Crocetta, la sfiducia, le firme | Cronaca di un giorno di balletti - Live Sicilia

Crocetta, la sfiducia, le firme | Cronaca di un giorno di balletti

Il presidente della Regione, Rosario Crocetta

Uno ci pensa, l'altro ci ripensa, un terzo ci riflette. In gioco le firme per presentare la mozione di sfiducia al presidente. Che non passerà.

La mozione che divide
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PALERMO- La mozione di sfiducia al presidente della Regione Rosario Crocetta avrà, in un modo o nell’altro, diciotto firme. I quattordici deputati del Movimento 5 Stelle, fautori della mozione, sono – come sempre – compatti. E poco importa se Carmelo Currenti, deputato della Lista Musumeci, che ha fatto un passo indietro rispetto al sostegno alla sfiducia portato avanti dal suo gruppo parlamentare, non sarà tra i firmatari. Servono diciotto firme e diciotto saranno. Perché se Currenti ritirasse ufficialmente il suo appoggio alla mozione, a sostituirlo ci sarà Marco Falcone del Pdl. Prima, però, il parlamentare del gruppo di opposizione che fa capo all’ex candidato alla presidenza della Regione, dovrà mandare la comunicazione ufficiale del ritiro della sua firma alla presidenza dell’Assemblea regionale. Cosa che, al momento, non ha ancora fatto.

Contrario alla sfiducia, ma forse più per un problema di ‘metodo’, Currenti ci starebbe ancora pensando. Nel frattempo, però, a salvare il destino della mozione ci ha pensato il Pdl. Una svolta inaspettata, se si pensa che fino ad un paio di giorni fa il gruppo si era pronunciato per il no alla sfiducia e in nome della “responsabilità istituzionale” si era appellato ai Cinquestelle e agli altri ‘colleghi’ dell’opposizione invitandoli a dare al governo Crocetta altri sei mesi di tempo. Eppure, dalla riunione del gruppo che aveva deciso in questo senso qualcuno era uscito scontento. Tre deputati, infatti, sarebbero stati subito pronti a firmare la mozione, tra cui lo stesso Falcone e il vicepresidente dell’Ars Salvo Pogliese a cui si era aggiunto Giorgio Assenza.

E anche Pogliese, dopo i fatti di oggi, si è dimostrato disponibile a firmare, ma – cosa ancora più eclatante – non si è fermato qui e ha dichiarato che, a questo punto, sarebbe giusto che “per inchiodare Crocetta alle proprie responsabilità tutto il Pdl voti compatto la sfiducia”. Secca la risposta del capogruppo Nino D’Asero, sconfessato da tre dei ‘suoi’, che ha replicato: “Sono solo posizioni personali, che dimostrano quanta democrazia ci sia all’interno del nostro partito”. Ma D’Asero aveva fatto di tutto per ‘smontare’ gli entusiasmi di chi voleva cavalcare l’onda della mozione dei Cinquestelle, aiutato nella sua opera da Vincenzo Vinciullo, fermamente contrario a firmare la sfiducia.

E adesso il Pdl è ufficialmente spaccato, tra chi dice che comunque vada voterà la mozione e chi, probabilmente, invece non lo farà. La cosa quasi certa, comunque, è che se la sfiducia arriverà in aula non passerà. I numeri – servono 46 voti – non ci sono. Ma altrettanto certo è che se il Pdl votasse compatto il segnale politico sarebbe molto più consistente: tutta l’opposizione, fatta esclusione per il Pid-Grande Sud che conta 5 parlamentari, lancerebbe un messaggio forte e chiaro al presidente della Regione. Un messaggio che forse, a quel punto, Crocetta non potrebbe più ignorare.


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