Viaggio al 'Cervello' dopo gli arresti | Medici e infermieri: "Sotto choc" - Live Sicilia

Viaggio al ‘Cervello’ dopo gli arresti | Medici e infermieri: “Sotto choc”

Un giorno con i colleghi di Giuseppe Arcoleo, lo pneumologo dell'ospedale Cervello arrestato con la caposala Concetta Conte.

PALERMO – Di fronte ai nomi di Giuseppe Arcoleo e Concetta Conte sbarrano gli occhi. Sono stupiti, amareggiati, ancora sotto choc. Ma allo stesso tempo spendono per loro parole che descrivono una grande professionalità ed anni trascorsi fianco a fianco da ricordare con piacere. I colleghi del dirigente medico dell’azienda Villa Sofia-Cervello-Cto, e della caposala nel reparto di Pneumologia I dell’ospedale di via Trabucco, finiti in arresto con le accuse di truffa e peculato, raccontano la propria delusione per una vicenda che, dicono, li ha colti letteralmente di sorpresa.

“Non se l’aspettava nessuno – dice tra i corridoi che portano al reparto dove è avvenuto il blitz dei finanzieri un infermiere che preferisce rimanere anonimo -. Arcoleo è un medico che si è sempre dato molto da fare qui e non lo dico per ipocrisia, ma per esperienza. Ho lavorato insieme a lui per più di un anno e mezzo e ho visto coi miei occhi come portava avanti la sua professione in modo impeccabile. Dopo quello che è successo siamo tutti sotto choc”. In base a quello che emerso dalle indagini condotte dalla guardia di finanza dopo alcune segnalazioni arrivate al 117, il medico e la sua assistente si sarebbero appropriati di somme di denaro spettanti all’ospedale palermitano.

Arcoleo sarebbe stato autorizzato ad esercitare la professione all’interno della struttura ospedaliera e con le attrezzature dalla stessa poste a disposizione secondo il regime Alpi – Attività libera professionale intramoenia –, ma per questo tipo di attività la legge prevede alcuni obblighi, tra cui quello di non riscuotere direttamente il compenso dai pazienti. Per l’accusa, quello che avrebbe preso vita sarebbe stato un vero e proprio “canale parallelo” a quello ospedaliero, considerato vantaggioso anche dai pazienti che si trovavano a pagare un prezzo notevolmente inferiore per le visite. Un meccanismo di cui tutti i colleghi sarebbero stati all’oscuro da quanto emerge dalla mattinata che abbiamo trascorso all’ospedale di via Trabucco.

“Nessuno poteva sapere cosa succedeva in quella stanza, se non la sua assistente, una donna che conosciamo da vent’anni e che è cresciuta insieme a noi, sia umanamente che professionalmente”, dice il dottor Giovanni Cangemi, dirigente di primo livello della divisione di Pneuomologia I dell’ospedale Cervello. “E – prosegue – d’altronde tutti noi non avevamo alcun motivo di nutrire sospetti conoscendo sia lei che Arcoleo, due professionisti che non avevano mai manifestato atteggiamenti ambigui o carenze dal punto di vista lavorativo. Di certo siamo delusi, siamo stati colti alla sprovvista dalle accuse che sono state loro rivolte, ma ci auguriamo che su questa vicenda venga fatta chiarezza quanto prima e che torni presto qui al lavoro con noi”.

Chi conosce il medico ne parla, in effetti, come un uomo che ha fatto della sua professione una missione, pronto a correre giorno e notte per i suoi pazienti: “Già – prosegue un altro infermiere – per lui non c’erano orari da rispettare, era sempre disponibile. Siamo stupiti, abbiamo l’amaro in bocca per quello che viene contestato a lui e a Concetta Conte. C’è grande incredulità di fronte a quanto è accaduto”. E nei giorni successivi all’arresto, sono state decine i pazienti che si sono recati in reparto ed hanno chiesto del medico che attualmente si trova ai domiciliari. “In molti – prosegue Cangemi – avrebbero dovuto effettuare la prima visita dopo l’intervento, ma al momento nessuno ha preso il suo posto. Devo dire che anche loro sono molto dispiaciuti dell’assenza di Arcoleo, che per i suoi pazienti si spendeva ad ogni ora del giorno e della notte. Basti pensare che garantiva la reperibilità broncologica, quindi non conosceva orari. Noi, come medici, accogliamo un bacino d’utenza molto ampio – aggiunge – che attualmente gravita soltanto sulle unità di Pneumologia che si trovano qui al Cervello e al Civico. Dopo la chiusura di un’altra che si trovava nella nostra struttura e quella di Villa Sofia, ci ritroviamo a fronteggiare turni lunghissimi attraverso il Cup, che ha già prenotato centinaia di visite fino ad ottobre”.

E’ infatti questo – come ha precisato l’azienda Ospedali Riuniti di Palermo – l’iter che i pazienti devono seguire: “Le prenotazioni vengono effettuate attraverso il Cup aziendale e nessun utente può rivolgersi direttamente al medico per accedere ad una prestazione in regime libero professionale. I pagamenti da parte degli utenti che intendono avvalersi di questo servizio devono essere effettuati esclusivamente attraverso bonifico bancario, carta di credito o in contanti presso il cassiere e non è previsto che alcun medico possa incassare somme per conto dell’azienda”. E invece, il giorno in cui le fiamme gialle hanno fatto irruzione in ospedale, il medico e la sua assistente si stavano dividendo l’incasso giornaliero, circa quattrocento euro, che sarebbero stati frutto delle visite “in nero” e a prezzo stracciato. Dalle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Luca Battinieri, sarebbe emerso pure il tariffario applicato dal medico: ottanta euro per una visita contro i 140 stabiliti dall’azienda sanitaria.


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