Gli assetti nel regno del Malpassotu |"Fortino" dei Mazzei e Santapaola - Live Sicilia

Gli assetti nel regno del Malpassotu |”Fortino” dei Mazzei e Santapaola

(Immagini dell'operazione Enima della Polizia)

Lo scenario criminale nella frazione misterbianchese di Lineri.

CATANIA – Lineri è un territorio conteso tra i Mazzei e i Santapaola. Le prove arrivano direttamente da venti anni di indagini antimafia che hanno avuto nel mirino questa porzione di territorio incastonato tra Misterbianco e i rioni catanesi di San Giovanni Galermo e Monte Po. Storicamente lo zar di questo pezzo di Misterbianco al confine con Catania era Giuseppe Pulvirenti, U Malpassotu, uno dei bracci armati di Nitto Santapaola. Ma con il suo pentimento nel 1994 la cosca si sfalda tra arresti e migrazioni in altri clan. La roccaforte mafiosa di Lineri diventa un centro di potere dei Santapaola e dei Mazzei, dove si gestiscono gli affari tradizionali della criminalità organizzata. Estorsioni e traffico di droga, per intenderci. Così sarebbe anche oggi.

Andiamo ai nomi di chi dalla fine degli anni ’90 ad oggi ha tenuto le redini delle due cellule di Cosa nostra. Michele Cuffari (ex affiliato dei Cursoti) e Orazio Coppola sono sicuramente i personaggi di spicco della famiglia di Santo Mazzei (uomo d’onore per volere del palermitano Leoluca Bagarella) che operavano a Lineri tra gli anni Novanta e il primi anni Duemila. In quel periodo tenevano il controllo di quella che era ritenuta “la Svizzera dei Carcagnusi”. Ma un ruolo di peso nell’organigramma lo hanno rivestito anche i fratelli Agatino e Salvatore Licciardello, rispettivamente conosciuti nella malavita come Tino Paparazza e Turi Chianca. Scandagliando le carte del maxi blitz Traforo (è conosciuto con questo nome la via Belfiore di San Cristoforo, quartier generale dei Mazzei) si comprende come si riuscì a fotografare gli equilibri delle diverse squadre militari. Michele Cuffari dal carcere di Rebibbia riusciva a smistare le direttive ai capi operativi in quanto a Santo Mazzei, rinchiuso al 41bis, gli inquirenti erano riusciti a blindare ogni collegamento con l’esterno. Non correva buon sangue tra il gruppo di Catania e quello di “Misterbianco-Lineri”. Gli uomini di Cuffari e del suo delfino Coppola si sentivano autonomi rispetto ai catanesi diretti da Angelo Privitera e Rosario Sciuto (detto u Sucaru e ucciso anni dopo dai fratelli Marino di Librino). Mantenevano una cassa autonoma rispetto agli uomini del “traforo”.  Il contrasto intestino scatenò la pianificazione di agguati, che però fallirono miseramente. Da una parte Rosario Sciuto provò ad ammazzare Orazio Coppola l’11 novembre del 1999. Una settimana dopo Coppola avrebbe ordinato l’omicidio di Sciuto. Fallito anche questo. Il blitz Traforo nel 2003 azzera ogni pedina, ma la cosca si riorganizza. L’indagine Enigma ha documentato gli affari della cellula dei Mazzei a Lineri almeno fino a due anni fa. Rapine, estorsioni e le riscossioni dei crediti sono gli affari illeciti in cui si sarebbe specializzato il gruppo. L’inchiesta della Squadra Mobile parte da un block notes sequestrato a casa di Costantino Grasso, nel libro mastro ci sono le iniziali di diversi nomi con cifre mensili. Per la polizia si tratta degli stipendi da assicurare alle famiglie dei fratelli Licciardello e del capo Orazio Coppola. Ma è solo un’ipotesi investigativa. Il processo è in corso a Catania.

Se i Carcagnusi si identificavano con la squadra “Misterbianco – Lineri”, i Santapaola invece geograficamente associavano la frazione con il quartiere di Nesima. Un nome di spicco in questa fetta di territorio è stato Girolamo Rannesi, ergostalono e Malpassotu di razza. I suoi fratelli Salvatore e Carmelo Rannesi – come emerge da un’inchiesta scattata nel 2011 della Dda – sarebbero riusciti a imporre pizzo e anche “assunzioni” in nome della famiglia Santapaola. I “capi” di Lineri quelli che hanno scatenato terrore, anche per la loro provenienza dalla cosca del defunto Pippo Pulvirenti, sono stati loro. Carmelo Rannesi, insieme ad Alfio Currao, nel 2007 organizzò una spedizione armata a casa di Michele Guardo (Ercolano). Una raffica di pallottole trasformò in lerdammer la facciata di casa di Guardo a San Pietro Clarenza. Altro personaggio che emerge dalle inchieste antimafia su Lineri è Piero Crisafulli, nipote di Franco Crisafulli (conosciuto come Franco Marocco), che apparteneva alla frangia Mangion-Ercolano. Per capire il peso criminale di Crisafulli basti pensare che è stato processato per essere stato uno dei killer nel 2002 di Mimmo La Spina, all’epoca dei fatti reggente di Cosa nostra del quartiere Zia Lisa, Ad agire con il nipote di “Marocco” Andrea Marcadini. Negli equilibri della mafia di Lineri si innesta l’ambizione criminale del cane sciolto Angelo Santapaola, il cugino di Nitto che nel 2007 viene condannato a morte dal suo stesso clan. Poco prima dell’uccisione di Santapaola, nel rione Nesima, è crivellato di colpi Nunzio Aurora, uomo di fiducia del boss Angelo e che per un periodo è stato il capo di Cosa nostra a Lineri. Tra i responsabili “temporanei” ricordiamo anche Giuseppe Scollo, poi diventato collaboratore di giustizia.


Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI