Corruzione e immigrazione clandestina: blitz, coinvolti dipendenti comunali - Live Sicilia

Corruzione e immigrazione clandestina: blitz, coinvolti dipendenti comunali

La polizia ha scoperto un comitato d'affari per "la compravendita" della cittadinanza italiana in favore di brasiliani. TUTTI I NOMI

CATANIA – Un vero e proprio comitato d’affari, creato ad hoc, per poter gestire “una compravendita della cittadinanza italiana” in favore di brasiliani. E tutto grazie alla “compiacenza di impiegati infedeli del comune di Catania”. La polizia di Catania ha però scoperto il “trucco” e ha messo fine ai piani illeciti di diversi indagati.

L’inchiesta e le accuse

È scattata questa mattina l’operazione ‘Tudo Incluìdo’ della Squadra Mobile di Catania anti-corruzione e contro il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I poliziotti hanno eseguito 12 misure cautelari, 9 ai domiciliari e 3 obblighi di firma, emesse dal Gip di Catania.

Gli indagati “sono accusati a vario titolo, di associazione per delinquere, favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, aggravato dalla transnazionalità e dal fine del profitto, corruzione, falso in atto pubblico”.  Tutto è partito da alcune anomalie segnalate dal Divisione Pasi sui rilasci dei passaporti.

L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Agata Santonocito (che coordina il pool di magistrati per i reati contro la Pubblica Amministrazione) e dalla pm Rosaria Molè, ha documentato la catena illecita che avrebbe permesso ai sudamericani di ottenere la cittadinanza italiana attraverso il sistema del cosiddetto “iure sanguinis”. Per essere più precisi, è una procedura che riguarda gli stranieri discendenti di un cittadino italiano. Insomma “seguendo la linea di sangue” si può ottenere lo status di cittadino italiano.

Il comitato d’affari

La polizia, attraverso una delicata attività investigativa, ha cristallizzato l’esistenza di un comitato d’affari, che avrebbe carattere transnazionale, e sarebbe da tempo operativo proprio “nel settore della compravendita della cittadinanza italiana”. Tutto sarebbe reso possibile attraverso l’aiuto e il supporto – di natura illecita – di alcuni dipendenti dell’amministrazione comunale di Catania. Che avrebbero avuto il compito di accelerare gli iter per l’ottenimento della cittadinanza italiana a favore dei brasiliani.

La mente criminale

La mente criminale del sistema – ramificato tra Brasile e Italia – sarebbe Mario Luiz Abonizio (cl. ’65), titolare di un’agenzia disbrigo pratiche in via Alcide de Gasperi, a Catania, con il supporto di un italo-brasiliano. Quest’ultimo avrebbe avuto “il compito di agganciare la clientela, assistere i brasiliani rivendicanti la titolarità del diritto ad acquisire la cittadinanza italiana e incassare i primi acconti”. 

I dipendenti comunali infedeli

Sarebbe stata organizzata una “squadra” di dipendenti comunali al servizio del comitato d’affari. Ogni persona, in base al ruolo istituzionale, avrebbe avuto un compito: il Vigile Urbano sarebbe stato addetto ai controlli sulle residenze, un’impiegata dell’Ufficio Stranieri, la responsabile dell’Ufficio Cittadinanze e un addetto all’Archivio dello Stato Civile.

Un ruolo cruciale lo avrebbe avuto Maria Letizia Silvestro, responsabile dell’Ufficio Cittadinanze del Comune di Catania, oggi in quiescenza. La dipendente infedele superava le carenze nelle pratiche e invece di rigettare le istanze, con la collaborazione di Pippo Garozzo, addetto all’Archivio di Stato, accelerava l’iter dei clienti del brasiliano. L’archivista avrebbe condiviso con la responsabile “i proventi derivanti dal business illecito”. 

Un’altra figura è quella di Lia Genuardi, Ufficiale di Anagrafe dell’Ufficio Stranieri, che avrebbe “accettato le richieste di iscrizione anagrafica di residenza, attribuendo una corsia preferenziale alle pratiche presentate da Abonizio”.

Il modus operandi

La polizia, grazie anche alle intercettazioni, è riuscita a ricostruire il modus illecito utilizzato dagli indagati. Il brasiliano avrebbe inviato nelle prime ore del mattino un sms alla responsabile infedele per segnalare le pratiche da inviare in “via prioritaria” per gli accertamenti. 

Inoltre, l’impiegata comunale avrebbe gestito l’affitto di un appartamento, insieme a marito e figlia, ai brasiliani. Avrebbe ottenuto per la locazione 500 euro, ben al di sopra delle medie di mercato.

