L'omicidio del boss di San Giorgio |Chiesto l'ergastolo per Sciuto - Live Sicilia

L’omicidio del boss di San Giorgio |Chiesto l’ergastolo per Sciuto

Ergastolo la pena chiesta dai pm alla Corte d'Assise anche per Girolamo Ragonese, accusato dell'uccisione del santapaoliano Raimondo Maugeri. Alla sbarra anche quattro pentiti, per anni spietati killer dei Carateddi. (Nella foto il murales dedicato a Sebastiano Fichera ammazzato nel 2008)

CATANIA – La sentenza potrebbe arrivare entro giugno. Il processo Revenge 3 nel troncone che si celebra con il rito ordinario è arrivato al momento delle richieste di pena avanzate dalla Procura alla Corte d’Assise. Oggi Biagio Sciuto e Girolamo Ragonese hanno ascoltato la parte finale della requisitoria dell’accusa rappresentata in aula dai sostituti Lina Trovato e Pasquale Pacifico. Il boss degli Sciuto Tigna è sospettato di essere il mandante dell’omicidio di Sebastiano Fichera, il piccolo boss ucciso in via Cairoli il 26 agosto 2008. Ianu Fichera, a cui è dedicato un murales commemorativo nel quartiere San Giorgio, sarebbe diventato una pedina scomoda, troppo indipendente. Sciuto non avrebbe “digerito” il fatto che Fichera aveva intascato soldi provenienti dal traffico di droga e anche da un politico per le elezioni regionali senza fare “assaggiare” nulla alla “famiglia”. Una versione “smentita” dallo stesso imputato che durante l’interrogatorio ha ribadito alla Corte presieduta da Rosario Cuteri la sua totale innocenza. Girolamo Ragonese invece è accusato del delitto di Raimondo Maugeri, affiliato dei Santapaola ammazzato nel 2009.

Un omicidio che aveva significato la dichiarazione di guerra dei Cappello ai clan rivali. Una scia di sangue fermata appena in tempo. Due summit furono interrotti in pochi mesi: uno a ottobre del 2009 quando a Belpasso era riunito il ghota dei Santapaola che preparava la strategia per rispondere all’attacco di Sebastiano Lo Giudice, che fu arrestato durante il vertice con i suoi fedelissimi in una stalla di San Cristoforo.

Alla sbarra anche Gaetano D’Aquino, Vincenzo Fiorentino, Natale Cavallaro e Gaetano Musumeci, quattro collaboratori di giustizia che si sono autoaccusati di diversi omicidi e che hanno fornito precise indicazioni sui moventi dei delitti che si sono consumati a partire dal 2001 per volere – secondo la Dda – dei capimafia Sebastiano Lo Giudice e Orazio Privitera. Per i due boss dei Carateddi, processati con il rito abbreviato, è stata confermata in appello la condanna all’ergastolo.

Ergastolo è la condanna che chiedono alla Corte i due pm per il padrino Biagio Sciuto e per Girolamo Ragonese. Per il secondo imputato la richiesta di pena prevede anche un anno di isolamento diurno per i reati di armi. Niente sconti, dunque per i due che hanno sempre respinto tutte le accuse. Un anno e mezzo di reclusione (per continuazione di pene già inflitte) per Gaetano D’Aquino, teste chiave del processo. E’ stato infatti lui a parlare di un incontro risolutore tra gli “Sciuto” e i “Carateddi” dopo l’uccisione di Sebastiano Fichera, durante il quale lo stesso Sciuto si sarebbe “intestato la paternità del delitto” e avrebbe motivato la decisione come atto di ”epurazione interna al gruppo”. Una riunione che si sarebbe svolta a Librino, a casa di Mariu U Lintinisi,  ma per l’imputato si tratterebbe “di un grossa balla”. Dieci anni e sei mesi per Natale Cavallaro, anche per lui in continuazione di condanne precedenti. Il pentito è accusato dell’uccisione di Salvatore Tucci, commesso in via Feliciotto il 6 marzo del 2010, e per il delitto di Salvatore Gueli, ammazzato il 2 dicembre 2007 perché avrebbe avuto rapporti di “vicinato” con un boss del Clan Cappello. Di questi due fatti di sangue, oltre ad altri quattro, è accusato Gaetano Musumeci per cui è stata chiesta una condana a 21 anni e sei mesi (sempre in continuazione di pena). Il collaboratore di giustizia sarebbe coinvolto nell‘uccisione, registrata da una telecamera di videosorveglianza, di Orazio Daniele Milazzo. E’ accusato anche dell’omicidio di Giacomo Spalletta, freddato in via Santa Maria della Catena il 14 novembre 2008. Secondo l’accusa il vertice degli Sciuto Tigna fu ucciso per vendicare la morte del boss Sebastiano Fichera. Infine è imputato per il delitto di Raimondo Maugeri e per quello di Luca Mario Grillo, avvenuto in via Genovesi, il 30 ottobre 2001. Dodici anni e sei mesi per l’ultimo pentito alla sbarra: Vincenzo Fiorentino accusato dell’uccisione di Mario D’Angelo crivellato di colpi in contrada Fiumazzo il 10 giugno del 2001, nella sua azienda agricola. Il pentito, inoltre, sarebbe il killer che freddò Orazio Di Pietro, detto “Trippa”, mentre era in sella al suo scooter in piazza Barcellona nel 2001. Un colpo dritto in testa. Il processo è stato rinviato a maggio quando inizieranno le arringhe dei difensori.


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