Presa a calci durante la gravidanza |L'inferno dentro le mura di casa - Live Sicilia

Presa a calci durante la gravidanza |L’inferno dentro le mura di casa

La vittima si è affidata all'Associazione Difesa e Giustizia e poi ha denunciato ai carabinieri.

i retroscena dell'arresto
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CATANIA – “Ti ammazzo, ti brucio di sotto, così niente io e niente nessuno… tu non devi essere di nessuno… se non torni con me.. preparati”. Basta leggere le frasi che emergono dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Catania nei confronti del 38enne arrestato nei giorni scorsi dai Carabinieri di Gravina per rimanere attoniti davanti alla brutalità di un uomo che sente la compagna una sua proprietà. Violenze e persecuzioni che si sono susseguite per quasi un decennio, dal 1997 al 2016. Schiaffi, calci e pugni anche in presenza delle figlie piccole, che davanti ai magistrati hanno dovuto ripercorrere i giorni in cui hanno visto la mamma con il volto tumefatto. Non ha abbassato mani e piedi nemmeno quando era incinta. “Durante la seconda gravidanza nel 2009 sarebbe divenuto aggressivo e violento colpendola anche con calci e pulci alla schiena”, si legge nel capo d’imputazione.

Ma non è finita perché la donna in un’occasione sarebbe stata letteralmente segregata a casa della madre dell’indagato. L’avrebbe trascinata con forza tappandole la bocca per evitare le urla e poi l’avrebbe legata e l’avrebbe minacciata con una tenaglia di tagliarle le dita se non avesse acconsentito di tornare con lui. Per l’uomo le reiterate violenze sarebbero stata la “giusta punizione”, perché un conoscente gli avrebbe raccontato di averla vista “passeggiare con un altro”. Dagli atti della magistratura emerge il profilo dell’indagato che avrebbe anche assunto droghe (è stato in cura anche al Sert) per un periodo di tempo. Dal 2012 al 2016 è in carcere per un’accusa di reati contro il patrimonio. Ma neanche la reclusione avrebbero a placare le violenze. Per il Gip la reclusione è la misura cautelare idonea all’indagato. La vittima si è rivolta all’Associazione Difesa e Giustizia, Camera tutela delle donne dalla violenza di genere. Gli operatori hanno accompagnato la donna nel percorso della denuncia dandole supporto umano, sociale e legale.  “La cosa che ci inorgoglisce è la pronta risposta della Procura della Repubblica e delle Forze dell’Ordine che ormai, in situazioni di gravissimo pregiudizio nella quale si trovano queste donne, in piena sinergia con le forze di volontariato presenti sul territorio, riescono a dare un’immediata risposta arginando ed evitando il peggio”, commenta l’avvocato Massimo Ferrante, presidente Associazione Difesa e Giustizia. “Ci costituiremo parte civile nel processo”, annuncia.


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