Il ragazzino chiedeva il pizzo |E il boss disse: "Comando io" - Live Sicilia

Il ragazzino chiedeva il pizzo |E il boss disse: “Comando io”

A Belmonte Mezzagno tutti dovevano rispondere agli ordini di Tumminia. Figuriamoci un sedicenne

Mafia - il retroscena
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PALERMO – Sono stati i pentiti Francesco Colletti e Filippo Bisconti a raccontare che a Belmonte Mezzagno il potere mafioso è stato gestito negli anni da quattro gruppi criminali: Parisi, Pastoia, Spera e Tumminia. Solo quello dei Tumminia è rimasto attivo fino ai giorni nostri anche se “l’organigramma è un pochino scomposto, tutto sconvolto diciamo”. L’arresto dello stesso Bisconti e dell’anziano boss Salvatore Sciarabba ha generato il caos.

Il boss di Belmonte Salvatore Francesco Tumminia

In questa situazione si sarebbe fatto largo Salvatore Francesco Tumminia, 46 anni. Già coinvolto nel blitz Perseo del 2008, condannato per mafia, Tumminia è figlio di Giuseppe e fratello di Giovanni, rimasti uccisi nel 1991 nell’agguato in cui il boss Benedetto Spera rischiò di essere ammazzato.

Nella mafia di provincia il capo si fa riconoscere per il ruolo di mediatore delle controversie. Ad esempio a lui si rivolse Salvatore Bisconti, pure lui pregiudicato per mafia, quando andarono a chiedere il pizzo al fratello Giovan Battista, artigiano del marmo. Quest’ultimo era stato convocato dal figlio minorenne di un altro indagato. Un ragazzino del racket che, ad appena sedici anni, si presentò con un foglio di quaderno che conteneva la richiesta di denaro e minacce esplicite. Giovan Battista Bisconti chiamò in aiuto il fratello: “Quando mi ha dato il foglio gli ho detto io non ho bisogno di guardarlo, tu devi andare a parlare con mio fratello… quest’altro si deve fare chiamare, non ti permettere più di fare quello che hai fatto hai capito?”.

Quindi si mise alla ricerca di Salvatore Francesco Tumminia, che lo tranquillizzò: “Comando io a Mezzagno, non fare niente, comando io a Mezzagno… una parola ho”. Non doveva pagare il pizzo. Il capo lo avrebbe esentato. Lo stesso Giovan Battista Bisconti, lo scorso aprile, si compiaceva che le cose in paese erano finalmente cambiate: “… meglio di esserci quella cosa inutile di Filippo (Filippo Bisconti, oggi collaboratore di giustizia, dr)… cioè io sono il fratello di Salvatore… e tu ti metti contro una persona che è amico tuo?… Allora che amore è?… quando tu andavi da una persona che aveva preso un lavoro da cento milioni e ci facevi uscire il tre per cento è giusto… non è che lo avevi ammazzato… ma quando vai da una persona e gli imponi di uscire tremila euro… in questo frattempo trentasei lapidi non li fa lui… cioè tu mi vuoi sterminare, giusto?”.


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