Giustizia, cresce l'arretrato| E qualcuno parla d'amnistia - Live Sicilia

Giustizia, cresce l’arretrato| E qualcuno parla d’amnistia

Qualche magistrato ammette che servirebbe. Gli appelli dei radicali.

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In un Paese in cui le discoteche riapriranno presto ma buona parte dei tribunali è quasi paralizzata dall’emergenza Covid-19, la situazione degli arretrati della giustizia minaccia di farsi sempre più complessa. E comincia a essere pronunciata anche da qualche toga la parola fin qui rimasta prerogativa dei radicali e di qualche altro temerario: amnistia. Ne scrive oggi il Corriere della Sera, che cita il presidente del tribunale di Pavia Annamaria Gatto: «Prosciugato l’arretrato in 5 anni, ora per andare in pari calcolo 3 anni: l’amnistia, per quanto impopolare, è una necessità». «A costo — concorda su Avvenire il procuratore aggiunto di Torino, Paolo Borgna, che evoca la necessità di ricorrere ad amnistia e indulto — di provocare, oggi, qualche piccola ingiustizia che servirà però a evitare, domani, più gravi e generali ingiustizie».

In una lettera alla Camera penale di Pavia, il presidente del tribunale Gatto entra nel dettaglio. E spiega che “i magistrati del settore daranno ancora, come in passato, ottima prova nel recupero dell’arretrato che si è venuto a creare ma solo in tempi lunghi valutabili in almeno tre anni e sempre che le Autorità preposte alla adozione/esecuzione degli interventi in tema di logistica (realizzazione delle nuove aule penali come da progetto risalente al 1989, locazione di un edificio di proprietà pubblica ove allocare alcuni uffici rendendo disponibili – in sede – locali da destinare alle cancellerie ed alle stanze dei magistrati) e di copertura della pianta organica del personale amministrativo facciano quanto di loro competenza. Se questo – come purtroppo mi sento di affermare alla luce dell’esperienza maturata nei cinque anni dall’assunzione della carica di Presidente del Tribunale – non avverrà l’unica soluzione praticabile per consentire all’Ufficio di rendere in tempi rapidi una risposta di giustizia è un provvedimento di clemenza”.

Un’idea che certo fa storcere il naso a qualcuno. Ma, argomenta il magistrato nella missiva agli avvocati: “So che si tratta di una richiesta “impopolare” e che è destinata ad incontrare forti opposizioni ma i 42 anni trascorsi al servizio dello Stato operando sempre nel settore penale mi permettono di dire che le spinte “giustizialiste” devono fare i conti con la realtà dei fatti. Si impone la necessità di scegliere se ridare funzionalità al sistema o affossarlo definitivamente. Nel secondo caso l’effetto che sicuramente si realizzerà sarà la non applicazione della discussa (e discutibile) riforma in tema di prescrizione perché, in questa situazione, i termini massimi matureranno prima dell’emissione della sentenza di primo grado. Con buona pace del diritto dei cittadini ad una giustizia rapida ed efficace”.

In Italia non si votano amnistie da trent’anni. Prima lo si faceva assai di frequente, ricorda Borgna. E solo una volta in questo secolo si è votato un indulto, dopo l’appello rivolto al Parlamento da Papa Giovanni Paolo II. L’amnistia è un provvedimento generale previsto dalla Costituzione che estingue il reato, spesso si applica a reati meno gravi; l’indulto è un provvedimento generale che sconta solo la pena e anche in questo caso si può prevedere la sua applicazione a un numero limitato di reati. L’indulto votato nel 2006, ad esempio, escludeva i reati in materia di terrorismo (compresa l’associazione eversiva), strage, banda armata, schiavitù, prostituzione minorile, pedo-pornografia, tratta di persone, violenza sessuale, sequestro di persona, riciclaggio, produzione, traffico e detenzione di sostanze stupefacenti, usura e quelli concernenti la mafia. Il solo indulto se si votasse oggi però permetterebbe di alleggerire il peso della popolazione carceraria (in diversi istituti di pena in eccesso) ma non risolverebbe il problema degli arretrati della giustizia (i processi andrebbero portati a termine comunque) per i quali può servire l’amnistia. Al momento però solo i radicali nel quadro politico nazionale si sono apertamente schierati – insieme a varie associazioni – chiedendo in queste settimane amnistia e indulto. (Sa. T.)

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