Ambiente, la guerra della plastica | I produttori: "Misure demagogiche" - Live Sicilia

Ambiente, la guerra della plastica | I produttori: “Misure demagogiche”

Stretta in alcuni comuni, ddl all'Ars del Pd. Le aziende produttrici di stoviglie: "Meglio puntare sul riciclo".

Inquinamento
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PALERMO – La Sicilia alla guerra della plastica. Mentre diversi Comuni isolani attuano restrizioni all’uso di stoviglie monouso, all’Ars arriva un disegno di legge del Partito democratico che prevede una stretta rigorosa sull’utilizzo di piatti, bicchieri e posate di plastica. Misure analoghe vengono discusse in altre regioni italiane. E si fanno sentire i produttori, che bollano come “velleitarie se non demagogiche” queste proposte.

Il tema dell’inquinamento da plastica, soprattutto nei mari, è un tema mondiale. L’Ue nel 2019 approverà una direttiva per vietare le plastiche monouso. Secondo l’indagine Beach Litter 2018 condotta da Legambiente, a ogni passo sulle nostre spiagge si incontrano quattro rifiuti: plastica, vetro o pezzi di metallo. E domani, dopo essere partita domenica scorsa da Sabaudia, sulle spiagge di Siracusa Marina e Foro Vittorio Emanuele II e Cala Rossa e a Marina di Modica arriverà la campagna contro l’abbandono dei rifiuti “#NoLittering, Non abbandonarmi!”, promossa da Fise Assoambiente, l’Associazione delle imprese che operano nei servizi di igiene ambientale, recupero e smaltimento dei rifiuti e delle bonifiche, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente.

Il disegno di legge proposto dal Pd siciliano fa divieto a una serie di categorie di utilizzare contenitori, cannucce, posate e stoviglie di plastica monouso non biodegradabili e non riutilizzabili per la somministrazione di alimenti. Destinatari della restrizione sarebbero tra gli altri i gestori di mense di enti pubblici e privati, agli ospedali, agli uffici pubblici e privati, alle aziende e agli istituti scolastici. Ma progressivamente il divieto si estenderebbe, con la previsione di sanzioni per i trasgressori.

Misure che ovviamente non piacciono alle aziende produttrici. L’Italia è il principale produttore di stoviglie monouso di plastica. Secondo Promoquasi il 50 per cento del mercato europeo è Made in Italy. E la Sicilia è la principale regione di utilizzo di stoviglie monouso in plastica in tutta Italia. Nell’Isola ci sono due aziende di rilievo, tra le dieci più importanti del Paese, la Diesse a Cinisi e la Dacca ad Aci Catena. E altre aziende come la veronese Isap hanno stabilimenti in Sicilia. Marco Omboni, presidente di Promo, gruppo interno a Confindustria che raccoglie i principali produttori italiani di stoviglie di plastica, spiega le ragioni dello scetticismo delle aziende di fronte a questo tipo di misure. “Prima di tutto – dice –, questo bailamme è scatenato soprattutto dalla dispersione nei mari. Che è sicuramente un problema. Ma se il prodotto va nel mare non è perché ha le ‘gambine’ di plastica e ci va da solo, è perché qualcuno ce lo butta. E se applicassimo lo stesso principio, dovremmo vietare l’uso dell’automobile o della moto, perché ci sono troppi incidenti”. C’è un problema di cattive abitudini, insomma. Ma non solo, L’obiezione dei produttori riguarda anche un dato numerico: “C’è una statistica che viene addirittura citata dai vertici dell’Ue – aggiunge Omboni – , che dice che almeno il 90 per cento della plastica che galleggia negli oceani viene da dieci grandi fiumi, e non ce n’è uno che sia europeo. Perché noi europei dovremmo privarci di prodotti utili che gestiamo abbastanza bene per risolvere un problema che causa qualcun altro?”.

Intanto, però, la guerra sui territori è partita. Avola e Noto ad esempio hanno detto no alla plastica e alle stoviglie usa e getta: posate, piatti, cannucce, bicchieri, sacchetti e qualsiasi contenitore monouso che non sia biodegradabile. I due comuni siciliani lo hanno stabilito con ordinanze sindacali che, come già fatto da Lampedusa e Malfa, impongono l’utilizzo di oggetti in plastica compostabili a partire dal 1 agosto in caso di feste e sagre.

Ma anche sul passaggio alle stoviglie compostabili, i produttori avanzano delle obiezioni. “Le stoviglie di plastica, considerato l’intero ciclo di vita, secondo uno studio da noi commissionato – dice il presidente di Promo – hanno un impatto ambientale minore sulle stoviglie in bioplastica, considerando l’energia e l’acqua necessaria per produrre queste ultime. Ed è bene precisare che le stoviglie compostabili non sono fatte per compostarsi nel giardino di casa o meno che mai nel mare, ma negli impianti di compostaggio. Ora se io faccio passare il messaggio che vieto il bicchiere di plastica perché c’è il problema della dispersione dei rifiuti e lo sostituisco con materiale biocompostabile e faccio pensare che il problema si risolto, il maleducato che butta via la plastica butterà ancora di più quel prodotto”.

Ma il problema plastica c’è ed è impossibile negarlo. Le aziende aderenti a Promo al riguardo ragionano però su un numero: “Posate e piatti sono lo 0,6 per cento della plastica che si trasforma in Europa – dice Omboni –. E quindi queste misure di cui si discute sono velleitarie se non demagogiche. Noi siamo semmai pronti a condividere con tutti gli attori della catena produttiva-distributiva l’impegno per elaborare e proporre progetti che portino al massimo possibile la percentuale di prodotto riciclato nell’ottica di un’economia circolare”.

La partita è aperta. E il Pd ieri ha incontrato le associaizioni ambientaliste che sostengono la linea dura del ddl. “Il disegno di legge che abbiamo presentato – dicono il capogruppo Giuseppe Lupo e il primo firmatario Michele Catanzaro – sposa perfettamente la linea delle associazioni ambientaliste e risponde ai dati allarmanti del dossier ‘Plastic free sea’ attraverso una politica di limitazione dei prodotti usa e getta già fruttuosamente sperimentata in altri paesi europei”.

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