Scippati, ignorati, a secco da mesi| Sviluppo Italia, l'ira dei lavoratori - Live Sicilia

Scippati, ignorati, a secco da mesi| Sviluppo Italia, l’ira dei lavoratori

I 75 dipendenti attaccano il governo regionale e Invitalia. Chiesto il fallimento.

PALERMO – Scippati e dimenticati dal governo. I 75 dipendenti di Sviluppo Italia Sicilia hanno deciso di avanzare listanza di fallimento dell’azienda considerata fino a poco tempo fa “strategica” per il governo regionale. Oggi l’ultimo disperato tentativo di trovare una via di salvezza. Il liquidatore Andrea Vincenti ha infatti incontrato il vice presidente della Regione Mariella Lo Bello. Incontro, però, al momento solo interlocutorio. Si vedrà. “La situazione è insostenibile – commenta però Vincenti – ma confido nel senso di responsabilità del governo e nella voglia di salvaguardare il know how e soprattutto il lavoro di queste persone”.

Ma i dipendenti hanno ormai individuato il responsabile del gravissimo stato in cui versa l’ente. E hanno affidato il proprio j’accuse a un documento durissimo, sottoscritto dai sindacati e nel quale vengono passate in rassegna le responsabilità dei componenti della giunta di Crocetta: “Appaiono surreali – scrivono i lavoratori – le dichiarazioni rilasciate dell’assessore Marziano, che ha affermato ‘entro martedì Sviluppo Italia Sicilia deve dirci se possiamo contare sulle sue forze’. Ma quali forze assessore? Ha già forse dimenticato – insistono i dipendenti nella nota – che il governo ha ucciso Sviluppo Italia Sicilia ponendola in liquidazione volontaria? Vuole sapere se può contare sulle forze di un cadavere?”. E gli attacchi non risparmiano nemmeno l’assessore Lo Bello e l”illuminato assessore Alessandro Baccei, protagonista assoluto insieme al suo entourage di questo scempio”.

Lo scempio è quello di una società inizialmente considerata “strategica”, ma alla quale non sono state garantite dalla Regione le commesse necessarie per stare in piedi. E adesso, la situazione rischia di facilitare quello che i dipendenti vedono come uno “scippo”. Con la nascita di Sviluppo Italia Sicilia, infatti, la Regione sborsò qualcosa come 12 milioni di euro. A patto che l’azienda gestisse il cosiddetto “Titolo II”: un insieme di interventi come il prestito d’onore e gli incentivi per le microimprese. Ma questo “passaggio di consegne” non è mai avvenuto completamente. Così, alla fine Sviluppo Italia Sicilia è rimasta senza commesse. E in liquidazione. A gestire quegli interventi penserà Invitalia, l’azienda pubblica che fa capo al Ministero del Lavoro.

“Uno scippo”, urlano appunto i lavoratori. Che hanno assistito anche all’addio di quattro loro colleghi. Passati dove? Proprio a Invitalia, l’azienda che sta soppiantando e rendendo di fatto inutile Sviluppo Italia. Uno “sbarco” quello degli ex lavoratori della partecipata siciliana, possibile grazie alla “sospensione” del contratto con Sviluppo Italia. “Un meccanismo non previsto dal nostro contratto”, denuncia qualche rappresentante sindacale. “Ma è previsto dalla legge”, precisa il liquidatore Vincenti che ha dato il via libera al passaggio, ma che oggi invita il governo regionale “a far sentire la propria voce nei confronti di Invitalia”.

Intanto, sullo sfondo, la disperazione dei dipendenti. “E’ surreale tutto ciò – attaccano – dopo che 75 lavoratori da quasi due anni vengono mortificati e ingannati, lavoratori che vantano crediti per stipendi non corrisposti (oltre 14 mensilità) e contributi non versati per circa 4 milioni di euro e che responsabilmente si erano impegnati a gestire le commesse in atto credendo, a ragione, nella possibilità di rilancio di una società definita più volte ‘strategica’ da parte del socio unico Regione Siciliana nonché dal parlamento regionale”. Parlamento che aveva pensato a una soluzione, includendo i lavoratori di Sviluppo Italia nel bacino dei dipendenti da far transitare (insieme alle funzioni svolte dalla società in liquidazione) all’interno della mega-partecipata Sas (Servizi ausiliari Sicilia). Una idea alla quale non sono seguiti finora passi concreti. E così, i lavoratori oggi hanno rotto gli indugi e hanno dato mandato ai legali di avanzare l’istanza di fallimento. L’ultimo fallimento del governo regionale.


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