La politica secondo Lentini: "Non cambio casacca, i partiti... "- Live Sicilia

La politica secondo Totò Lentini:|”Non cambio casacca, i partiti… “

Il passaggio da Fdi a 'Ora Sicilia'. E una chiacchierata senza peli sulla lingua.
L'INTERVISTA
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3 min di lettura

PALERMO– Forse sarà un po’ variopinto nell’eloquio. Forse avrà cambiato qualche squadra di troppo, anche se lui dice, qui e altrove, di non essersi mai spostato e che semmai sono stati gli altri. Forse, forse, forse… e quanti altri se ne possono inanellare, ma una cosa appare probabilissima, se non certa. L’onorevole Totò Lentini è un animale politico verace, che non si è mai nascosto, che non ha mai fatto finta di essere ciò che non è. E se il dialetto sottolinea il concetto, lui lo usa. A lingua sciolta. Qui si narra dell’ultima mutazione all’Ars: il passaggio da ‘Fratelli d’Italia’ a ‘Ora Sicilia’. Ecco una intervista in calce alla cronaca.

Onorevole, che è successo?

“Che è successo? Un fatto normale. Vogliamo costruire e mandare avanti questo gruppo e lo facciamo diventare un partito”.

Perché lasciare ‘Fratelli d’Italia’?

“Io mi ero esposto personalmente con Giorgia Meloni, una brava, una persona squisita. Avevamo parlato di modernità, di una destra che accoglie i cattolici… Le differenze ci sono, io ho un curriculum da moderato, ma i tempi ci dicono che dobbiamo stare insieme”.

E dunque?

“Mah, a Roma è andata benissimo. In Sicilia, in particolare a Palermo, ho trovato un partito un po’ arroccato. Si ‘quartiano’, come si suole dire. Io, a livello provinciale, sono il riferimento di una trentina di consiglieri comunali, di un paio di sindaci. Per aggregarci bene, dobbiamo sentirci accolti. Nel frattempo, con Giorgia Meloni non ci siamo più visti, per il Covid anche, e qui c’è stata qualche scaramuccia. Le ho scritto una lettera. Acqua passata”.

C’è rimasto male? Magari, azzardo, voleva fare l’assessore o ricevere una maggiore considerazione personale?

“No, io per me non ho chiesto niente. Era un discorso di contesto generale, di prospettiva politica”.

Come mai ha scelto ‘Ora Sicilia’?

“Perché sono moderati fuori da certi vecchi schemi che conosco e che non mi piacciono. Voglio costruire con i giovani un centro aperto”.

Il ruolo della chioccia?

“Ma si, è un aspetto che mi gratifica aiutare i ragazzi a maturare, affinché diventino politici giusti, con la politica di una volta”.

Lei ha viaggiato molto: Udc, Mpa, Forza Italia, Fratelli d’Italia Ora Sicilia, se la memoria sorregge. Si offende se la definiscono un ‘cambiacasacche’?

“Posso rispondere con una domanda?”.

Prego.

“Ma può essere che sono i partiti che cambiano casacca? Tutti mi conoscono. Sono un autonomo, sono un uomo onesto, non ho mai avuto né padroni, né padrini. Vengo dalla scuola democristiana e sono nato con la corrente Mattarella. Io non cambio casacca, sono sempre me stesso. I partiti alle volte sì”.

Ho capito: si è offeso.

“Non mi offendo, ci sono abituato. E sono abituato a ben altro. Quando mio padre morì avevo ventitré mesi e mamma aveva cinque figli. Ho vissuto sempre in salita, sono autodidatta. Sono onorevole e titolare di leggi. Ho sempre cercato di aiutare la società. L’ho detto agli amici di Ora Sicilia: se mi volete per fare numero, tanti saluti. Sono qui per lavorare. Cambieremo anche denominazione”.

Come?

“Non posso… Ma sì, dai, te lo dico: Ora Sicilia per il centro, con la Sicilia più grande e più luce nel simbolo. Stiamo scaldando i motori già per una lista alle prossime comunali di Palermo. E lì si vedrà”.

Un voto al governo Musumeci?

“Sette e mezzo. Musumeci è una persona che lavora e non tutti se ne accorgono. Forse perché non sanno vendere benissimo il prodotto”.

La Sicilia si può salvare?

“Sì, ma vorrei rispondere a una domanda che nessuno mi pone. Perché nessuno mi chiede che cosa ho realizzato davvero da politico?”.

Faccia conto che gliel’abbia chiesto. Poi l’intervista la firmiamo insieme.

“Sono titolare della legge per il sostegno agli over cinquanta, troppo vecchi per il lavoro e troppo giovani per la pensione. Ci ho pensato nel 2013, l’Unione Europea ha emanato una direttiva nel 2015. Il Parco dei Monti Sicaini è opera mia e di Panepinto. E ci possiamo mettere la promozione della lingua dei segni, una legge sulla subacquea industriale, molto tecnica, ma capace di sbloccare risorse e occupazione…”.

Si definirebbe uno stakanovista?

“Sono uno che lavora”.


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