Salvo, il cuore nel vento come Alex | "Forza fratello, ora non mollare" - Live Sicilia

Salvo, il cuore nel vento come Alex | “Forza fratello, ora non mollare”

Il ragazzo che spinge la strada con le mani. Come Zanardi.
PALERMO, LA STORIA
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PALERMO- Salvo, come Alex. Perché non importa quale sia la strada, o quanti ti conoscano. Conta il cuore che hai messo nel vento. Salvo Campanella, palermitano. L’incidente che ti cambia la vita e tu non potevi saperlo. Le gambe che ti salutano. Come ricominci? Con la handbike, spingendo il coraggio con le mani.

Salvo, un eroe semplice, uno che non si è arreso e che, anni fa, raccontava davanti a un caffè: “Sono caduto nella metropolitana di Catania, mentre lavoravo, e ho sbattuto la schiena. Ho capito subito tutto. Ho chiamato mia moglie: ‘Amore, ti ricordi la maratona di New York che ho sempre sognato? Mi sa che la potrò affrontare in handbike’. Lei è stata grande. E’ rimasta un attimo in silenzio. Ha sussurrato: ‘Vengo a trovarti presto, amore mio’”.

Salvo che il vento gli ha strattonato il cuore, quando ha saputo di Zanardi. E ha scritto sulla sua pagina Facebook: “Forza fratello, non mollare mai. Sei il mio esempio”. Fratello, che parola eterna e luminosa nella stanza di un ospedale, dove c’è un leone in forma di uomo che lotta. E tutti lo sentono così: fraterno. Ma se le strade si assomigliano il legame è più stretto.

“Ho avuto tanto dolore e poi tanta paura quando abbiamo saputo di Zanardi – racconta Salvo che non nasconde mai niente di sé -. Ma sono andato a correre lo stesso, per lui. Siamo usciti lo stesso. E la gente mi fermava, mi chiedeva: ‘Ma come fate? Ma dove trovate il coraggio? Ma cosa è successo?’. Ora, io non lo so cosa davvero sia accaduto. Ho letto tante notizie, alcune imprecisioni. Bisogna esserci nelle storie per capirle. Sì, ho visto più gentilezza intorno a me, come se l’incidente di Alex avesse aperto gli occhi alle persone. Noi esistiamo, esistono i disabili e meritano rispetto”.

Salvo che spiegava, davanti a quel caffè: “L’ho sempre avuta dentro la mia forza. Due anni prima dell’accaduto, avevo partecipato alla maratona di Siracusa, da normodotato, perché sono stato sempre uno sportivo. Sono quarantadue chilometri, non è mica uno scherzo. Mentre correvo, c’erano accanto a me dei ragazzi in handbike. Pensavo: che coraggio che hanno, chissà se io avrei lo stesso spirito indomito. Quando mi è successo ero, in un certo senso, già pronto. Ero calmo. E sono stato fortunato, potevo morire schiacciato nel volo”.

Salvo che adesso grida al telefono, come se stesse parlando con lui: “Alex! Alex! Non mollare!”. E il vento soffia ancora.


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