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LiveSicilia.it / Politica / Pedara, Cristaudo smorza i toni: ”Serve spirito di servizio”

Pedara, Cristaudo smorza i toni:
”Serve spirito di servizio”

Alfio Cristaudo, Pd.
Dialogo a tutto campo.
L'INTERVISTA
di Fernando Massimo Adonia
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PEDARA – Se la guarda a distanza, Alfio Cristaudo (candidato primo cittadino a Pedara per l’area dem). La guerra di note tra Leonardo Laudani (capolista di Pedara Viva, la lista che lo sostiene) e il primo cittadino uscente Antonio Fallica non lo appassiona affatto. Toni felpati, formazione cattolica e profilo da architetto. Contattato da LiveSicilia, preferisce abbassare i toni e riportare tutto entro una dialettica priva di colpi sotto la cintura. Quella con Fallica è e resta una disputa tra “amici”, tra persone cioè un tempo unite nel sodalizio guidato da Anthony Barbagallo, l’attuale segretario del Pd siciliano e già due volte primo cittadino nella città dell’Epidauro. Pare una vita fa, ma quelle lacerazioni stanno a monte delle recriminazioni di questi giorni.

Perché il gruppo che cinque anni fa ha sostenuto Antonio Fallica è oggi in massima parte al suo fianco?

“Intanto c’è da dire che con Antonio non c’è nulla di personale. Sia chiaro…”

Solo una questione politica?

“Esatto. Certamente quello stesso gruppo ha visto in me colui che può dare continuità ad una certa progettualità. Nell’ultimo periodo, sicuramente, ci sono state delle divergenze d’idee. Motivo per cui si è arrivati a una rottura che passa dalla decisione di Antonio di lasciare il Partito democratico. Una scelta libera, ci mancherebbe. Noi invece abbiamo preferito non venire meno alla nostra identità, al nostro modo di pensare”.

Cosa vuole dire, si spieghi meglio?

“Nella mia vita sono stato chiamato più volte a fare dei passi indietro a favore del gruppo. L’esperienza di oggi mi porta invece ad essere io alla guida del progetto e lo farò con spirito di servizio”.

Cristaudo, appunto, come nasce la sua candidatura?

“Da un progetto di condivisione e continuità. Da diversi anni, un gruppo umano e politico si è speso sul nostro territorio, sempre al meglio delle proprie capacità. Un gruppo che ha l’obbligo di essere ancora più incisivo e attento rispetto alle esigenze della nostra comunità, che nel frattempo cresce e va avanti”.

Prima di annunciare la candidatura, c’è stato il Pedara Lab: a che è servito?

“Ci siamo seduti assieme alla forze attive di questo territorio. Parlo dei volontari, dei professionisti, dei commercianti e non solo. Questo ci è servito a capire davvero dove eravamo rimasti in termini amministrativi e cosa c’è da fare in direzione dello sviluppo. La ricetta è riconnetterci ai dieci anni dell’esperienza Barbagallo, segnata da una grossa eredità di opere pubbliche e programmazione”.

Cinque anni fa ci fu la grande convergenza su Antonio Fallica. Il primo punto della campagna elettorale fu quello di dare un nuovo assetto economico alla città e superare le criticità di bilancio. Si riparte da lì?

“Non solo da lì, ma anche da lì. In questi anni il Pd, e io sono stato capogruppo in consiglio comunale, ha sempre sostenuto l’Amministrazione. Abbiamo portato avanti tutti gli impegni sottoscritti davanti agli elettori. Non ci siamo mai sottratti alle nostre responsabilità, rifiutando giochi e giochetti politici. Soprattutto nelle fasi più buie, quelle dell’emergenza Covid”.

In che senso?

“Il gruppo storico si è compattato, questo è un segnale importante. Perché serve la tanta esperienza accumulata negli anni per progredire. La situazione economica è difficile, siamo in una fase di rientro, ma ci abbiamo messo tutti la faccia. Dobbiamo capire se sono stati commessi degli errori e dove. Bisogna capire come far lavorare bene l’ufficio tributi e trovare le risorse necessarie per ripartire”.

Lei è stato definito più volte un cattodem, si riconosce in questa dicitura?

“È la mia esperienza di vita, è il mio essere. Sono cresciuto nell’associazionismo, nell’Azione cattolica. Una volta che aderisci a una progettualità tanto luminosa scopri che t’investe nella sua totalità, pervadendo oggi aspetto del tuo vissuto”. 

Ci vuole coerenza e non solo…

“Spesso noi cattolici siamo criticati perché bravi nel predicare ma pessimi nel razzolare. Le cose però non stanno così: dietro ad una certa azione c’è spesso tanta carità, ma carità cristiana. Probabilmente non siamo in grado di farla emergere. Ha ragione il Papa quando ci ha chiesto, durante la festa per il 150 anni dell’Azione Cattolica, maggior impegno a favore della comunità. Il mio obiettivo personale è di essere un testimone perlomeno credibile”. 

Che vuole dire invece essere un architetto in politica?

“Penso che sia un valore aggiunto, perché noi architetti tendiamo sempre a una visione del bello. Quella che per noi è la visione dello spazio si deve tradurre nella valorizzazione delle identità dei luoghi. Per questo mi auguro che il nostro centro storico sia sempre di più il fiore all’occhiello della nostra comunità”.

Fuori dal centro, invece?

“Risulta necessario, ovviamente, dare anche una maggiore identità alle nostre periferie, come modello di città giardino, dove non c’è un’aggressione totale del suolo, ma una coesistenza nel rispetto sia del paesaggio che del verde”

C’è chi crede che la facciata del Palazzo comunale sia esteticamente non edificante?

“Dissento. L’architetto Nicosia, ispirandosi al grande Terragni, ha cercato di portare la contemporaneità dentro la nostra comunità. Le dirò di più, sotto l’amministrazione Barbagallo abbiamo cercato di valorizzarlo con il rifacimento della piazza antistante”.

Qual era ed è il progetto immaginato?

“Recuperare e valorizzare gli spazi urbani rimasti vuoti ed incompiuti per diversi anni”.

I pedaresi coglieranno la sua riflessione?

“Capisco che non sia sempre facile capire l’architettura contemporanea, ma è importante lasciarci contagiare dall’estetica e dello spirito del nostro tempo”. 

Pubblicato il 5 Settembre 2020, 16:086 Settembre 2020, 09:04
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Commenti
  1. Orazio 5 mesi fa

    Non solo il centro storico dove si fa salotto. L’identità dei luoghi della periferia! Il confine del centro storico e già periferia. Vedi spazi di aggregazione, aree a verde ecc. da un ventennio privi di interventi manutentivi. Senza risorse le periferie restano sempre distanti dal centro storico.

    Rispondi

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