Il Prefetto all'Antimafia: "Verifiche |su Marco, Pellegrino e Raciti" - Live Sicilia

Il Prefetto all’Antimafia: “Verifiche |su Marco, Pellegrino e Raciti”

La Federico ha analizzato alcune posizioni, affermando che valuterà l'accesso solo per la circoscrizione di Librino.

infiltrazioni al comune di catania
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CATANIA – Maria Guia Federico, Prefetto di Catania, è stata sentita dalla Commissione parlamentare Antimafia e ha illustrato ogni passaggio delle verifiche effettuate insieme alle forze dell’ordine sui consiglieri comunali segnalati nella relazione della commissione regionale presieduta da Nello Musumeci. Analizzate anche altre posizioni: in particolare quella di Francesca Raciti, presidente del Consiglio comunale, estranea a ogni indagine.

“Per il Comune di Catania come già anticipato al vicepresidente Fava – ha detto il Prefetto secondo la ricostruzione dell’Agi- si è tenuta una riunione di coordinamento per prendere in esame alcuni articoli di stampa relativi a presunti elementi di vicinanza di consiglieri a parenti vicini a sodalizi mafiosi. Poi abbiamo ricevuto la relazione della commissione antimafia regionale e siamo andati oltre decidendo di effettuare con i vertici delle forze dell’ordine un monitoraggio per reperire elementi. Abbiamo prodotto una serie di schede che hanno evidenziato alcuni elementi di parentela: Marco Erica, consigliere della maggioranza, ha il genitore, il padre, denunciato per associazione di tipo mafioso (lo stesso risulta “indagato – ha rilevato l’Antimafia siciliana – e condannato in primo grado per reati aggravati dall’art. 7 del D.L. 152/91. Gli stessi reati si sono poi estinti per intervenuta prescrizione”). Riccardo Angelo Pellegrino, consigliere di opposizione di centro destra, segnalazioni che lo hanno denunciato per il reato previsto dal 416 ter. Francesca Raciti, presidente del consiglio comunale, padre indicato da un collaboratore come imprenditore di riferimento della mafia”. In relazione al presidente del Consiglio comunale di Catania, Francesca Raciti, il prefetto di Catania – sottolinea l’Agi – ha precisato durante l’audizione che “la criticita’ e’ rappresentata dal genitore, Raciti Carmelo, indicato da un collaboratore di giustizia nell’ambito dell’operazione Ibis condotta dall’Arma dei Carabinieri, quale personaggio di riferimento per alcune attivita’ illecite della consorteria mafiosa Santapaola Ercolano. In particolare il collaboratore indica nel Raciti l’imprenditore strettamente correlato a tale Zuccaro Maurizio uomo d’onore appartenente alla citata consorteria, pero’ questa cosa non ha avuto diciamo seguito”.

Poi la Federico ha spiegato che vi sono “rapporti di parentela che riguardano consiglieri, comunali e di circoscrizione, sia di maggioranza che di opposizione ma nessuno di questi fa parte della giunta. Comunque – ha concluso – allo stato non c’erano i presupposti e abbiamo continuato ad eseguire il monitoraggio”.

“Sebbene dagli accertamenti sia emerso che le notizie di stampa siano veritiere” relativamente a presenze di parenti di mafiosi nell’apparato amministrativo catanese “l’analisi ha permesso di evidenziare che non sussistono le condizioni per un accesso” al Comune.

Non così per quanto riguarda la posizione di Lorenzo Leone, presidente della sesta municipalità e anche lui inserito nella relazione della commissione regionale. “La valuterò – afferma la prefetta – visto che è una richiesta che mi è stata rivolta esplicitamente dalla presidente Bindi”. La seduta in commissione è stata molto tesa, con i senatori Mario Michele Giarrusso e Giuseppe Lumia e il vicepresidente Claudio Fava, a incalzare il prefetto di Catania sull’invio di una commissione d’accesso al Comune. “Quello che viene richiesto dalle norme non è comprendere se la mafia ha la maggioranza nel consiglio comunale o di circoscrizione a Catania, ma verificare se ci fossero condizionamenti dell’Ente”, ha affermato il senataore del Movimento 5 Stelle, Mario Michele Giarrusso. “Lei non deve decidere sullo scioglimento ma deve verificare”, ha aggiunto il vicepresidente Fava, mentre Lumia ha chiesto di valutare visto il rapporto degli eletti con le famiglie mafiose la possibilita’ di interventi mirati, cioe’ di colpire le persone in questione senza colpire l’intero consesso”.

La prefetta ha spiegato, fra diverse interruzioni, che “sul comune di Catania, manca l’attualita’ del problema: cosa e’ cambiato da quando sono stati eletti? Perche’ oggi? I legami c’erano gia’ nel 2013, il tutto e’ saltato fuori con una denuncia anonima alla commissione antimafia in un momento politico particolare. Non esiste un condizionamento dell’ente per queste parentele. Da quello di cui siamo in possesso, non sussistono condizioni per un provvedimento di accesso. Il prefetto si assume le responsabilita’ per questo atto – ha concluso – ed allo stato non abbiamo elementi”.

La presidente della commissione Rosy Bindi ha cercato di stemperare il clima proponendo l’accesso “agli atti solo per una circoscrizione o un quartiere, cioe’ Librino”. La commissione, ha commentato Bindi, ha “espresso il pensiero con molta chiarezza, il prefetto ha espresso il suo ed ognuno si fa il proprio convincimento”.


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