PALERMO – L’inchiesta è chiusa. A Patrizio Cinque, sindaco grillino di Bagheria, e agli altri tre indagati vengono contestati i reati di abuso d’ufficio, minaccia e lesioni personali.
Laura Picciurro, dirigente comunale del settore Lavori pubblici e urbanistica, sarebbe stata vittima di quelli che vengono definiti “reiterati comportamenti e provvedimenti posti in essere per finalità ritorsive e persecutorie preordinati al fine di umiliare, vessare, emarginare e penalizzare il dirigente”.
Parole durissime quelle contenute nell’avviso di conclusione delle indagini, con contestuale informazione di garanzia, recapitata a Cinque, agli assessori Fabio Atanasi e Luca Vincenzo Tripoli e al segretario generale del Comune Eugenio Alessi. L’indagine è partita da un esposto di Picciurro, assistita dagli avvocati Nino Caleca e Giacomo Aiello. Il dirigente raccontò di essere stata “mobbizzata” e punita con la sospensione dal servizio. Nei mesi scorsi scorsi il Tribunale del lavoro di Palermo ha ritenuto illegittimo il provvedimento e ha condannato il Comune a reintegrare il dirigente e a pagarle i 93 mila euro di stipendi non percepiti.
Dal marzo del 2015 Picciurro è stata oggetto di una dozzina di contestazioni che, a cascata, hanno dato vita a diversi procedimenti disciplinari. Le avrebbero chiesto chiarimenti su una sfilza di procedimenti amministrativi imponendole tempi di risposta strettissimi.
Picciurro è la burocrate che ha presento un esposto su un affidamento da tre milioni per sei mesi del Comune alla ditta Tec, nel settore dei rifiuti. Si tratta dell’inchiesta già sfociata nella richiesta di rinvio a giudizio per il sindaco e per altri 24 indagati. A firmarla il procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio e il sostituto Giovanni Antoci (lo stesso che indaga sul caso Picciurro). Il giudice per l’udienza preliminare Claudio Emanuele Bencivinni ha fissato il processo per il prossimo 11 aprile. Allora gli indagati sapranno se saranno o meno rinviati a giudizio. Al sindaco, che si era autosospeso dal Movimento 5 Stelle, vengono contestati sei capi di accusa: turbativa d’asta, turbata libertà nella scelta del contraente, falso, abuso d’ufficio, rivelazione di segreto d’ufficio e omissione di atti d’ufficio.
Nel caso Picciurro i reati contestati agli indagati sono aggravati “dall’avere arrecato un danno di rilevante gravità” al dirigente. Lo “svilimento” e la “mortificazione professionale” subiti le avrebbero provocato un disturbo “ansioso-depressivo”.