Crisi a Sviluppo Italia Sicilia |Sciopero e sit-in all'Ars - Live Sicilia

Crisi a Sviluppo Italia Sicilia |Sciopero e sit-in all’Ars

Due giorni di sciopero. Domani protesta a Palazzo dei Normanni, poi a Palazzo d'Orleans

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PALERMO – Sempre più a rischio il futuro di Sviluppo Italia Sicilia, società che in 13 anni di attività ha contribuito alla nascita di oltre 17 mila nuove imprese. I 76 dipendenti di Sviluppo Italia Sicilia, senza stipendi da 2 mesi, senza buoni pasto da maggio, hanno indetto il loro primo sciopero perché la società è con l’acqua alla gola: per due giorni incrociano le braccia e manifestano in piazza con due sit-in, il primo domani alle ore 9 sotto l’Ars, in occasione della terza audizione dei sindacati in commissione Bilancio. E il secondo presidio si terrà giovedì 11 alle ore 9 sotto la presidenza di Palazzo d’Orleans, per chiedere alla Regione di dare garanzie e continuità occupazionale alla società. Lancia l’allarme il segretario della Fisac Cgil di Palermo Gino Ridulfo: “Ci auguriamo di aver e risposte concrete. Queste sono le prime due giornate di lotta indette. E’ chiaro che chiediamo non parole ma fatti. La situazione è talmente drammatica che se non viene adottato un provvedimento finanziario immediato la società va in liquidazione”. I dipendenti, che da mesi denunciano e chiedono di essere ascoltati, lanciano il loro urlo di dolore: “Non mancano solo gli stipendi. A circa 25 dipendenti che hanno aderito alla previdenza integrativa, da 2 anni la società trattiene il Tfr. E il contributo volontario del lavoratore viene prelevato in busta paga e non versato al fondo pensione ma usato per pagare gli stipendi di tutti. Così non si può continuare”, dice Gian Luca Mazzarese , Rsa della Fisca Cgil.

Finora, si legge in un comunicato sindacale, nessuna forza politica ha risposto alle denunce dei lavoratori e dei sindacati confederali. L’ex assessore al Bilancio Roberto Agnello, nella prima audizione, svolta a novembre, aveva preso l’impegno di aprire un tavolo di crisi con i direttori generali per individuare una soluzione. L’azienda è corto di risorse: la commessa maggiore, l’assistenza tecnica per il dipartimento Agricoltura, che impiegava 42 dipendenti, è stata bloccata da un rilievo della Corte dei conti Europea. E la commessa langue perché i rilievi e le controdeduzioni formulate dai vertici della burocrazia non sono bastati. Per il Piano Giovani, Sviluppo Italia Sicilia avrebbe dovuto occuparsi delle attività rivolte alla creazione d’impresa. In questo caso, la somma di 650 mila euro è rimasta inutilizzata perché nel frattempo le attività del piano non sono partite. Le uniche commesse in atto sono quella con Invitalia, che vale circa 1 milione e mezzo di euro l’anno ma termina a fine dicembre. E quella col dipartimento Programmazione, alla quale lavorano solo 5 dipendenti.

La mancanza di liquidità, prosegue il comunicato stampa, sta per causare il blocco di tutte le attività. L’incubatore di Catania, acquistato dalla Regione, dove sono insediate una ventina di piccole e medie imprese a breve chiuderà i battenti, lasciando le imprese e i loro lavoratori in grande difficoltà, con la prospettiva di interrompere la produzione. L’interruzione delle erogazioni in corso (a valere sugli artt. 1 e 2 della Legge 23/2008, imprese di qualità e imprenditorialità giovanile), causerà problemi finanziari alle circa 130 piccole e medie imprese ammesse ai finanziamenti, sommandosi al difficile momento congiunturale che le stesse imprese stanno attraversando a causa della crisi. Ed è a rischio la certificazione di oltre 6 milioni di euro di spesa sul PO FESR da parte dell’Assessorato Attività Produttive. Inoltre rischiano di subire uno stop tutte le attività in corso, dalla valutazione delle domande alla firma dei contratti per il prestito d’onore (titolo II del D. Lgs. 185/2000) in convenzione con Invitalia, causando un danno a tutte quelle centinaia di giovani siciliani che ogni anno, malgrado le difficoltà, hanno deciso di avviare una nuova attività nell’isola.

Le iniziative di lotta – le prime nella storia della società – sono state concordate nell’assembla del primo dicembre scorso, convocata dalle Rsa di Fisac Cgil, Fiba Cisl, Uilca Uil e Ugl Credito, per discutere del drammatico momento che attraversa la società che, come riferito dalla presidente Carmelina Volpe, “non può più onorare il pagamento delle mensilità e dei crediti pregressi ai lavoratori”. “Siamo in presenza di una situazione aziendale oltre i limiti di ogni sana amministrazione, dove il diritto fondamentale del lavoratore, la retribuzione, è calpestato inopinatamente”, scrivono i sindacati Fisac Cgil, Fiba Cisl, Uilca Uil e Ugl Credito in una nota unitaria.

La situazone già critica ereditata dalle precedenti gestioni è stata secondo i sindacati “compromessa” dall’attuale management” sotto accusa per “incapacità” e inadeguatezza”: “Le risorse – è il j’accuse – sono state dilapidate per colpa di una conduzione improvvisata e dell’assenza di una visione strategica e di un proficuo raccordo con il socio unico, la Regione Siciliana. Dopo un anno la gestione della presidente Volpe, nominata dal presidente della Regione Siciliana Crocetta, si è rilevata fallimentare rispetto agli obiettivi di volta in volta annunciati, conducendo la società sull’orlo del baratro, non tenendo in debito conto i rilievi e i contributi delle organizzazioni sindacali, anzi irridendole, ponendo in atto a volte comportamenti di natura antisindacale”. I sindacati puntano il dito anche sul disinteresse dimostrato dai vertici della burocrazia regionale: il servizio Partecipazioni dell’assessorato all’Economia non ha rinnovato la convenzione quadro alla società, “adducendo futili motivazioni”. E si è cercato di modificare la mission di Sviluppo Italia Sicilia trasformandola da Agenzia specializzata nella creazione d’impresa e sostegno alle politiche occupazionali in struttura in-house per il servizio di assistenza tecnica in favore dei dipartimenti della Regione. “Tentativo non fruttuoso – accusano i sindacati – in quanto il socio Regione le ha affidato commesse non remunerative”. “Oggi, pertanto – dicono i rappresentanti dei lavoratori – non abbiamo nessuna certezza sul futuro, vista la totale disattenzione delle forze politiche e istituzionali. Non si comprende poi come mai il presidente della Regione privilegi altre società partecipate come Irfis, Crias, Ircac, che costano svariati milioni di euro all’anno alle casse regionali, ed abbia abbandonato Sviluppo Italia Sicilia al suo inevitabile declino, nonostante con la legge di stabilità sia stata definita “strategica” e la stessa non gravi finanziariamente sul bilancio regionale”.

 

 


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