L'appalto, l'intrigo, le tangenti |Candela, "capo condominio" dell'Asp - Live Sicilia

L’appalto, l’intrigo, le tangenti |Candela, “capo condominio” dell’Asp

Antonio Candela

L'atto di accusa nei confronti dell'ex manager e oggi capo della cabina di regia anti Covid

"SORELLA SANITà"
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PALERMO – L’ex direttore generale dell’Asp 6 di Palermo Antonino Candela e il suo “intermediario/faccendiere Giuseppe Taibbi, avrebbero ricevuto nell’anno 2018 plurime dazioni di denaro da Tecnologie Sanitarie spa”.

Inizia così l’atto di accusa che riguarda Candela, attuale responsabile della cabina di regia anti Covid della Regione siciliana. È una vicenda complicata quella ricostruita dai pubblici ministeri di Palermo e dai finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria. Il patto corruttivo sarebbe servito “per ritardare o omettere la sottoscrizione del contratto relativo alla gara indetta dall’Asp 6 (del valore di oltre euro 17 milioni) per la manutenzione delle apparecchiature elettromedicali”.

La Tecnologie Sanitarie spa si era aggiudicata la commessa nel 2015 e poi di nuovo nel 2017. Ad un certo punto si resero conto che ritardando l’avvio del contratto, e dunque lavorando in regime di proroga, la società avrebbe guadagnato di più. Il vero obiettivo, però, era un altro. Nelle more l’Asp avrebbe aderito alla procedura della Centrale unica di committenza della Regione Siciliana. In quella procedura la Tecnologie Sanitarie nel 2016 si era già aggiudicata due lotti, le cui condizioni erano più vantaggiose per l’azienda a fronte di un servizio quasi uguale (rispetto all’appalto diretto con la Asp c’era un guadagno di un milione di euro in più all’anno per cinque anni). In entrambe le gare è stato Damiani il presidente. Bisognava dunque fare “morire” il vecchio contratto con l’Asp e transitare sotto l’ala della Centrale unica.

È il momento in cui si registra uno scontro durissimo fra Antonio Candela e Fabio Damiani, che era anche provveditore all’Asp, dunque sotto l’autorità di Candela. Gli sarebbe stato imposto con “pressioni intimidatorie” di firmare una lettera di revoca del vecchio contratto. Se non lo avesse fatto a Damiani non sarebbe stato rinnovato l’incarico. “… mi ha chiuso nella stanza e mi ha detto non usciamo da qua se non facciamo una lettera a Tecnologie Sanitarie – diceva Damiani – con cui praticamente noi diciamo che vogliamo revocare la gara aziendale per aderire alla gara regionale…”.

Damiani si rammaricava di non poter richiedere al direttore generale Candela la conferma del proprio incarico all’interno dell’Asp in cambio della “lettera”: “… non gli posso dire se tu non mi fai l’incarico io non, io non te lo faccio, questo è un ricatto, io non lo posso dire mai. Lo potevo dire, lo posso dire per la strada ma non in direzione…”. Ed ancora, in un’altra conversazione, Damiani aggiungeva che “praticamente è una truffa… una gara… un appalto… loro vogliono che io scrivo una lettera… una cosa folle diciamo tecnicamente e giuridicamente”.

Per intimorirlo Candela gli avrebbe detto: “… sono stato ora con Musumeci e mi ha detto che sono confermato”. Nei mesi successivi a Damiani sarebbero state sollevate una serie di contestazioni “perché siccome mi sono permesso di dire no al dottore Candela su una grande porcata che il dottore Candela voleva fare stile Cirignotta (Salvatore Cirignotta, l’ex manager finivo nei guai dopo le denunce di Damiani e Candela ndr), mi tartassa, mi manda una lettera di contestazione al giorno”

La Procura e i finanzieri del Nucleo di polizia economico-finanziaria ricostruiscono l’antagonismo Candela-Damiani e le partite corruttive che avrebbero giocato su due tavoli diversi.

Intercettato in aeroporto Roberto Satta, responsabile operativo della Tecnologie Sanitarie, discuteva con Giuseppe Taibbi. “… io vorrei capire però… voglio capire io però i termini … tariffari … – spiegava Taibbi – … la gara da qui, la voglio passata a lì…”. Per Taibbi, come raccontava alla moglie, non era una questione di poco conto perché “mi busco (guadagno) all’assistenza tecnica, mi busco io personalmente 15 mila euro al mese per cinque anni… io per nove anni m’incasso 15 mila euro al mese… senza fare una emerita minchia”. E si poteva anche guadagnare molto di più, da “15 a 100.000 euro al mese da dividere in due”, a condizione che “la minchia innevata (Damiani, ndr) si fosse decisa a firmare”.

