Bufera tra i Cinquestelle dell'Ars | Quattro ribelli: il gruppo non c'è più - Live Sicilia

Bufera tra i Cinquestelle dell’Ars | Quattro ribelli: il gruppo non c’è più

Da sinistra Sergio Tancredi e i quattro deputati autori del post: Valentina Palmeri, Matteo Mangiacavallo, Elena Pagana e Angela Foti

Post Facebook di Palmeri, Pagana, Mangiacavallo e Foti sul caso Tancredi: "Sergio pugnalato"

PALERMO – Un lungo post per urlare all’esterno, ma soprattutto all’interno, che il gruppo M5s all’Ars “non è più tale” e che i principi ispiratori del movimento “sono stati stravolti, distorti, interpretati a piacimento e messi in secondo piano”. Il terremoto che scuote i Cinquestelle di Palazzo dei Normanni arriva con un post condiviso da quattro nomi pesanti del firmamento grillino: i deputati della prima ora Matteo Mangiacavallo, Valentina Palmeri e Angela Foti, con quest’ultima che gode anche delle ‘stellette’ di vicepresidente di Sala d’Ercole, a cui si aggiunge Elena Pagana, volto giovane del movimento in provincia di Enna. I quattro partono dalla difesa di Sergio Tancredi, espulso recentemente per i mancati rimborsi, per attaccare la gestione del gruppo e portare alla luce del popolo social ciò che gli addetti ai lavori sanno già da tempo: il Movimento cinque stelle di palazzo dei Normanni è spaccato.

“Inutile nascondersi dietro un dito, sono giorni difficili quelli che sta attraversando il gruppo parlamentare del Movimento 5 stelle in Sicilia – si legge nel post -. Giorni difficili che hanno portato i nodi al pettine di un gruppo che non è più tale. Quando vengono meno i principi del dialogo, della solidarietà tra colleghi e del rispetto, valori che ci hanno guidato nel corso di otto lunghi anni, viene meno non solo lo spirito di un gruppo, ma anche il desiderio di farne parte, la voglia e i progetti per i quali si sta insieme. E non ci riferiamo semplicemente ad una palese diversità di intenti tra quelli del ‘No’ e quelli delle ‘idee buone’ che non sono né di destra né di sinistra”. Un passaggio, quest’ultimo, che riapre i termini di uno scontro consumatosi in piena manovra Finanziaria: da un lato i quattro deputati ‘ribelli’ e Tancredi, dall’altro il resto dei 15 deputati pentastellati. Emendamenti diversi e firme diverse. Tutto questo fino al voto finale, quando Tancredi ha dato il suo ok e Palmeri, Mangiacavallo, Foti e Pagana si sono astenuti, lasciando di fatto via libera alla manovra del governo.

Il nuovo gruppo è cristallizzato in una foto postata dalla vicepresidente di Sala d’Ercole a corredo del post, unico e uguale nelle quattro pagine Facebook che in queste ore sono subissate di commenti da parte del popolo grillino. Ripercorrendo il messaggio un particolare risalta: i quattro mettono neo su bianco l’addio: è “venuto meno il desiderio di fare parte” del gruppo dell’Ars che al momento conta 20 componenti compreso Tancredi, ancora formalmente dentro. Dissapori che covano sotto la cenere almeno da dicembre, quando il voto segreto beffò Francesco Cappello, designato dal gruppo alla successione a Giancarlo Cancelleri per la vicepresidenza dell’Ars: i franchi tiratori, e forse qualche inaspettato voto dai banchi del centrodestra, portarono la Foti sulla poltrona più importante di Sala d’Ercole.

Da lì in poi un crescendo di divisioni e distinguo, a partire dalle firme in calce ai comunicati stampa, fino ad arrivare alla Finanziaria e, poco prima, al ‘caso Tancredi’: “Quel ‘nessuno deve rimanere indietro’, portato avanti come vessillo dall’intero gruppo, che doveva significare tendere la mano a chi era in difficoltà, anche tra noi, è svanito nel nulla quando Sergio è stato fatto accompagnare alla porta – dicono i quattro deputati -. Abbiamo preso un compagno di squadra e lo abbiamo pugnalato colpendolo proprio nel suo punto debole. Sapendo delle sue difficoltà gli è stato ripetuto come un mantra, con un cinismo che non dovrebbe appartenere ad un movimento che si reputa comunità: ‘o restituisci o ti buttiamo fuori’; solo i più ingenui non hanno capito che era un modo per non confrontarsi e avviare il dibattito su quella linea politica che il gruppo regionale (prima forza politica della regione nel 2017) non è stato in grado di affrontare”.

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