I casi di Coronavirus | Italia prima in Europa - Live Sicilia

I casi di Coronavirus | Italia prima in Europa

Si cercano i focolai dell'infezione.

ROMA – Hanno superato quota 50 i contagi da nuovo coronavirus SarsCov2 in Italia, ma si tratta di numeri in crescita di ora in ora. Un conteggio che, al momento, colloca il nostro Paese al primo posto tra quelli europei per numero di casi, rileva Walter Ricciardi, membro del Consiglio Esecutivo dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Un quadro preoccupante, spiegano gli epidemiologi, poichè si tratta di casi a trasmissione ‘secondaria’ locale, ovvero verificatisi in soggetti che non provenivano da aree a rischio. Per questo è scattata la caccia ai focolai. Non è escluso, infatti, che possano essercene altri oltre a quelli in Lombardia, Veneto e Piemonte. E proprio in Lombardia, dove per ora si registra il maggior numero di infezioni, il ritardo nell’individuazione del ‘paziente zero’ sembra aver pesato sulla successiva catena di contagi. Secondo gli ultimi dati del Centro Europeo per il Controllo delle Malattie (Ecdc), la Germania ha notificato 16 casi, di cui due importati e il resto secondari; la Francia 12 (5 importati, 7 secondari e un morto); la Gran Bretagna 9 (di cui uno solo importato); la Spagna 2; Belgio, Finlandia e Svezia uno. La situazione dunque, rileva Ricciardi, “è grave e preoccupante, poichè si tratta di una malattia insidiosa con una letalità non trascurabile, e non è escluso che altri focolai possano presentarsi”. Ma a colpire è, anche, la repentinità con cui sono emerse le decine di nuovi casi, tra ieri ed oggi. Difficile dire perchè i contagi siano ‘schizzati’ nell’arco di 48 ore ma sicuramente, osserva il direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Iss Gianni Rezza, “nell’ultimo periodo l’attenzione è aumentata e si sono fatti più esami con tampone su una platea più estesa e questo ha portato alla rilevazione di un maggior numero di casi”. Il “vero problema però – sottolinea – è che in Lombardia, il paziente ‘uno’, ovvero il 38enne di Codogno, non proveniva da aree a rischio ed è stato in ospedale determinando anche un focolaio al suo interno, dando inizio presumibilmente alla catena dei contagi. E’ lo scenario più difficile che si potesse presentare”. Proprio il fatto che il paziente ‘uno’ fosse un italiano in un certo senso ‘insospettabile’ perchè non proveniente da aree a rischio, ha portato ad “un ritardo nella diagnosi del caso, e questo ha favorito l’innescarsi dei contagi”, afferma il presidente della Federazione nazionale degli ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli, rilevando come per i casi in Veneto o in Piemonte sia invece ancora non chiara l’origine del contagio. Considerando inoltre che la quarantena cui verranno sottoposti i medici venuti in contatto con i contagiati potrà determinare una sofferenza, Anelli lancia un appello ai colleghi: “La quarantena dei medici, in quegli ospedali o negli studi interessati, potrebbe creare dei problemi di assistenza. Per questo, lancio un appello a tutti i colleghi: mettetevi a disposizione, dove possibile, per sopperire alle eventuali carenze”. La situazione in Italia e “cambiata radicalmente” anche secondo il presidente della Società italiana di malattie infettive e tropicali, Marcello Tavio, e ciò “potrebbe rendere necessaria una modifica del protocollo attuale, con l’estensione del test per il coronavirus a tutte le persone che presentano un’affezione respiratoria e non solo ai contatti di soggetti infetti o a chi è rientrato da zone a rischio”. (ANSA).


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