Caos e scandali al cimitero dei Rotoli: arriva una prima condanna - Live Sicilia

Caos e scandali al cimitero dei Rotoli: arriva una prima condanna

Quattro anni di carcere per il gestore di un'agenzia funebre

PALERMO – C’è una prima condanna per il caos al cimitero dei Rotoli. Il giudice per l’udienza preliminare Cristina Lo Bue ha condannato a 4 anni Paolo Rovetto. Una pena già scontato di un terzo, come previsto per chi sceglie di essere giudicato con il rito abbreviato.

La condanna

Paolo Rovetto, che lavora nell’agenzia funebre intestata alla madre, lo scorso gennaio è finito agli arresti domiciliari. La condanna è stata inflitta per falso e minacce a pubblico ufficiale, mentre stata stralciata la parte che riguarda l’ipotesi di occultamento di cadavere che vede Rovetto indagato insieme al padre Pietro, a Salvatore Riina e Marco Litrico.

La salma “rubata”

Paolo Rovetto avrebbe “rubato” la salma di una donna dalla camera mortuaria dell’ospedale Cervello e si sarebbe disfatto della bara con il corpo di un’altra donna, abbandonandolo per i viali del cimitero dei Rotoli.

Il 30 aprile 2018 il direttore dei servizi cimiteriali del Comune di Palermo, Cosimo Elio De Roberto (a sua volta finito ai domiciliari lo scorso 2 ottobre con le accuse di corruzione e concussione)mchiama le forze dell’ordine.

Le minacce

Rovetto è giunto al portone del camposanto. Pretende di tumulare la salma che trasporta nel carro dell’impresa “L’ultima cena” di via Messina Marine. Niente da fare: la ditta non è più in possesso dell’autorizzazione amministrativa e il funzionario Paolo Di Matteo blocca l’operazione. Non solo: il documento con il via libera al seppellimento risulta rilasciato tre giorni prima che la donna morisse (da qui l’ipotesi di falso). I toni di Rovetto si fanno minacciosi (ed ecco il capo di imputazione per minacce): “Se non mi firmi l’autorizzazione ti rompo una sedia in testa”.

Per capirne di più i vigili urbani e i poliziotti del commissariato Brancaccio, su delega del procuratore aggiunto Sergio Demontis e dai sostituti Claudia Ferrari e Maria Rosaria Perricone, sentono i necrofori della camera mortuaria dell’ospedale.

È vero, qualcuno della ditta “L’ultima cena” ha sottratto la salma. Non lo hanno detto prima perché sono stati pesantemente minacciati: “Sparagli in bocca, tagliagli la faccia”.

La corsa ad accaparrasi un loculo

L’inchiesta ha emergere una pratica purtroppo nota: c’è la corsa ad accaparrarsi a tutti i costi i servizi funebri. Lo scorso ottobre nei guai finisce anche De Roberto che, così sostengono gli investigatori, “dietro il pagamento di somme di denaro non dovute (fino ad 800 euro), si adoperava per reperire illecitamente delle sistemazioni per le sepolture, senza osservare il rigoroso ordine cronologico imposto dai regolamenti cimiteriali”.

Una salma abbandonato fra i viali

Tre mesi dopo il caso della salma in camera mortuaria se ne scopre un altro. In agosto i parenti di una donna svizzera, che vive a Mondello, chiamano il servizio cimiteriale.

Protestano perché non è stata ancora cremata la salma. Strano, del decesso non c’è traccia nei registri comunali e neppure al cimitero dei Rotoli. Eppure i parenti hanno un certificato di morte. Non ci vuole molto a capire che è stato falsificato.

Ad occuparsi del servizio funebre è stata incaricata proprio l’agenzia “L’ultima cena”. Paolo Rovetto ha più volte tranquillizzato i parenti. Ed stato lui a girargli via Whatsapp il certificato di morte.

Il 4 settembre accade un episodio inquietante. In un vialetto del cimitero dei Rotoli, abbandonato a terra fra due alberi, viene trovato un feretro. Ci sono per fortuna le telecamere. Hanno ripreso, alle 7:35, l’arrivo di un furgone delle “onoranze funebri L’Ultima cena”. A bordo c’era anche Rovetto. Appena due minuti dopo il mezzo era già in uscita. Ed è l’unico che quel giorno ha fatto accesso al camposanto. I parenti della povera anziana svizzera riconoscono la salma.

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