"Il caffè e il colpo al Monte di Pietà"| Ecco il primo verbale di Galatolo - Live Sicilia

“Il caffè e il colpo al Monte di Pietà”| Ecco il primo verbale di Galatolo

Il neo pentito Vito Galatolo

Uno dei primi nomi messi a verbale dal boss dell'Acquasanta è quello di Francesco Paolo Maniscalco, un mafioso che, secondo l'accusa, si sarebbe lanciato nel business del caffè.

PALERMO – È il primo verbale di Vito Galatolo depositato in un processo. Finora erano trapelate solo indiscrezioni sulle sue dichiarazioni che riguardano l’attentato che la mafia stava programmando per uccidere il pubblico ministero Nino Di Matteo.

Ora sappiamo che uno dei primi nomi messi a verbale dal boss dell’Acquasanta è quello di Francesco Paolo Maniscalco, un mafioso che, secondo l’accusa, si sarebbe lanciato nel business del caffè. Maniscalco, già condannato per mafia con sentenza definitiva, viene considerato vicino a Totò Riina. Attraverso tre società avrebbe imposto le forniture della miscela per l’espresso venduto in diversi bar della città.

Ecco cosa ha detto di lui Vito Galatolo, rispondendo alle domande del pubblico ministero Dario Scaletta: “Conosco Maniscalco Francesco figlio di Salvatore da tanti anni e siamo stati pure in carcere insieme; mi cercava per sapere se mi interessavo per fargli avere clienti per la fornitura di una ditta di caffè di cui era proprietario insieme ad un altro. Tale episodio risale a dopo la mia scarcerazione nel 2000 e prima della sua scarcerazione del 2001-2002. La società, se non sbaglio, era sua anche se figurava come dipendente”.

Poi Galatolo ha raccontato delle amicizie di Maniscalco con alcuni mafiosi, facendo un tuffo nel passato di Cosa nostra: “Maniscalco era amico di Giuseppe Calvaruso e si faceva raccomandare sempre da uomini d’onore; lo stesso ha commesso una rapina al Monte di Pietà che gli fruttò tanti soldi. Come Totò Alfano e Salvatore Sorrentino era abile rapinatore e i suoi crimini hanno fruttato tanti soldi”.

Il riferimento è al mega colpo messo a segno nel 1991, quando un commando svuotò il caveau del Monte di Pietà a Palermo. Bottino: oro e gioielli per 18 miliardi di lire. Il primo verbale di Galatolo, che entra in un processo, conferma l’attendibilità che i pubblici ministeri riconoscono all’aspirante collaboratore di giustizia e dimostrano che il boss conosce la storia, vecchia e nuova, della mafia di Palermo.

 


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