La tabella H non c'è più |I soldi sempre agli stessi - Live Sicilia

La tabella H non c’è più |I soldi sempre agli stessi

Da quest'anno i fondi alle associazioni si assegnano con un bando. Ma scorrendo gli elenchi e confrontandoli con quelli degli anni precedenti, si trovano solo vecchie conoscenze.

PALERMO – Quello della vecchia Tabella H è un capitolo chiuso ormai da tempo. Non si chiamava più così già da un paio d’anni, da quando – cioè – diventò un allegato alla finanziaria regionale. Una lista di enti e associazioni che potevano beneficiare dei contributi regionali messa a punto dai deputati di Palazzo dei Normanni. La sostanza, insomma, non cambiava. E non cambia neppure adesso. Adesso che è stata ‘investita’ dalla ‘rivoluzione’ di Rosario Crocetta, da sempre contrario – almeno a parole – a quella logica “spartitoria” frutto di clientele e favori.

Eppure, meno di un anno fa, con l’approvazione della manovra finanziaria 2013, in una lunga notte di caminetti nelle stanze della commissione Bilancio dell’Ars, quell’allegato venne ripristinato. E approvato, anche con i voti del Megafono di Crocetta. Con il governatore che, il giorno dopo, affibbiò tutta la responsabilità ai parlamentari regionali. Soltanto il commissario dello Stato Carmelo Aronica riuscì, qualche giorno dopo, a mettere definitivamente la parola ‘fine’ alla lunga storia della Tabella H, e impugnò la norma. Perchè – disse – violava il principio costituzionale dell’equità e della competizione, assegnando in base a criteri non meglio precisati fondi regionali ad enti che non avevano partecipato a nessuna selezione.

Una decisione che convinse il presidente Crocetta che era ora di mettere in pratica quanto professato da tempo: i finanziamenti della Regione sarebbero stati messi a bando. Così è stato. Mesi dopo, alla fine, con le variazioni di Bilancio esitate qualche settimana fa, è stato stabilito che l’importo complessivo sarebbe stato di circa 12 milioni di euro: una somma che si sono dovuti spartire sette dipartimenti regionali e che è servita, poi, a finanziare gli enti che avevano partecipato alla gara pubblica. Sempre gli stessi, salvo qualche eccezione. Molti assessori si sono anche ‘giustificati’ dando la colpa alla scarsità delle risorse assegnate ad ognuno di loro (al dipartimento dei Beni culturali, ad esempio, è stato concesso poco più di 1 milione e mezzo a fronte di centinaia di associazioni culturali che avevano fatto richiesta e che è stato, quindi, impossibile finanziare), ma – anche sta volta – nella maggior parte dei casi la sostanza non è cambiata.

E così, curiosando tra le liste degli assegnatari dei contributi, si trovano sempre gli stessi nomi. E tra i tanti sicuramente meritevoli se ne trovano anche alcuni che gli stessi deputati regionali ammettono essere di ‘dubbia utilità’. Ai più, però, è andata peggio degli anni passati, e qualcuno si è trovato con un finanziamento ridotto. Ma non tutti. Per esempio, non è il caso dell’Unione italiana ciechi, che l’anno scorso aveva avuto assegnati poco più di tre milioni, compreso il milione e 600mila destinato alla stamperia braille regionale, e che quest’anno si vedrà arrivare 1.153.000 euro più 2.500.000 euro per la stamperia. Una sorte simile è toccata all’associazione ‘Meter’ onlus di Avola, che quest’anno riceverà un contributo di 105.500 euro a fronte dei 62mila previsti l’anno scorso, alla fondazione Famiglia Piccolo di Calanovella che prenderà 45.000 euro invece dei 22.000 che le sarebbero toccati meno di un anno fa, al centro Ettore Majorana, a cui toccheranno 260mila euro invece di 200mila e al centro ‘Padre Nostro’, al quale spettano 327.000 euro a fronte dei 220.000mila circa che gli erano stati assegnati con la vecchia finanziaria.

Molti altri hanno avuto ridotto il contributo. Per alcuni si tratta di poca cosa, per altri la perdita è più consistente. Ma – anche in questo caso – tra i nomi, molti sono noti. C’è la fondazione Whitaker, che avrà 200.000 euro invece dei 440 che le sarebbero stati assegnati l’anno scorso, la fondazione Federico II, che avrà 30.000 euro a titolo di rimborso delle manifestazioni culturali organizzate quest’anno, il Museo Vivente di Custonaci, che riceverà 18.300 euro, l’Istituto superiore di giornalismo avrà un contributo di 285.000 euro invece dei 340 previsti l’anno scorso, l’Autodromo di Pergusa (che tra le critiche ha ricevuto, alla fine, 150mila al posto degli oltre 300.000 euro che gli erano stati concessi con la scorsa finanziaria), l’istituto Gramsci (96.000 euro), il Museo Mandralisca di Cefalù (99.500 euro), l’Officina di studi medievali (60.000 euro), il centro Pio La Torre (92.500 euro), la fondazione Ignazio Buttitta (54.800 euro), l’Istituto di Storia Patria di Palermo (27.200 euro), l’associazione ‘Telefono Arcobaleno’ (201.121 euro), la fondazione ‘Banco alimentare’ (251.402 euro), le associazioni per i mutilati e invalidi civili (insieme hanno avuto circa 102 mila euro complessivi), e anche la tanto criticata – almeno in passato – Accademia degli Zelanti e dei Dafnici, che ottiene 28.950 euro. Molto meno, certo, dei circa 70mila che avrebbe ricevuto l’anno scorso se il commissario dello Stato non avesse impugnato la norma che stanziava le somme, ma è comunque una cifra consistente se si considera che inizialmente era stata esclusa dalla commissione che ha esaminato le richieste di contributi per il dipartimento dei Beni culturali, la stessa che, alla fine, l’ha ‘riammessa’.

E a liste pubblicate è stata polemica. Qualcuno si è anche azzardato a dire che la nuova norma “ricalca le più vecchie e becere logiche del clientelismo” ha detto Marco Falcone, parlamentare del Pdl: per lui la tabella H è stata addirittura “resuscitata”.


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