Assedio finale alla Scilabra | Articolo 4 si sfila dai fedelissimi - Live Sicilia

Assedio finale alla Scilabra | Articolo 4 si sfila dai fedelissimi

La giornata politica. Grillini e centrodestra presenteranno mozioni di censura contro l'assessore, oggi ancora bersaglio delle critiche dei democratici. E "scaricata" anche da Articolo 4. Cambio di delega in vista? Il governatore rinsalda l'asse con Pdr e Megafono, gli ultimi a difendere Nelli, in vista della partita del rimpasto. Su cui il Pd resta diviso

La giornata politica
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PALERMO – L’Ars ha risparmiato il colpo del ko a Nelli Scilabra, ma il destino dell’assessore alla Formazione sembra sempre più lontano da quella del suo partito. Che non includerà il suo nome nella quaterna che il segretario Fausto Raciti proporrà venerdì al vicesegretario nazionale Lorenzo Guerini. E che oggi ancora una volta non ha esattamente fatto le barricate per difendere Nelli, che ha presentato un dossier di risposta – con una settimana di differita – alle accuse di Annarosa Corsello. E mentre le opposizioni sono pronte a sferrare l’attacco finale alla Scilabra, e i cuperliani del Pd preparano l’affondo al governo, Crocetta serra le file rinsaldando l’asse con i fedelissimi Democratici riformisti e Megafono.

La linea di difesa dell’assessore oggi ha avuto un paio di passaggi degni di nota. Come quando la Scilabra ha mandato una frecciata al suo partito, rinfacciandogli gli scheletri nell’armadio della Formazione professionale. Schema tattico trito e ritrito – assai caro a Crocetta e amici – che Filippo Panarello del Pd ha presto smontato: “Gli errori non si possono giustificare solo dicendo che in passato si è fatto di peggio”. O ancora come quando la Scilabra, per escludere sue pressioni alla Corsello, ha tirato fuori il non felicissimo argomento: “Come potrei io, giovane assessore, ‘costringere’ un dirigente col carattere e l’esperienza di Anna Rosa Corsello?”, un’involontaria ammissione di debolezza. Per lei dal Pd nessuna difesa, anzi. Chi ha parlato, da Giovanni Panepinto a Mariella Maggio non ha certo lesinato critiche politiche.

Alla fine la commissione, dopo la discutibile decisione di interrompere la diretta streaming della seduta, una decisione – ”dobbiamo lavorare con serenità e tranquillità”, ha detto alla faccia della trasparenza il presidente Marcello Greco – che ha il sapore dei giochini politici da sottoscala e che l’opposizione ha contestato, non è riuscita nemmeno a partorire un documento. Troppo blando (“da Orsoline”, ha detto Nello Musumeci) quello che era stato proposto e che sostanzialmente graziava il governo senza inchiodarlo alle sue responsabilità. “È stato un errore, da parte della commissione Lavoro all’Ars, non esitare una risoluzione che spingesse il governo a indicare le responsabilità, anche politiche, su una vicenda che ogni giorno di più assume contorni grotteschi”, commentava il cuperliano del Pd Mario Alloro.

E a proposito di fuoco amico, dalla maggioranza oggi si è levata un’altra voce critica verso la Scilabra. Al termine di una lunga, e pare molto animata, riunione di gruppo di Articolo 4, è stato prodotto un documento, severo nei confronti del governo, in cui a proposito del Piano Giovani, si legge che “le motivazioni offerte dall’Assessore Scilabra non hanno finora convinto e pertanto consentito di superare le perplessità sulle responsabilità politiche relative alle modalità di attuazione del Piano”.

Intanto, Forza Italia ribadiva la sua intenzione di una mozione contro la Scilabra, già scritta e pronta per essere depositata venerdì e presentata martedì. L’hanno firmata tutti i partiti di centrodestra e censura l’assessore “per avere disatteso, mortificandole, le aspettative e speranze di tanti giovani siciliani, nonché per avere ridotto al collasso l’intero settore della Istruzione e formazione professionale”. E anche i 5 Stelle scrivevano la loro, parlando di “penoso campionato di scaricabarile e lancio degli stracci”. Due mozioni, che saranno discusse insieme e poi votate in un’unica votazione, che con l’aria che tira all’Ars non faranno dormire sonni tranquilli al governo. Tanto che ieri hanno preso a circolare all’Ars persino voci su un possibile cambio di delega per la Scilabra

Il rinvio deciso dalla commissione in fondo altro non è che l’immagine di una vicenda tutt’altro che chiusa, che promette ancora strascichi. E che resta sullo sfondo mentre nella maggioranza ci si prepara alla battaglia del rimpasto. Col segretario del Pd Fausto Raciti che preme sull’acceleratore. Il bollo sui due nomi da affiancare a Giuseppe Bruno e Roberto Agnello, cioè Angelo Villari e Cataldo Salerno, dovrebbe arrivare venerdì ma pare che già oggi Raciti abbia intrapreso il confronto con Guerini rappresentando le difficoltà della situazione siciliana. Resterebbero però, sottotraccia, le perplessità delle altre anime del partito, maggioritarie in Sicilia, sull’ingresso di due cuperliani in giunta senza contestualmente mettere in discussione altre cariche (dalla segreteria alle commissioni dell’Ars) che già premiano parecchio la corrente del segretario.

Ma se il Pd attacca, Crocetta serra le file. Nelle ultime ore il governatore ha rafforzato l’asse con i due gruppi parlamentari a lui più vicini, il PdR fondato da Totò Cardinale (ieri il presidente ha incontrato il gruppo) e il Megafono. Da quelle sponde sono arrivati oggi in commissione gli unici assist all’assessore Scilabra, a partire dallo stesso presidente della commissione Marcello Greco che oggi è apparso più mite rispetto a otto giorni fa. I democratici riformisti ieri hanno diffuso una nota di sostegno a Crocetta, oggi è toccato al Megafono, che si è detto “preoccupato e stanco dell’eterno dibattito interno al PD”, ritenendo “opportuno ricordare che l’interesse della Sicilia e dei siciliani non si fa occupandosi esclusivamente di rimpasto della giunta”. Le truppe crocettiane, insomma, si preparano alla battaglia.


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