"Assunzioni illegittime al 118" | Condannati 17 politici, con lo sconto - Live Sicilia

“Assunzioni illegittime al 118” | Condannati 17 politici, con lo sconto

I 17 politici condannati

Sotto processo davanti alla Corte dei Conti c'era tutta la giunta Cuffaro e i membri della commissione Sanità che con il voto del 2005 assunsero 512 nuovi autisti-soccorritori. I soldi che dovranno pagare scendono da cifre comprese fra 500 mila e 700 mila euro ciascuno a circa 30 mila euro. Granata: "Macchè sconti, si corregge un errore enorme"

PALERMO – Le assunzioni al 118 furono illegittime. Ma il conto che devono pagare 17 politici si riduce a pochi spiccioli se si considera l’iniziale ipotesi di danno erariale. Si è passati dai 37 milioni contestati dalla Procura ai 12 della condanna d’appello, fino ad arrivare ai 600 mila della nuova sentenza emessa ora da un nuovo collegio di secondo grado della Corte dei conti. In soldoni, è il caso di dire, si passa da cifre comprese fra 500 mila e 700 mila euro ciascuno a circa 30 mila euro a testa.

Ecco chi dovrà sborsarli: Totò Cuffaro, Antonio D’ Aquino, Francesco Scoma, Francesco Cascio, Mario Parlavecchio, Giovanni Pistorio, Santi Formica, Nino Dina, Giuseppe Basile, David Costa, Giuseppe Arcidiacono, Giancarlo Confalone, Angelo Moschetto, Fabio Granata, Carmelo Lo Monte, Michele Cimino, Innocenzo Leontini. In pratica tutta la giunta Cuffaro e i membri della commissione Sanità che con il voto del 2005 assunsero 512 nuovi autisti-soccorritori. Assunzione che, secondo i giudici contabili, non rispondevano a reali esigenze per migliorare il sevizio ma a “logiche clientelari e pressioni lobbystiche”.

È stato un processo piuttosto travagliato. La Sezione giurisdizionale d’Appello della Corte dei Conti accolse in parte il ricorso della Procura, che aveva contestato ai politici un danno di oltre 37 milioni di euro, per la scelta “inutile e irragionevole” di ampliare il parco ambulanze del 118 e di assumere, contestualmente, nuovi dipendenti. In primo grado, infatti, le accuse della Procura erano state respinte. E i politici “assolti”. Ma l’appello cambiò le carte in tavola. I magistrati contabili confermarono la legittimità della scelta degli amministratori di allora di ampliare il numero delle ambulanze, ma censurarono fortemente il ricorso a 512 nuovi autisti-soccorritori. Una decisione giunta senza alcun motivo.

Senza, cioè, la presenza di fatti o dati oggettivi che comprovassero la necessità di quelle assunzioni. Per questo motivo, la richiesta complessiva di risarcimento, rispetto a quella della Procura, scese a 12 milioni di euro. Dopo la condanna, però, i politici fecero ricorso in Cassazione sostenendo che non fosse quella della Corte dei conti la sede corretta per trattare la materia. Insomma, sollevavano un difetto di giurisdizione. I supremi giudici, però, respinsero il ricorso. Ne fu presentato, però, subito un altro con il quale veniva chiesta la revocazione del processo e cioè una sorta di revisione del processo contabile prevista in casi eccezionali. Che in questo caso erano motivati da possibile errori nel calcolo del danno erariale.

E così è stato necessario un processo con un nuovo collegio, formato da giudici prevalantemente diversi e presieduto da Ivan De Musso, per risolvere la questione. E siamo alla sentenza di oggi. Si è passati dallo sconto del secondo grado al super sconto di oggi. Una sentenza accolta con grande soddisfazione dagli avvocati Massimiliano Mangano, Anna Maria Crosta, Agatino Cariola, Gigi Rubino e Antonio Vitale.

Il collegio ha stabilito che c’è stato un calcolo errato dei compensi riconosciuti agli autisti-soccorritori impiegati nelle nuove ambulanze. Non era stato, infatti, tenuto in conto le ore di lavoro settimanali per i dipendenti erano diminuiti da 36 a 30 ore. Ecco perché, si legge nella motivazione, “era stato calcolato un danno corrispondente alle intere retribuzioni dei 512 addetti in più, senza però considerare i minori stipendi percepiti complessivamente da tutti (e dunque non sottraendo i corrispondenti valori)”. Ed ancora: “Emerge come le postazioni previste dai due atti aggiuntivi non siano state tutte attivate immediatamente, a gennaio 2006; più in particolare, 14 postazioni risultano essere state attivate nel febbraio 2006 e 53 nel mese di maggio 2006. In considerazione di ciò, i relativi pagamenti, da parte della Regione, hanno dovuto tenere conto di tale circostanza, mentre invece la sentenza impugnata ha quantificato il danno per l’intero periodo, ossia come se tutti gli autisti soccorritori fossero stati assunti a decorrere dal mese di gennaio 2006”.

 


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