PALERMO – A poco più di venti giorni dal voto, il Partito democratico siciliano ha presentato la lista per le prossime elezioni europee. Nella sede del palermitana del Pd, il segretario regionale Fausto Raciti ha raccolto la squadra al completo: otto nomi, sette siciliani e un sardo, quattro donne e quattro uomini. Presente anche Renato Soru, ex presidente della Sardegna e secondo in lista, dopo Caterina Chinnici.
“Questa tornata elettorale sarà un test politico – ha detto Raciti – sull’iniziativa che il partito sta portando avanti nelle ultime settimane, da quando a capo del governo c’è Matteo Renzi. Dalla vittoria o dalla sconfitta di questa battaglia, quindi, dipenderà molto del futuro del Paese e della Sicilia. Noi – ha continuato il segretario regionale del Pd – abbiamo fatto la nostra parte mettendo in campo una squadra forte e importante. Con questi nomi e questi volti non solo raccontiamo un pezzo di Sicilia, ma all’Isola proviamo a dare una vera rappresentanza, ma deve essere una sfida di tutto il Pd, Renzi deve impegnarsi in prima persona”.
Una lista in cui le storie personali dei singoli candidati valgono molto. E che loro stessi rivendicano. Lo ha fatto la figlia del magistrato ucciso dalla mafia Rocco Chinnici, che è stata anche assessore nel governo Lombardo e che di quel periodo parla come di un’esperienza che lei ha messo “a servizio della Sicilia e non di uno schieramento politico”. Lo ha fatto anche Marco Zambuto, che del suo criticato passato nell’Unione di centro va “orgoglioso”. “Non rinnego la mia storia – ha detto in conferenza stampa – da cattolico e democratico, ultimamente il centro, in Sicilia, è stato in difficoltà, e molti di noi rischiavano di ritrovarsi in una destra che ha fatto grossi danni al Paese. Renzi a noi ha aperto le porte – ha continuato – con l’obiettivo di costruire una sinistra democratica e che in Europa porti con sé i valori del Pse. Dentro questa campagna elettorale ci sono molte sfide, ma la direzione è unica: giochiamo tutti nella stessa squadra”.
E la sua storia da teorico spesso criticato dell’antimafia l’ha rivendicata anche Giovanni Fiandaca, che anche oggi ha sottolineato come nessuno abbia il diritto “di decidere qual è l’antimafia più giusta. Sono tra quelli – ha spiegato – che hanno chiesto di rivedere l’impegno antimafia rispetto a quello messo in campo negli ultimi anni, poco concreto, a volte, e molto retorico. L’antimafia è stata utilizzata spesso per fare affari e ottenere potere, oppure strumentalizzata per lotte politiche. Ma nessuno può presumere di avere la legalità in tasca”.
Ospite in Sicilia – dove sta facendo campagna elettorale – anche Renato Soru, che insieme con gli altri candidati (Michela Stancheris, Michela Giuffrida, Giovanni Barbagallo e Tiziana Arena) ha parlato di obiettivi. Su una cosa sono tutti d’accordo: la sfida, anche in Sicilia “è tra il Partito democratico e Grillo”, ma per i democratici non ci sono dubbi, “l’Europa è un valore, non il nemico”.