"Non c'è una maggioranza" |Adesso 45 giorni per la legge - Live Sicilia

“Non c’è una maggioranza” |Adesso 45 giorni per la legge

Maggioranza a pezzi, governo sconfitto. E l'opposizione canta vittoria. Ma c'è chi è ottimista: "La legge si farà".

Province, le rezioni
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PALERMO – Un solo voto di differenza, e la proroga al commissariamento delle province non è passata. Una sconfitta non solo del governo di Rosario Crocetta, ‘tradito’ da parte della sua maggioranza, ma anche del Movimento 5 Stelle, che si è trovato “indirettamente” ad incassare un brutto colpo su una norma che anche i parlamentari grillini avevano sempre sostenuto. “Un fatto gravissimo”, commenta il segretario regionale dell’Udc Giovanni Pistorio, frutto “della confusione e della tensione di una sessione parlamentare molto delicata e complessa”.

Ma “tecnicamente non cambia molto”. Il presidente dell’Assemblea regionale, Giovanni Ardizzone, sminuisce gli effetti ‘pratici’ del voto. “Avevamo 60 giorni per fare la legge – spiega il presidente Ars –, adesso ne abbiamo solo 45, ma la legge va fatta, altrimenti si rischia l’incidente istituzionale: non si possono fare proroghe su proroghe”.
Al di là dell’aspetto ‘tecnico’ della vicenda, però, c’è sicuramente un dato politico. E lo riconosce lo stesso Ardizzone, esponente lui stesso di quella maggioranza che oggi in aula ha a dir poco vacillato. Una maggioranza che “non esiste più”, secondo il capogruppo del Movimento 5 Stelle Giancarlo Cancelleri. “Consideriamo i numeri – dice Cancelleri – : il Megafono, l’Udc, i Drs, il Pd… sono solo sigle. Evidentemente ci sono troppi maldipancia per questioni che con le province non hanno nulla a che fare, come gli assessorati o le nomine. Adesso non ci resta che sperare nel buon senso del governo nazionale: metta tutti a tacere ed elimini le province a monte”.

E sul voto in aula, intanto, si scatenano le polemiche. Alcuni deputati che erano presenti, infatti, al momento del voto (segreto) in aula sono risultati assenti. “Quel ghigno di Ardizzone non mi è piaciuto – azzarda la deputata Cinquestelle Angela Foti – . Con i due voti di Edy Bandiera e Salvatore Siragusa le sorti di questa norma sarebbero state diverse, e invece il loro pulsante non ha funzionato, facendoli risultare assenti nonostante fossero presenti a Sala d’Ercole e con il tesserino inserito”.

“Adesso acceleriamo”, commenta il capogruppo del Partito democratico Baldo Gucciardi. “Bisogna prendere atto del voto dell’aula, che in realtà ci vincola a fare più in fretta per il completamento della riforma delle province. Dopo il voto di oggi, che ha anche un significato politico, tutte le forze a partire da quelle della maggioranza sono chiamate a dire chiaramente come la pensano. Ognuno si assuma le proprie responsabilità a cominciare dall’esame di Bilancio e Finanziaria”. “Purtroppo è accaduto quello che tutti temevano – commenta Lino Leanza di Articolo 4 – . Per affrontare il nodo ‘riforma delle province’ ora è necessario ripartire subito dal disegno di legge di Antonello Cracolici (presidente della commissione Affari istituzionali, ndr) e farne una priorità subito dopo bilancio e finanziaria”.

“Lo scivolone oggi all’Ars – ha commentato Antonio Malafarina, deputato del ‘Megafono’ – sulla proroga dei commissari delle province regionali denota la forte resistenza al cambiamento. L’esito del voto è dovuto ad almeno 14 franchi tiratori ed alla assenza di deputati della maggioranza. Ancora una volta una parte della vecchia classe politica pensa che la conservazione possa garantire il mantenimento di privilegi, ma questa non si è resa conto che dagli elettori spingono per un radicale cambiamento per ridurre sprechi e strutture burocratiche inutili così come sono le vecchie province”.

