Qè, arriva la lettera di licenziamento per 233 lavoratori - Live Sicilia

Qè, arriva la lettera di licenziamento per 233 lavoratori

Ma in 600 sono stati, di fatto, spediti a casa.

Organizzata manifestazione in Prefettura
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PATERNO’. Visto il punto al quale si erano protratte le cose, non si tratta certo di una doccia fredda. Tuttavia, la lettera con la quale vengono confermati, intanto, 233 licenziamenti lascia l’amaro in bocca. Di più: lascia tanta rabbia agli oltre 600 lavoratori di un call center, quello del Qè, che di punto in bianco hanno perso il posto e quel minimo di serenità che consentiva di tamponare le spese della quotidianità. Storie come tante, certo. Ma a Paternò 600 lavoratori lasciati a casa di botta, rischia di divenire un dramma senza precedenti.

La dicitura della missiva è inequivocabile: “Procedura di licenziamento collettivo per cessazione attività”. La firma in calce sul documento è dell’amministratore unico del Qè, Mauro De Angelis. Una paginetta e mezza dove si arzigogola sui motivi che hanno portato alla cessata attività dell’azienda ma dove la sostanza resta: per 233 lavoratori i licenziamenti sono scattati senza possibilità d’appello.
“La Qè srl – si legge – in molteplici incontri ha illustrato alle organizzazioni sindacali la situazione aziendale, evidenziando l’aggravarsi delle criticità del mercato di riferimento, caratterizzato da forti riduzioni dei ricavi e della redditività, soprattutto in conseguenza delle azioni di contrazione dei costi operate dalla maggior parte dei principali committenti. Per tali motivi la società Qè srl in data 31.03.2016 aveva affidato le procedure del licenziamento collettivo per 90 lavoratori su 275”.
Ed ancora: “I lavoratori interessati sono 233, ossia l’intero organico aziendale. L’esposizione delle cause determinanti la cessazione dell’attività, inducono ad espletare con estrema urgenza la procedura di licenziamento collettivo, di cui inizio è fissato dal momento della ricezione della presente comunicazione, ed andrà ad esaurirsi entro e non oltre i tempi massimi fissati dalla legge”.

Intanto, sindacati e lavoratori non hanno intenzione di mollare. E domani, manifestazione dinanzi la Prefettura. La battaglia non si ferma.


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