Adesso è scacco al re | Tutti vogliono un governo politico - Live Sicilia

Adesso è scacco al re | Tutti vogliono un governo politico

Gli esponenti del Pd hanno chiesto la testa della Scilabra e un nuovo governo. Lo stesso hanno fatto gli uomini di Totò Cardinale. Crocetta è sempre più solo. Adesso non gli resta che aprire ai politici in giunta o cercare una nuova maggioranza.

PALERMO – È scacco al re. Ma non è ancora scacco matto. La guerra tra le donne di Palazzo d’Orleans ha lasciato il sovrano nudo. Solo. In un angolo, come altre volte. Ma forse, mai come questa volta.

Il Piano giovani ha finito per rilanciare il Piano rimpasto. Quello dei politici, ovviamente. Quello della giunta di “responsabili” al posto di quella (quelle) definite a turno dagli stessi esponenti della maggioranza come esecutivi di camerieri, di dilettanti, di “irresponsabili” (cioè di chi non vuole assumersi le responsabilità dei flop, dei fallimenti).

Ieri, in commissione Lavoro, in una drammatica e a tratti storica seduta, a un certo punto, uno dei leader dell’opposizione ha alzato le braccia: “L’intervento del collega della maggioranza è andato ben oltre le mie intenzioni” ha detto Nello Musumeci riferendosi alle parole di Filippo Panarello, parlamentare messinese del Pd. E in effetti, le sue frasi suonano come un decisivo tentativo di staccare la spina a questo governo. Se non si trattasse di un parlamentare democratico, insomma, quell’intervento finirebbe dritto dritto nel manuale delle opposizioni.

“Abbiamo assistito – ha detto Panarello – a una seduta che non ha precedenti. Da deputato, e da deputato di maggioranza, esprimo tutto il mio sconcerto. Mi riserbo di chiedere nelle sedi opportune di chiarire una vicenda che sta spargendo discredito su un governo che io sostengo, e che voglio continuare a sostenere, ma a fronte di un cambiamento radicale nel modo di governare, che ci preservi da fatti simili a questi”. Lo scacco, appunto. O si cambia tutto o è davvero impossibile continuare a sostenere questa giunta. E Panarello è entrato anche nel merito della vicenda che ha vertiginosamente accelerato la crisi, facendo riferimento alle “grosse anomalie” del Piano giovani, legato soprattutto all’affidamento a Italia Lavoro “caso unico in tutta Italia”. “Si faccia chiarezza, quindi. Nel mio partito, nel mio gruppo e nella maggioranza. E ci sia un’assunzione di responsabilità politica. Mi riferisco al presidente della Regione che nomina e revoca gli assessori”.

Un chiaro suggerimento a cambiare tutto. A mutare volti e “natura” di un esecutivo che non funziona. E la richiesta di Panarello si aggiunge a quella di un altro compagno di partito. Giovanni Panepinto ha usato persino l’arma dell’ironia: “La responsabilità allora di chi è? Della politica o delle forze del male che si oppongono a volte alla rivoluzione. Oggi (ier, ndr) per noi è una Caporetto. Ci sono momenti in cui bisogna tirare una linea. Dopo due anni bisogna fare delle valutazioni anche per riabilitare la politica. Abbiamo creato oggi un ulteriore distacco tra questo palazzo e le persone. Bisogna capire – ecco la stoccata – che non si può essere buoni per tutte le stagioni, la politica è un passaggio, si fanno delle esperienze, che poi finiscono”.

Finiscono, le esperienze finiscono. E il riferimento a Nelli Scilabra è diretto, per nulla timido. Le esperienze finiscono, ed è il caso di “tirare una linea”, dice Panepinto. Una frase che, del resto, è in piena sintonia con alcuni “movimenti” dello stesso deputato e di un’area del Pd anche in occasione dell’ultima Finanziaria. Fu proprio Panepinto, seguito da diversi deputati del Partito democratico, ad esempio, a far bocciare la norma sull’Interporto di Termini Imerese. Un fatto che lo stesso presidente Crocetta interpretò come uno “sfregio” nei confronti di uno dei suoi più fidati “sponsor”, Beppe Lumia. E la guerra in atto è proprio questa. Il Pd “dissidente”, quello che non ha un rappresentante in giunta e che da mesi ormai può divertirsi ad attaccare un governo nel quale, di fatto, non è rappresentato, sta prendendo slancio, usando il Piano giovani come un trampolino. Come la pedina buona per mettere in scacco il re.

Che stavolta, però, dovrà guardarsi dalle insidie di altre pedine. Intanto perché è sembrato venir meno uno “schermo”, qualche figura buona per parare i colpi che erano giunti nelle scorse settimane. Ieri in commissione Lavoro, infatti, il Partito democratico era ampiamente rappresentato. C’era il capogruppo Baldo Gucciardi, vicino all’area Renzi oltre che al governatore, c’era Antonella Milazzo l’unica nei giorni scorsi a prendere le difese di Nelli Scilabra, c’era anche l’ex segretario regionale Giuseppe Lupo. Di fronte agli attacchi della dirigente Corsello, a quelli dell’opposizione, a quelli del Pd “scontento”, nessuno di loro è intervenuto a sostegno dell’assessore “del Pd”. Una solitudine, quella di Nelli Scilabra, palpabile, evidente ieri nella Sala Rossa di Palazzo dei Normanni. Non c’era nemmeno Crocetta, che si è limitato al solito comunicato di contrapposizione tra la Formazione “moralizzata” dal suo governo e quella “corrotta” del passato.

Un “racconto”, però, che adesso rischia di non convincere più nemmeno i fedelissimi. A guidare quella commissione, infatti, è Marcello Greco, un uomo di Totò Cardinale. E le sue parole, pronunciate il giorno prima della seduta sono forse le più dure di tutte. Perché vanno persino al di là del Piano giovani, per descrivere un fallimento generale, ampio, diffuso. “Il problema – ha detto Greco – non è rapresentato dall’assessore Scilabra o dall’assessore Bruno. Il problema è il governo nella sua interezza. E riguarda, semmai, il governatore stesso, che deve decidersi. I settori della Formazione e del Lavoro stanno cadendo a pezzi. Migliaia di persone sono in mezzo a una strada. Crocetta adesso sostituisca questi assessori e metta al loro posto personalità politiche. Decida lui chi dovrà occuparsene, ma si tratti di qualche politico che conosce bene il settore. Crocetta da tempo dice – ha aggiunto – di non volere fare macelleria sociale. Ma cosa ha fatto finora? Ha fatto proprio un macello. Ha macinato tutto. Adesso basta, si fermi tutto. E si riparta con chi davvero conosce questo settore”. Un concetto del resto ribadito sul quotidiano La Repubblica dal leader di quel movimento, Totò Cardinale. Uno degli alfieri più importanti del sovrano. Che adesso dovrà, per l’ennesima volta, trovare un modo per evitare lo “scacco matto”.

Aprire alle “opposizioni responsabili” per sgilare un nuovo patto utile a rimettere su la distatrata nave di questa legislatura, o piegarsi alle richieste che arrivano ormai da buona parte della maggioranza? Una maggioranza che, numeri alla mano, oggi non potrebbe assicurare la fiducia all’assessore Scilabra e probabilmente a tutto il governo. Già, piegarsi. Alla giunta dei politici, per evitare lo scacco matto. Una scelta difficilissima per un re che ha il timore di trasformarsi, a quel punto, in una semplice pedina.


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