratori, però, non c’è stata scelta: “Da mercoledì – annunciano i sindacati – riprende l’azione di protesta con sospensione dell’erogazione delle prestazioni specialistiche da parte delle aziende sanitarie private sino a quando ci sarà certezza che la remunerazione tariffaria copra, almeno, i costi di produzione delle stesse prestazioni specialistiche”. Mentre cresce l’ansia dei lavoratori. “L’interesse mediatico – dice Andrea Gattuso, della Filcams Cgil – sembra concentrato sui titolari dei laboratori. Ma il vero danno riguarda i dipendenti dei centri. Migliaia di persone che oggi temono di perdere il propri posto di lavoro”. Una stima del sindacato Sbv parla di circa diecimila persone.


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