Continua lo scempio ambientale| In mare i reflui di 60 mila abitanti - Live Sicilia

Continua lo scempio ambientale| In mare i reflui di 60 mila abitanti

La normalizzazione di un disastro ambientale. Alghe tossiche, odori nauseabondi e una costa devastata: le istituzioni, a tutti i livelli, sono tecnicamente fallite e, al momento, non c'è alcun colpevole. VIDEO CHOC

scandalo nell'area marina protetta
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ACITREZZA- Nella terra di Verga, nel cuore dell’area marina protetta Isola dei Ciclopi, ogni giorno si consuma uno scempio ambientale: i reflui fognari di 60mila abitanti vengono riversati in mare. VIDEO CHOC

Uno scandalo che continua ininterrottamente da diversi decenni rispetto al quale le istituzioni, a tutti i livelli, sono tecnicamente fallite e, al momento, non c’è alcun colpevole del disastro ambientale in corso.

Il collettore fognario, come è noto, si trova alle spalle della celebre statua di padre Pio, e punta dritto al cuore dell’area protetta, nella quale è incastonata l’isola Lachea e i faraglioni. Un luogo unico al mondo per bellezza, ricco di basalti lavici scolpiti dalla natura, dimenticato dalla politica e dagli organi inquirenti, devastato dalla burocrazia e dai liquami di tutta la collina che si affaccia su Acitrezza.

In questo momento, mentre leggete l’articolo, una vera e propria cascata di liquami finisce in mare. Un fiume che giorno e notte alimenta correnti e crea problemi rilevanti ai pescatori, agli abitanti e ai turisti.

LA TERRA DI VERGA. Ad Acitrezza Giovanni Verga ha ambientato i Malavoglia, c’è anche un piccolo museo e qualche cartello che lo ricorda. I ristoratori, rappresentati da Saro Pappalardo, allietano i turisti con le specialità locali, “tentano di distrarli”, come ama ripetere Pappalardo, dal fetore che attanaglia la costa di Verga, meravigliosa per le sue caratteristiche, ma impraticabile dai bagnanti, costretti a recarsi all’Isola Lachea o al largo, sempre che le correnti lo consentono, per fare un bagno.

ALGHE TOSSICHE. Le alghe in putrefazione sono poca cosa rispetto alle alghe tossiche che proliferano alimentate dai liquami fognari. Non si contano le infezioni riscontrate negli ultimi anni. Fabio Micalizzi, vulcanico rappresentante dei pescatori è furioso: “In quest’area protetta assistiamo a una vergogna che lascia indifferenti tutti, i pescatori subiscono danni incalcolabili”.

Il profumo del “mauro”, l’alga commestibile, non esiste più nella costa di Acitrezza.

BUROCRAZIA E IMMOBILISMO POLITICO. A dieci anni dall’inizio delle procedure di appalto per la costruzione del collettore fognario i lavori non sono iniziati. Filippo Drago, sindaco di Acicastello, è consapevole di essere impotente rispetto alla burocrazia: “Nel 2005 -spiega- il Comune di Catania ha approvato la variante al piano di gestione dei reflui urbani, stabilendo che i liquami di Acitrezza sarebbero stati trasferiti, attraverso un’apposita rete, nel depuratore di Pantano D’Arci. Nel 2010 l’Ato Catania che doveva realizzare l’opera è risultata inadempiente ed è stata commissariata dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il commissario ha rifatto il progetto, ma non è finita: la gara è stata aggiudicata nel 2013 e da due anni non possono iniziare i lavori a causa dei ricorsi di coloro che hanno perso”.

 


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