Polemica per il ricordo di Chinnici | "I parenti delle vittime in ultima fila" - Live Sicilia

Polemica per il ricordo di Chinnici | “I parenti delle vittime in ultima fila”

Il tesserino di Mario Trapassi vittima dell'eccidio (foto ANSA)

Una strage. L'anniversario. La memoria. E gli ultimi che non sono i primi.

PALERMO- “I papaveri in prima fila. I parenti delle vittime e quelli come me che hanno sofferto tanto, lasciati soli, come i cani. Che schifo di città, che schifo di città…”. Non si dà pace Giovanni Paparcuri, uomo schietto e battagliero, nonostante gli anni che passano. C’era anche lui quando il consigliere istruttore Rocco Chinnici fu massacrato in via Pipitone Federico il 29 luglio dell’ottantatrè dalla deflagrazione di una Fiat 126 imbottita di esplosivo. Morirono il maresciallo dei carabinieri Mario Trapassi, l’appuntato Salvatore Bartolotta e il portiere dello stabile in cui abitava il magistrato, Stefano Li Sacchi. Giovanni – autista e uomo di fiducia di Chinnici come poi sarebbe stato per Giovanni Falcone – sopravvisse, con troppe ferite addosso.
Oggi, 29 luglio del 2014, nella rappresentazione scenografica e anti-mafiosa dell’anniversario dell’eccidio, il superstite e i figli delle “altre” vittime sono stati maltrattati, secondo il racconto diretto degli interessati.

Paparcuri l’ha scritto su Facebook, a corredo di una foto con le presenze istituzionali in parata: “Gli ultimi saranno sempre ultimi. No! Non mi sto zitto. Lasciamo stare io, ma dove sono i familiari di Trapassi e Bartolotta e Li Sacchi? Naturalmente dietro”. Elvira Terranova, cronista di Adnkronos, ha riportato il medesimo sfogo del sopravvissuto in un lancio di agenzia: “Ci sono vittime di serie A e vittime di serie B. I ‘vip’ in prima fila riveriti da tutte le istituzioni e a noi, con i familiari dei carabinieri e del portiere, in seconda fila, sul marciapiedi, neppure una stretta di mano. Quanta amarezza”.

“Elvira è stata l’unica ad avvicinarsi e a mostrare interesse per noi – racconta Paparcuri a Livesicilia -. Ringrazio anche l’assessore Nelli Scilabra per le parole affettuose. Per il resto nulla. Nessuna delle autorità presenti ci ha degnato di uno sguardo”. Sulla bacheca di Facebook la rabbia dignitosa di Salvo, figlio del carabiniere Trapassi: “Sono 31 anni che fanno così. Lo ripeto ancora una volta non vado li per essere fotografato o intervistato, ma solo per mio padre e per voi che siete i veri eroi”.
Ma questa è la Sicilia eterna e contemporanea. Gli eroi devono essere per forza morti. E i vivi, sotto una coperta di parole inutili, dimenticano.


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