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Riorganizzazione degli uffici| La protesta dei dirigenti

I burocrati chiedono al sindaco di rivedere il valzer delle poltrone: "Danni per l'ente"

COMUNE DI PALERMO
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PALERMO – I nomi non ci sono ancora, ma è bastata la semplice riorganizzazione a mandare su tutte le furie i dirigenti del comune di Palermo. La burocrazia di Palazzo delle Aquile torna sul piede di guerra, stavolta per il nuovo valzer di uffici varato dalla giunta poco prima di Pasqua e che entrerà in vigore da giugno. Una piccola rivoluzione per settori e aree del capoluogo siciliano, ma che ha fatto storcere il naso ai dirigenti che, dopo un’assemblea sindacale, hanno redatto un documento inviato non solo al sindaco Orlando, ma anche a tutti i gruppi politici di Sala delle Lapidi.

Una riorganizzazione che Csa, Cgil, Uil e Direl invitano a rivedere perché, secondo i sindacati, in contrasto con i criteri adottati dal consiglio comunale, con lo Statuto, con le norme che impongono le economie di scala e con le disposizioni contrattuali sulla firma degli atti: insomma, una bocciatura in piena regola che, se rimarrà senza risposta, porterà a “valutare iniziative a tutela dei diritti della categoria”. Che, tradotto in poche parole, significa stato di agitazione o addirittura impugnativa.

Il documento inizia elencando i punti cardine della nuova riorganizzazione che, per dovere di cronaca, prevede anche la nomina del direttore generale. Con il nuovo assetto degli uffici diminuisce il numero dei dirigenti in pianta organica, grazie al principio del “posto ad esaurimento”, ossia la casella cessa di esistere non appena l’attuale titolare va in pensione; vengono “ripesate” le posizioni dirigenziali, con alcune a cui sarà chiesto di sovraintendere aree e settori, anche per coprire gli 11 dirigenti che andranno a riposo nei prossimi tre anni. Aumenta la quota variabile del fondo a danno di quella fissa, il che significa che più soldi verranno erogati in base agli obiettivi raggiunti; e ancora vengono tagliati gli interim accorpando i servizi, un dirigente a “tempo pieno” viene dedicato al consiglio comunale mentre si tolgono quelli dalle circoscrizioni. Cambia il meccanismo degli appalti, con le gare sotto soglia demandate ai singoli uffici; vengono potenziati Protezione civile, Statistica, Sviluppo economico e Innovazione, ma senza che ci siano dirigenti specializzati; si spacchetta l’ufficio partecipate, dividendo le attuali competenze su tre aree diverse (al direttore generale la cabina di regia, al Bilancio il controllo finanziario, alle singole aree i rapporti funzionali). E infine l’obbligo, per i dirigenti che lasciano una poltrona, di firmare gli atti sino alla fine dell’anno.

Previsioni che i burocrati bocciano senza appello: “Gli atti che seguiranno – si legge nel documento – produrranno ripercussioni negative sull’ente e sui servizi da rendere alla collettività che potrebbero pregiudicare l’amministrazione”. “Secondo le vigenti disposizioni contrattuali – continua la nota – la riduzione dei posti dirigenziali non potrà essere successivamente ripristinata, così come non potrà essere recuperata la connessa decurtazione del fondo della dirigenza. Anche la possibile ripesatura delle posizioni dirigenziali non potrà compensare detta decurtazione e le paventate indennità di sovrintendenza di area e di settore che si sostanziano nella eliminazione dei relativi incarichi formeranno oggetto di valutazione discrezionale dell’amministrazione”.

I sindacati contestano che solo ad alcuni capiarea verranno riconosciute le competenze di staff e che ci sarà un solo caposettore nell’area della Cittadinanza, così come lo spacchettamento delle partecipate che “appare come una scelta definitiva di abbandono della funzione di controllo”. La riduzione formale dei dirigenti nelle circoscrizioni, che però dovranno assicurare “la presenza sostanziale”, non dice in modo chiaro cosa vuole fare l’amministrazione, così come la scelta di un dirigente a tempo pieno per il consiglio comunale “non rende giustizia a servizi ben più complessi”. E ancora il potenziamento di alcuni uffici sarà complicato, vista la difficoltà nell’assumere nuovi dirigenti.

Le disposizioni decise dall’amministrazione “comporteranno in molti casi l’accorpamento di più servizi in unica posizione, la gestione diretta di un servizio e di una attività di coordinamento non strettamente connessa allo stesso servizio, la gestione decentrata delle gare che potrà ricadere anche su tutti i dirigenti o soltanto su un dirigente appartenente alla medesima area”. I dirigenti puntano il dito anche contro le responsabilità degli interventi per la sicurezza sul lavoro, scollegati dagli uffici del direttore generale, così come il Pon Metro; e ancora l’obbligo di firma per i precedenti incarichi “esporrà la dirigenza e l’amministrazione a un sicuro contenzioso con conseguenti danni economici prevedibili”.


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