Salvi i mini-gruppi all'Ars | L'ultima mossa della casta - Live Sicilia

Salvi i mini-gruppi all’Ars | L’ultima mossa della casta

La decisione è stata adottata con una larga maggioranza dai componenti del Consiglio di Presidenza, che ha concesso la deroga a Pid e Grande Sud. I due gruppi parlamentari sono sotto la soglia dei cinque deputati. Il presidente, Giovanni Ardizzone: "Deroga prevista dal regolamento". Contrario il vicepresidente di Sala d'Ercole, Antonio Venturino.

PALERMO – Il Consiglio di Presidenza dell’Assemblea regionale siciliana ha deciso di accettare la richiesta di deroga presentata da parte di Cantiere popolare e Grande Sud. La decisione, però, non è giunta con un voto unanime di tutti quanti gli esponenti dei partiti, come era parso in un primo momento. Il vice presidente vicario dell’Assemblea, Antonio Venturino, del Movimento 5 Stelle, dice che “non ha assolutamente votato a favore dei gruppi in deroga, come si evincerà dagli appositi verbali”, e di aver espresso “tale ferma convinzione in sede di Consiglio di Presidenza”. Un malinteso al momento della registrazione del voto avrebbe dato come risultato una unanimità smentita però da Venturino: “Dopo aver letto tale notizia – afferma Venturino – ho appurato col presidente Ardizzone che l’intero consiglio di Presidenza ha avuto ben chiara la mia posizione di assoluto diniego alla deroga dei due mini gruppi. Io ho detto di no, in aderenza alla logica del Movimento 5 Stelle”.

La decisione del Consiglio di presidenza ha avuto comunque una larghissima maggioranza. Salvi, dunque, Pid e Gs. La formazione centrista fondata da Saverio Romano è scesa recentemente sotto la soglia minima dei cinque deputati dopo l’addio di Pippo Gianni, passato a Centro democratico e ora nel gruppo Misto. Solo tre invece i parlamentari del gruppo che fa riferimento a Gianfranco Miccichè. I deputati arancioni rimasti sono Bernardette Grasso, Maria Luisa Lantieri e l’indipendente Michele Cimino, che pure nelle scorse settimane sembrava prossimo all’addio. A comunicare la decisione è stato lo stesso presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone, in apertura dei lavori d’Aula in cui si sta discutendo della riforma delle Province.

Il primo commento è quello critico di Antonello Cracolici. “Non condivido questa decisione – dice il deputato democratico –, perché significa confermare la rappresentanza degli esponenti di questi due partiti nel Consiglio di presidenza. Vuol dire anche alimentare le spese. La politica del rigore e del contenimento della spesa non si può applicare a fasi alterne. Ne prendo atto ma non condivido”. Parole dure pure da parte di un altro esponente del Pd, ovvero Filippo Panarello: “La decisione del Consiglio di presidenza dell’Ars di autorizzare gruppi parlamentari in deroga è scandalosa: di questo passo si arriverà alla nascita di ‘mono-gruppi’, composti da un solo deputato. Una legislatura iniziata all’insegna del rigore e della riduzione dei costi della politica, alla prima occasione vira verso lo sbracamento determinando un aumento dei costi del tutto ingiustificato”. Asciutta invece la replica del presidente Ardizzone: “La deroga la prevede il regolamento”.

Il costo aggiuntivo per le casse dell’Assemblea deriva da diverse voci. Con la conferma di Grande Sud e Cantiere popolare, infatti, è confermata anche la loro rappresentanza in seno al Consiglio di presidenza. Sono i deputati segretari Maria Luisa Lantieri e Salvatore Cascio. L’indennità di funzione per i deputati segretari è pari a quella dei presidenti di commissione, ammonta a 2.089 euro mensili, che moltiplicati per dodici mensilità significa 25.068 euro all’anno che l’Assemblea regionale siciliana continuerà a sborsare.

Ma ovviamente, le spese aggiuntive non si fermano qui. Al di là delle indennità, infatti, i componenti del Consiglio di presidenza hanno diritto ad alcuni benefit. Tra cui un ufficio e un gruppo di collaboratori. Non a caso, del resto, nell’ultimo bilancio di previsione dell’Assemblea, quella riguardante il “Personale addetto alle segreterie particolari” dei componenti del Consiglio, è una delle poche voci che ha visto un incremento, in un bilancio di lacrime e sangue con tagli per circa undici milioni di euro. Per quelle persone, infatti, addetti agli uffici ecco un aumento di 603 mila euro annui. Una somma che concorre a comporre la spesa complessiva per le “collaborazioni esterne per il Consiglio di presidenza e le Commissioni parlamentari”: 3,773 milioni di euro l’anno. Senza contare, infine, spese difficilmente quantificabili: “E’ chiaro – spiega il deputato Panarello – che tre sedi al posto di una, tre utenze telefoniche al posto di una, costano di più. Una decisione, quella del Consiglio che considero incomprensibile. E sono sorpreso – ha concluso – anche della decisione dei miei due colleghi del Pd (Rinaldi e Barbagallo, ndr) che non si sono opposti a questa decisione”.


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