Province, no alle proroghe | Governo ko, si torna al voto? - Live Sicilia

Province, no alle proroghe | Governo ko, si torna al voto?

Clamoroso a Sala d'Ercole: l'Ars ha approvato a voto segreto l'emendamento col quale è stata soppressa la richiesta di rinnovo dei commissariamenti negli enti. E' possibile il clamoroso ritorno al voto. Cracolici: "Non è abrogata la legge. Il governo ha 45 giorni per approvare la riforma". In mattinata, durissima l'opposizione: "Si sta solo uccidendo la democrazia".

PALERMO – 15.01 Il presidente della prima commissione Antonello Cracolici: “Sia chiara una cosa: l’abolizione delle proroghe non comporta la soppressione della legge 7, quella che ha stabilito il passaggio ai liberi consorzi. Adesso però il governo ha 45 giorni, così come previsto da quella legge, per approvare la legge di riforma delle Province”.

14.53 Governo sconfitto in Aula dal voto segreto. Bocciata la proroga dei commissariamenti delle Province. A favore dell’emendamento soppressivo presentato dalla Lista Musumeci hanno votato 33 deputati. Trentadue invece quelli che hanno sostenuto la proposta della proroga avanzata dal governo. Adesso bisognerà capire quali saranno gli scenari. Ma è possibile il clamoroso ritorno al voto.

È partito il tentativo per resuscitare le Province. O meglio, per riportarle in piena salute, nella piena efficienza. Visto che il governo, nonostante gli annunci di maggio, non è riuscito ancora a disporne l’effettivo passaggio ai liberi consorzi. La discussione sulla proroga ai commissari dell’ente sta in effetti incendiando Sala d’Ercole. Un dibattito che va al di là del semplice rinnovo dei commissariamenti. Al centro della questione è l’esistenza stessa delle Province e persino il ritorno al voto nell’Ente che il governo Crocetta ha annunciato mesi fa di voler sopprimere, senza essere riuscito, però, a varare una vera legge di riforma entro la ‘data di scadenza’ del 31 dicembre. Da qui, la richiesta di proroga. Un disegno di legge già assai discusso in commissione Affari istituzionali, dove era stata respinta la richiesta del governo di un commissariamento lungo, di sei mesi. Alla fine, il ddl esitato dalla commissione riduce ad appena due mesi i commissariamenti. Ma su questo testo, ecco piovere un emendamento soppressivo. Un modo, insomma, di “bocciare” le proroghe. Così da obbligare al rinnovo degli organi della Provincia. Il ritorno al voto, insomma.

E la richiesta, avanzata per primi dalla Lista Musumeci, ha coagulato l’adesione di tutti i partiti di opposizione, esclusi i grillini. “La soppressione delle Province – ha detto Gino Ioppolo – creerà solo danni ai siciliani. Il governo tra l’altro non ha idea di come e perché operare la chiusura, e così chiede la solita proroghetta. Mentre l’idea della prima commissione è solo quella di cambiare il nome delle Province, chiamandole ‘liberi consorzi’”. “Per tanti anni – ha invece spiegato Santi Formica – si è parlato dell’importanza della democrazia, ed è stato messo all’indice chi parlava di presidenzialismo, e la figura dell’uomo forte. Oggi ci raccontano la favoletta dei grandi risparmi che si otterrebbero dal taglio delle Province. Mentre solo le società partecipate degli enti locali costano 24 miliardi di euro l’anno. Dobbiamo assistere da utili idioti a questi danni nei confronti dei cittadini?”. “Non si sta sopprimendo la Provincia siciliana, – ha invece attaccato Nello Musumeci – ma si sta solo puntando a cambiarne denominazione. L’articolo 1 del ddl Cracolici dice: ‘i liberi consorzi dei Comuni svolgono le stesse funzione delle Province regionali, utilizzano gli stessi mobili, e impiegano lo stesso personale’. E allora la gente si chiede: può il cambiamento di una denominazione passare per una radicale e rivoluzionaria riforma? L’unica novità è la privazione del diritto di voto agli elettori. Se in altri tempi fosse stato un presidente di destra o centrodestra a farlo, avremmo visto una mobilitazione generale, e la sinistra avrebbe alzato barricate, perché il diritto di voto non si discute. Ma siccome arriva dal governo Crocetta, comunista al di sopra di ogni sospetto, può passare”.