Ma proprio sul testo di Cracolici, sia in commissione che nella maggioranza ci sono delle perplessità. Unico componente della Prima commissione a votare contro la proroga dei commissari, infatti, è stato Giuseppe Milazzo (Pdl). “Il governo preda atto – dice il parlamentare dell’opposizione – che il metodo e la sostanza che hanno studiato per sostituire le province è sbagliato”. Una posizione condivisa, in qualche modo, anche da Nicola D’Agostino, parlamentare dell’Udc, e quindi della maggioranza. Che però è stato molto critico. “Le province debbono essere abolite definitivamente. Non possono poi rinascere sotto le mentite spoglie dei liberi consorzi – ha detto l’esponente centrista – . La proposta in discussione in Prima commissione all’Assemblea regionale siciliana è indecente ed insopportabile, e va respinta con convinzione”. Parole che hanno fatto saltare sulla sedia Alice Anselmo, anche lei esponente Udc e vicepresidente della commissione Affari istituzionali. “Le dichiarazioni di D’Agostino sono indecenti e insopportabili, e offendono i lavori della commissione che continuerà a lavorare come stabilito sino ad ora”, ha replicato.

Nel frattempo, però, gongola l’opposizione. “Crocetta – ha detto Nello Musumeci – non ha più una maggioranza. Questo è il dato politico più rilevante. L’approvazione dell’emendamento del nostro gruppo dimostra che una parte dei deputati, di tutti i gruppi, è stanca di assistere impotente ai continui rinvii di un governo incapace di sostituire le Province che dice di volere cancellare. Col voto d’aula di oggi – ha aggiunto – si pone fine a questo teatrino e si impone all’Ars di varare una legge entro un mese e mezzo. Che si mantengano le Province o che si cambi il loro nome in ‘Liberi consorzi’ per noi poco conta. L’importante è che gli organi di gestione operino a titolo gratuito e che siano eletti direttamente dal popolo e non nominati dai partiti”.

“La bocciatura della proroga dei commissariamenti delle Provincie è una sonora bocciatura politica di Crocetta e del suo governo – dice il vicepresidente Ars Salvo Pogliese (Pdl) – . Al di la dal tema Provincie, il voto di oggi fa emergere chiaramente come la politica ‘tutta annunci e niente fatti’ di Crocetta sia ormai indigesta anche alla sua stessa maggioranza, che si è squagliata come neve al sole, palesando una ‘consistenza’ pari a quella dell’azione amministrativa del Governo regionale”. “Il voto di oggi – ha detto Pietro Alongi, Pdl – è il prezzo che Crocetta paga per mantenere in piedi una maggioranza mai realmente esistita. Una maggioranza raffazzonata, raccattando di volta in volta maggioranze variabili. La politica è una scienza esatta, spero che Crocetta abbia compreso questo insegnamento”. Per il capogruppo Pdl Nino D’Asero “è evidente che nella maggioranza non esista una comunione d’intenti su un argomento di particolare complessità come quello delle Province. E il voto di oggi sottolinea queste difficoltà”.

“Non credo proprio che nei prossimi 45 giorni l’Ars arriverà a varare la riforma delle province – aggiunge Vincenzo Figuccia (Gruppo misto), e ad esser sincero mi auguro che non vi arrivi perché già per troppo tempo la democrazia è rimasta sospesa ed è stato negato ai cittadini il diritto al voto. Oggi la farsa della soppressione delle provincie è esplosa in tutta la sua violenza dimostrando quanto Crocetta sia davvero un uomo solo che tale vuole restare, senza alcuna maggioranza a sostenerne la disinvolta azione. Adesso torniamo al voto”.

Ma al voto, forse, non si tornerà. E se per il segretario del Pd Giuseppe Lupo, però, quello di oggi è chiaramente “un segnale negativo”, secondo il presidente della commissione Affari istituzionali Antonello Cracolici (Pd), il voto dell’aula potrebbe addirittura accelerare il percorso: “Adesso siamo costretti – dice Cracolici – a varare la legge entro 45 giorni. D’altro canto sarebbe davvero singolare se la Sicilia andasse nella direzione opposta rispetto al resto d’Italia, e tentasse di resistere al cambiamento. Una riforma importante – aggiunge – che oltre al superamento delle province ridisegnerà l’assetto degli enti locali e introdurrà le Città Metropolitane”.


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