L'Iran e l'estradizione di Behnam| L'artista amico degli omosessuali - Live Sicilia

L’Iran e l’estradizione di Behnam| L’artista amico degli omosessuali

L'Iran vuole il suo arresto, inizia la mobilitazione culturale.

CATANIA – Piange a lungo, di rabbia, di paura, per quello che potrebbe accadergli se il governo italiano concedesse, insieme all’autorità giudiziaria, la sua estradizione in Iran. Lui è un artista che ha, alla luce della dittatura iraniana, una colpa gravissima, professare la fede Bahai ed essere amico degli omosessuali. Behnam Baniamin vive a Catania da 40 anni, “il mio Presidente è Mattarella”, dice a LiveSicilia tra le lacrime.

Qualche giorno fa gli è stata notificata la richiesta di estradizione, ad assisterlo è l’avvocato Ivan Maravigna, ex vicequestore di polizia, che sta animando anche un gruppo di artisti per portare avanti l’appello contro la sua carcerazione. Ufficialmente la motivazione dell’estradizione è “truffa iraniana”, “un reato religioso che non ha alcun corrispondente con quanto previsto dal codice penale italiano”, spiega Maravigna.

Quello che è certo è che nel suo fascicolo iraniano sono finite le dichiarazioni che ha rilasciato pubblicamente, sul “monte Carmelo di Israele, dove ha sede la nostra fede” e le numerose conferenze pubbliche tenute in Italia per difendere i diritti delle donne violentate e degli omosessuali.

Behnam in Italia si è spinto molto oltre ciò che l’Iran consente: ha ospitato nel suo atelier di tappeti, una mostra choc delle opere di Antonio Pilade, sugli omosessuali che rischiano la vita. Non una mostra qualunque, sui tappeti sono raffigurate le sagome stilizzate dei gay perseguitati ed è possibile ascoltare anche gli audio mp3 delle testimonianze originali.

Al suo fianco c’è stato anche Vittorio Sgarbi, in una mostra evento a Taormina.

TORTURE E PROFANAZIONI – “Neanche i morti – dice a LiveSicilia – hanno diritto di morire, hanno distrutto tutti i cimiteri Bahai, mi hanno condannato contro il governo iraniano, contro l’Islam, esattamente il 2 maggio del 2017, il motivo dell’arresto è la denuncia che ho fatto contro il capo supremo quando è stata profanata la tomba di mia madre. Mi hanno distrutto il cellulare”.

Sul governo italiano Behnam non ha molta fiducia: “Io ho vissuto dal 1979 in Italia, dal 1980 a Catania, ho trovato gente eccezionale, di buon cuore, sono conosciuto in tutta l’Italia, non ho mai detto parolacce, bugie, il governo italiano, non conoscendo la realtà o chiudendo gli occhi sull’Iran. Non so cosa dire, ho gli occhi pieni di dolore, ho la mente confusa. Vorrei che i governanti italiani si mettano con grande rispetto nei miei panni, al mio posto, per quello che devo sopportare”.

Piange a dirotto mentre parla. L’avvocato Maravigna confida, in sede penale, di poter contrastare la richiesta di estradizione, ma adesso c’è un movimento a suo sostegno e la speranza è che in Iran, questo artista amato non solo dai catanesi, non ci torni per essere perseguitato.

Partecipa al dibattito: commenta questo articolo

Segui LiveSicilia sui social


Ricevi le nostre ultime notizie da Google News: clicca su SEGUICI, poi nella nuova schermata clicca sul pulsante con la stella!
SEGUICI