Come detto, però, oltre alla Lista Musumeci, l’idea di dire ‘no’ alle proroghe e di spingere per il ritorno al voto è sposata da tutti i partiti di opposizione, esclusi i deputati del Movimento cinque stelle. Secondo Giovanni Greco (Pds), “è giusto tornare al voto, visto che dopo mesi non si è vista alcuna riforma”. “Se è vero che il 90% delle spese delle Province è rappresentato dai costi per il personale e per i servizi, – ha chiesto il deputato del Pds Lo Sciuto – dove sarà il risparmio?”. “Dall’approvazione della legge per lo scioglimento delle Province, – l’intervento del capogruppo Pdl Nino D’Asero – credevo che il tempo sarebbe stato utilizzato al meglio, per arrivare davvero a una soluzione. E invece, il rimedio ci sembra peggiore del male. Visto che l’egocentrismo del presidente si propaga alle periferie tramite le gestioni commissariali. A questo punto, meglio che si torni al voto”. “Oggi – ha detto Giuseppe Milazzo (Pdl) – si decide se lasciare le Province nelle mani di una sola persona. In questo momento i commissari non rappresentano i cittadini, ma sono alle dipendenze del governo regionale. Rispondono ai suoi diktat”.

“Non mi sento – ha commentato Toto Cordaro (Pid-Grande Sud) – di buttare la croce addosso ai commissari. Ma è chiaro che finora la logica è stata quella del ‘levati tu che mi ci metto io’. E intanto, non abbiamo visto nulla riguardante il futuro dei liberi consorzi. Anzi, sul tema abbiamo notato le divisioni tra Udc e Pd. Abbiamo letto sui giornali le prese di posizione, come quelle del segretario dell’Udc, che ha detto: ‘Questa riforma non ci piace’. Così dico al governo: se ci chiedete di scegliere, non abbiamo dubbi a scegliere la democrazia. Cioè il ritorno al voto. Non è prevista dalla legge – aggiunge Cordaro – la proroga della proroga. Questo è un atto illegittimo. In alcuni casi saremmo alla terza proroga. Cioè alla farsa”.

E il tema della legittimità delle proroghe è stato ripreso dal deputato Figuccia e sottolineato dallo stesso presidente dell’Ars Ardizzone. “In prima commissione – ha detto il pralmentare che recentemente ha annunciato il passaggio a Forza Italia – era stato offerto un salvagente al governo. Una riforma frutto di un lavoro attento e che ha coinvolto molti dei soggetti interessati. Ma il governo ha deciso di rimandare indietro quel salvagente. E mentre in tutta Italia si discute di tornare al voto di preferenza, che riavvicini i cittadini alla politica, qui si va avanti con i commissariamenti. Non sono disposto, – ha aggiunto Figuccia – per andare incontro agli spot di Crocetta in tv, ad andare in contro a sanzioni, perché questo è un atto illegittimo” . “In effetti – ha puntualizzato in Aula Ardizzone – qualche dubbio c’è. L’intervento dell’onorevole Cordaro ha una sua consistenza giuridica”.

In difesa della proposta del governo, invece, ecco gli interventi di Michele Cimino e Fabio Dipasquale: “Questo emendamento – ha detto l’ex Grande Sud – è anacronistico rispetto alla storia stessa di questa Regione, dove i padri costituenti scelsero i ‘liberi consorzi’. E scegliere di tornare al voto non farebbe che prestare il fianco a chi sui giornali nazionali critica la Sicilia. E poi, – conclude Cimino – i commissari stanno facendo un ottimo lavoro. Si tratta di commissari ‘tecnici’”.

Secondo Dipasquale invece “molti deputati dimostrano di non avere molta esperienza nelle Province. Io – racconta – ho presieduto il consiglio provinciale a Ragusa per cinque anni e so cosa significa. Vedevo un ente che stava morendo. E che serviva solo per dare contributi a questo o quel sindaco, a questo o quel consigliere, per le manifestazioni o gli eventi buoni per tenere stretto l’elettorato. La Provincia era un contributificio”. Una dichiarazione che ha scatenato la reazione assai caustica di Nello Musumeci: “Questa dichiarazione è gravissima. Quei finanziamenti venivano votati proprio dal consiglio provinciale, presieduto da Dipasquale. Che adesso parla di ‘contributificio’ solo per un atto di cortigianeria squallida. Dipasquale sa di essere un cortigiano del governo comunista. Dopo avere, per anni, sventolato la bandiera dell’anticomunismo”. Per il Movimento cinque stelle, invece, la posizione è sempre la stessa, espressa dal deputato Cappello: “Siamo per la soppressione delle Province. Senza se e senza ma”.


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