Minacciata e violentata da un nigeriano ora latitante

“Mi ha minacciata e violentata”|Nigeriano in fuga

Il drammatico racconto di una donna che lavora in un centro per migranti

Un racconto drammatico. La donna piange in aula. Singhiozza, mentre ricorda la vicenda di cui è stata vittima. Vittima di violenza sessuale da parte di un nigeriano, di cui si sono perse le tracce. Hope Omnolodion, questo dovrebbe essere il nome dell’imputato, è latitante.

Lo scorso 15 luglio la donna viene sentita in aula. È la parte offesa del processo. Il nigeriano è accusato di lesioni perché le avrebbe afferrato il collo con forza. Nel corso dell’udienza, rispondendo alle domande del giudice Lorenzo Matassa e del pubblico ministero Paola Cucchiara, ricostruisce una vicenda molto più grave di quella finora contestata.

Innanzitutto parla dalle lesioni, da quelle mani che le hanno stretto il collo fino a farle perdere il respiro: “Mi ha messo le mani al collo, non aveva avuto l’esito dalla Commissione internazionale, non respiravo più, ho pensato di morire in quel momento. Ero spaventata, terrorizzata, mummificata”.

Da qui la possibilità che venga modificato l’originario capo di imputazione da lesioni in tentato omicidio. Non è tutto. Sollecitata dal pm e dell’avvocato di parte civile, la donna, che lavora in una comunità di accoglienza per migranti in provincia di Palermo e di cui non facciamo il nome, trova la forza di riferire l’incubo che ha vissuto.

Con l’imputato si conoscevano da tempo, da quando nel 2017 è arrivato in comunità. Lo scorso agosto il nigeriano ha iniziato a mostrare “manifestazioni di desiderio… faceva degli apprezzamenti con delle battute… coglieva i momenti in cui mi trovavo da sola in ufficio, mi diceva ‘ti desidero ti voglio’, ho subito riferito tutto ai miei colleghi”.

La situazione è peggiorata: “Sembrava un marito tradito perché non corrispondevo il suo sentimento ed era geloso. Purtroppo è successo un episodio ancora più forte e io non riuscita a esporre”.

In aula trova il coraggio che non ha avuto prima: “L’ho accompagnato per una visita pomeridiana di controllo cardiaco. Accusava problemi respiratori. Siamo andati all’ospedale di Partinico, ho posteggiato e siamo scesi, mi ha minacciato con un coltello, in una zona appartata e mi ha costretto ad avere rapporti sessuali”.

La donna ne ha parlato con un collega e con un dottore che le ha prescritto alcuni accertamenti. Perché non lo ha denunciato prima? “Ero terrorizzata, ho voluto rimuovere tutto, cerco di non muovermi mai da sola, a maggior ragione che è latitante, temo che possa apparirmi all’improvviso”. Perché del nigeriano si sono perse le tracce. Si è allontanato dal centro e non vi ha più fatto ritorno.

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