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LiveSicilia.it / Cronaca / Rapporto tra fumo e contagio Covid ”Tabagismo? Forse effetto protettivo”

Rapporto tra fumo e contagio Covid
”Tabagismo? Forse effetto protettivo”

L'indagine siero-epidemiologica è avviata dal CoEhar dell'Università di Catania, insieme alla Duke University e all'Oasi di Troina.
LO STUDIO
di Redazione
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Catania- Il CoEHAR dell’Università degli Studi di Catania, la Duke University (USA) e l’IRCCS Oasi Maria SS. di Troina avviano una indagine siero-epidemiologica per valutare il grado di immunità anti-coronavirus sulla popolazione del Comune di Troina, già zona ad alto rischio per l’elevato numero di casi di contagio.

Lo screening a Troina

In questi giorni si stanno effettuando nella palestra comunale “Don Pino Puglisi” di Troina i test siero-epidemiologici sui cittadini per valutare l’impatto del fumo sulle infezioni da COVID-19 su una popolazione ad alto rischio. I soggetti sono stati selezionati secondo il piano di campionamento probabilistico multistratificato per genere ed età su tutta la popolazione, da cittadini di 5 anni fino agli over 80. Oltre ai soggetti selezionati, inoltre, si è svolta un’indagine sui dipendenti dell’IRCCS Oasi che si sono arruolati volontariamente in quanto hanno lavorato a stretto contatto con i pazienti.  

Il dibattito scientifico

Fin dall’inizio della pandemia, l’Italia è stata capofila del dibattito scientifico internazionale. I dati italiani e gli studi effettuati sulle zone ad alto rischio sono stati essenziali per la valutazione dell’impatto e delle misure di contenimento della pandemia.

Rapporto tra fumo e contagio

Questo nuovo studio, targato CoEHAR, si inserisce nel filone degli studi sul COVID-19 analizzando per la prima volta, con metodo scientifico rigoroso e con test sierologici recentemente validati, i rapporti esistenti tra fumo di sigaretta, contagio e malattia causata dal virus.

L’ipotesi di partenza è stata dettata dalle osservazioni di numerosi studi internazionali che svelano a sorpresa un possibile effetto “protettivo” del tabagismo nei confronti della infezione da coronavirus e di ospedalizzazione da COVID-19. 

I primi risultati

“I risultati di numerosi studi effettuati su pazienti ospedalizzati per COVID-19 hanno evidenziato una bassissima percentuale di fumatori – ha spiegato il prof. Riccardo Polosa, fondatore del CoEHAR – e questo ci deve far riflettere sui potenziali meccanismi che interagiscono tra fumo di sigaretta e grado di diffusione del coronavirus e livello di gravità per COVID-19. Tuttavia, è necessario analizzare questa correlazione con metodi più affidabili di quelli usati finora”.

Il sondaggio epidemiologico

Lo studio prevede un’analisi sierologica per misurare i livelli di anticorpi bloccanti anti-SARS-CoV-2, un sondaggio epidemiologico effettuato tramite questionario elettronico e infine, tra gli aspetti innovativi del progetto, l’analisi di specifici biomarcatori del tabagismo, per la conferma biochimica dello stato di fumatore. 

L’indagine sta coinvolgendo quasi 2000 residenti nel territorio di Troina ed è svolta con la preziosa collaborazione della Direzione Scientifica dell’IRCCS Oasi, dello stesso Comune e della Protezione Civile. 

I risultati della ricerca potranno dare le risposte certe ai quesiti che anche l’OMS e le più grandi organizzazioni di sanità pubblica internazionale si stanno ponendo negli ultimi mesi sulla correlazione tra fumo e coronavirus, oltre a fornire ai governi le indicazioni più utili in attesa che sia al più presto disponibile un vaccino per tutti. 

Istituire una BioBanca

Il progetto inoltre si propone di istituire una BioBanca di campioni di siero, che sarà realizzata e gestita in collaborazione con lo spin off dell’Università di Catania, Eclat srl, che permetterà di convalidare test rapidi e affidabili per la valutazione dei biomarcatori del tabagismo. Lo studio si svolge in collaborazione con alcuni docenti del CoEHAR, tra cui i membri Venera Tomaselli, Margherita Ferrante e Filippo Caraci.

Pubblicato il 4 Settembre 2020, 19:314 Settembre 2020, 19:31
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