Con chi avrebbe dovuto dividere i soldi? Secondo l’accusa, con Candela, a cui sarebbe stato consegnato più volte denaro in contanti recuperato tramite le fatturazioni della ditta Medical System srl alla Tecnologie Sanitarie per “apparente manutenzione di strumenti ecografici in dotazione all’Asp”. Una volta ricevuti i pagamenti tramite bonifici i soldi sarebbero stati girati a Candela nel corso di diversi appuntamenti. Quanti soldi? I finanzieri ritengono che il prezzo della corruzione sia stato di 260 mila euro da dividere fra Candela e Taibbi, ma la promessa era di raggiungere più 800 mila euro.

Candela avrebbe fatto pesare il suo ruolo all’interno dell’Asp e “attraverso una subdola opera di persuasione e sfruttamento della propria posizione di supremazia, induceva il direttore amministrativo Domenico Moncada ed il direttore sanitario Salvatore Russo avallare l’adesione dell’Asp 6 alla procedura Cuc”. Ne discussero in una riunione in via Cusmano il 30 agosto 2018, alla presenza di Satta nel corso della quale Candela spiegò che si trattava di una soluzione più conveniente per l’amministrazione. Moncada aveva sollevato delle perplessità. Si era spinto fino al punto di ipotizzare che ci fosse qualcuno all’interno dell’amministrazione che facesse il gioco sporco. Candela scaricava le colpe su Damiani: “… il delitto lo vedo tra le carte, nelle carte il delitto si vede perché questa, per come questa cosa è stata gestita è chiaro che c’è stata una condotta assolutamente irresponsabile di Damiani”. Ed invece, secondo l’accusa, sarebbe stato lui a garantire gli interessi illeciti della Tecnologie Sanitarie.

Per evitare guai il passaggio alla Cuc doveva essere giustificato con un risparmio per le casse dell’Asp. Anche su questo fronte Moncada si mostrava perplesso: “… ripeto Antonio, Antonio scusa dobbiamo essere certi di non fare passi, il dottor Satta è qua davanti, quindi voglio dire, che ci portano ad avere problemi con la Corte dei Conti va diciamola molto stretta la cosa è molto semplice, molto banale sotto il duplice aspetto, del vecchio rapporto, non quello prima, quello di cui alla gara aggiudicata a novembre”. Che non ci fosse alcuna certezza sulla convenienza per l’azienda sanitaria emergerebbe dalle parole di Candela che chiedeva a Satta: “Com’è che ci potete aiutare, ora com’è che ci potete aiutare per dire che A è minore di B o A è maggiore di B come ci può aiutare”.

Subito dopo la riunione Taibbi e Candela si diedero appuntamento all’interno del cantiere nautico di Capo Gallo.

Pochi giorni dopo Damiani continuava a mostrarsi perplesso: “Magari non saranno veri, ma ci sarà qualche cosa di potere una… non sarà il … omissis…  ma sarà il mafioso, non so chi cazzo è, ma certo è strano che lui negli ultimi trenta giorni che se ne sta andando sta vendendo l’anima per fare questa cosa… cioè tu mi devi dire Candela che non pensa più a niente non fa più niente e vorrebbe fare una cosa così complicata, revocare una gara, chiedere alla Cuc un’adesione, fare una delibera, in trenta giorni? C’è una motivazione fortissima…”.

Fatto sta che in ottobre Candela, Damiani, Moncada e Russo scrivono una nota alla Centrale unica di committenza, che fa capo all’assessorato regionale all’Economia, confermando la convenienza dell’adesione alla proceduta appaltata dalla Cuc, basandosi però, secondo l’accusa, su dati manipolati. Alla fine Damiani ha ceduto.

Tra luglio 2018 e febbraio 2019 Candela e Taibbi si sono incontrati una ventina di volte. In molte occasioni la macchina di Taibbi è stata localizzata sotto l’abitazione dell’ex manager. Poco prima, a volte senza soluzione di continuità, Taibbi o persone da lui incaricate hanno prelevato somme di denaro in banca, comprese fra 500 e 12 mila euro. Secondo i finanzieri, si tratterebbe della parte di tangenti che spettava a Candela che nell’ottobre 2018, parlando nel suo ufficio del mancato rinnovo del suo incarico diceva: “Ricordati che la Sanità è un condominio, quindi io sempre capo condominio rimango… ricordati che io sono sempre il tuo capo condominio… per qualsiasi cosa il cellulare te lo fai dare… e stiamo tranquilli”.


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