Il vigile urbano Antonio Topazio, invece, già coinvolto in un’altra operazione di polizia e per questo sospeso, avrebbe avuto il compito di prendere appuntamento con i sud americani per l’attestazione di residenza. Per le sue ‘prestazioni’ avrebbe ottenuto come “regali” anche forniture di carburanti (GUARDA IL VIDEO)

Il costo del pacchetto per la cittadinanza

Quanto costava una pratica? Gli inquirenti hanno stimato che il “pacchetto” completo offerto dal comitato italo-brasiliana avrebbe avuto un prezzo di 5000 e 5500 euro. Con quella cifra, i potenziali “cittadini italiani” avrebbero ottenuto servizi burocratici, di accoglienza e anche di festeggiamenti del ‘buon esisto’ dell’iter.

Il prezzo dei favori

La “copertura” del sistema illecito sarebbe stata quella del riordino dei locali da destinare ad ospitare i brasiliani e del relativo cambio biancheria. Per “questi servigi” la responsabile dell’Ufficio Cittadinanze e l’impiegato all’Archivio di Stato avrebbero ottenuto per ogni brasiliano 250 euro.

Il pagamento della bustarella

Una telecamera della Squadra Mobile è stata installata nell’Ufficio cittadinanze del Comune di Catania (GUARDA IL VIDEO). Ed è così che gli investigatori hanno immortalato il “pagamento” per i favori resi da una delle dipendenti infedeli finita nella rete della polizia.

In un video, infatti, si registra “lo scambio dell’utilità incassata dai dipendenti pubblici – scrivono gli inquirenti – in cambio dei favori resi nell’espletamento delle loro mansioni”. Insomma, la bustarella.

Le intercettazioni

Gli incontri avvenivano di mattina presto, forse per non destare sospetti.

Il linguaggio in alcuni casi è criptico. Uno degli indagati informa la donna del numero di pratiche e di alcuni ostacoli da superare.

L’indagato: una notizia buona, e una antipatica. Allora, la notizia buona te la dico per prima, la notizia buona è che sono venuti cinque. La notizia cattiva è che rompono prima di arrivare… perché le vogliono fatte ogni tre giorni.

Immortalato il momento in cui, intorno alle 7.30, l’addetto all’Archivio di Stato consegna alla collega la somma di 625 euro. 

L’indagato: Speriamo che siano giusti… 625 euro… giusto?

Il linguaggio in codice

I due indagati parlano in codice, riferendosi a pulizie di casa e cambio di biancheria. Ma i poliziotti hanno già scoperto “la copertura”.

L’indagato: ascoltami , allora giorno 15… scusami lunedì prossimo già sono 5… ma uno gli compra tutti i prodotti … andarci noi ogni 3 giorni!

La dipendente: Dal primo momento… all’epoca quando ha cominciato, mi ha detto “no la pulizia deve essere fatta, casa pulita”. A metà il cambio della biancheria, per il resto se lo fanno loro 

Le minacce

Nel corso delle indagini, sono stati ascoltati diversi brasiliani che avrebbero preso contatti con il ‘consulente’ di cittadinanza. E in alcuni casi, Abonizio, avrebbe minacciato i “clienti” per ottenere firme per pagamenti mai effettuati. Inoltre, lo scopo di avere un passaporto italiano sarebbe stato quello di poter “circolare liberamente nell’area Schengen o per trasferirsi negli Stati Uniti a scopi imprenditoriali”.

Giro d’affari

Gli investigatori della Squadra Mobile hanno stimato un giro d’affari di circa 265 mila euro. E per questo è stato disposto un sequestro preventivo a carico dei due indagati chiave. Il brasiliano, al momento, però si trova fuori dal territorio italiano e quindi sono stati attivati i consueti canali internazionali per l’esecuzione della misura. Sono finiti sotto sequestro anche gli immobili destinati “ad ospitare” i clienti in attesa di passaporto italiano.

I nomi

A finire ai domiciliari nove persone: Mario Luiz Abonizio (classe ‘65), arrestato a Catania; Roberto Nardi (classe ’65) irreperibile; Attilio Topazio (classe ’61) arrestato a Catania, Maria Letizia Silvestro (classe ’53), arrestata a Gravina di Catania (CT), Sebastiano Sardo (classe ’51), arrestato a Gravina di Catania (CT); Giuseppe Garozzo (classe ’57), arrestato a Mascalucia (CT), Giovanni Battista Russo (classe ’61), arrestato ad Aci Castello (CT), Rosalia Genuardi (classe ’62), arrestata a Locate di Triulzi (MI), Donatella Gangi (classe ’92), arrestata a Saronno (VA).

Obbligo di firma per E. G., T. I. e G. G. 

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