"Palermo, Ciaculli e... lo zio"| Belmonte Mezzagno, mafia e morte - Live Sicilia

“Palermo, Ciaculli e… lo zio”| Belmonte Mezzagno, mafia e morte

Il tentato omicidio di Giuseppe Benigno a Belmonte Mezzagno

Due omicidi e un agguato fallito. Unica regia, ma vicende indipendenti

PALERMO – “Questa è la stessa di Antonio… gli stessi… stai tranquillo che è in quel modo”. Era Giuseppe Benigno, scampato alla morte nell’agguato dello scorso dicembre, a ritenere che il mandante del suo tentato omicidio fosse lo stesso che ha fatto ammazzare il commercialista Antonio Di Liberto. Le sue parole sono state intercettate dai carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo.

Di Liberto, Benigno, ma anche Vincenzo Greco, pure lui caduto sotto i colpi dei killer. A Belmonte Mezzagno si spara e si uccide.

Martedì scorso è finito in carcere Salvatore Francesco Tumminia, considerato il nuovo capo del mandamento mafioso, subentrato al potere dopo l’arresto di Filippo Bisconti e Salvatore Sciarabba, in cella da dicembre 2018.

In tanti erano convinti, e lo sono tuttora, che i fatti di sangue siano il risultato dei nuovi equilibri. “C’è cambiamento al paese?… – si chiedevano – per dire ‘quelli che erano con lui?’”. “Quelli che erano con Filippo Bisconti”, oggi pentito, dovevano essere eliminati?

Ruotano attorno a questo interrogativo le indagini della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Di sicuro Benigno invitava i suoi interlocutori a “guardasi di tutti…” anche se negava che al “paese” ci fossero stati cambiamenti di potere. Poi ipotizzava che in killer che lo hanno affiancato in sella ad uno scooter potessero essere venuti da Palermo: “… questi erano belli… cioè erano pieni… con i giubbotti… quindi erano saliti apposta”.

Benigno sapeva di essere finito nel mirino di qualcuno, ma “… tutto mi aspettavo, ma questo non me lo aspettavo… il Signore gli ha messo la sua…”. Addirittura c’era chi ipotizzava che l’ordine di ucciderlo “è partito da Palermo… il fatto di questi di Ciaculli.

“Di cose da temere “ce ne ho tante… poi ti spiego”, ammetteva Benigno, sicuro però che “la mano del paese c’è… o di Misilmeri o del paese… ma se io avevo pure l’attrezzo… mentre loro tiravano… io ci cafuddavo”.

Infine nelle conversazioni si faceva riferimento alle eventuali iniziative che avrebbe preso tale “zio cavuliceddu”, un personaggio misterioso non ancora identificato. Cosa aveva Benigno da farsi perdonare? C’erano questioni di soldi da risolvere.

I due delitti e il tentato omicidio potrebbero avere la stessa regia. Unica regia per tre vicende indipendenti fra di loro che qualcuno ha voluto chiudere con il piombo. Qualcuno spregiudicato e pronto a tutto.


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