Oda, Tabbita Siena (Usb): |"Assordante silenzio" - Live Sicilia

Oda, Tabbita Siena (Usb): |”Assordante silenzio”

"Si stigmatizza, ancora una volta, il comportamento dell’attuale gestione della Fondazione".

CATANIA – La lunga e sfiancante attesa di ricevere notizie in merito al pagamento degli stipendi dei mesi di Luglio ed Agosto, hanno costretto ancora una volta i lavoratori a scegliere la via dello sciopero per ottenere il riscontro del proprio legittimo salario. Ultimo atto, consumato nel pomeriggio (due giorni fa per chi legge) presso l’Ispettorato del Lavoro, ha visto assenti sia i rappresentanti dell’Opera Diocesana di Assistenza che quelli dell’ASP 3 di Catania, benché regolarmente convocati. Si stigmatizza, ancora una volta, il comportamento dell’attuale gestione della Fondazione che disattendendo nei fatti il rispetto del dispositivo del Giudice del Lavoro che obbliga l’ODA ad intervenire al così detto “ raffreddamento “ preventivo all’effettuazione dello sciopero.

“Ancora una volta in spregio alla sentenza del Giudice ed alle richieste del Sindacato il Commissario Straordinario nega il sacrosanto diritto, ai lavoratori, di conoscere il proprio destino economico sempre nel più “ assordante” silenzio”, scrive il segretario Corrado Tabbita Siena in una nota infuocata. Viene disatteso anche l’obbligo per la Fondazione di concordare i criteri per i trasferimenti, altro punto saliente della sentenza. Si assiste infatti alla quotidiana pratica del non coinvolgimento del Sindacato sia nell’informazione che nella conoscenza di un eventuale piano di rientro. Siamo ripiombati di colpo negli anni oscuri quando scelte maldestre hanno provocato un buco di bilancio nelle casse della Fondazione che hanno avuto ripercussione nelle tasche dei lavoratori e nella serenità delle loro famiglie. Chiediamo ancora una volta che l’ASP, la Prefettura, la Regione, insomma le Istituzioni intervengano energicamente a scongiurare un disastro già annunciato, adesso prima che sia troppo tardi. Il Sindacato continuerà a lottare per affermare i diritti sanciti rivolgendosi all’autorità giudiziaria.

 


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